Pace, Resistenza e Salvaguardia della Terra

 

Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, coppia nella vita e nell’impegno per cercare di portare all’attenzione delle giovani generazioni i temi della Pace, della Resistenza e della Salvaguardia della Terra


Helios Magazine ha intervistato Laura Tussi e Fabrizio Cracolici, attivisti per la pace e autori di numerosi volumi sul tema.

Ecco la intervista su YOU TUBE


Pino Rotta Intervista Laura Tussi e Fabrizio Cracolici - I partigiani della Pace

di Pino Rotta - Helios Magazine su FARO DI ROMA


Laura è una giornalista, una scrittrice, una docente e Fabrizio è un operatore di pace e videomaker. Insieme presentano il libro che hanno scritto, I Partigiani della Pace, edito da EMI Editrice Missionaria Italiana, e le azioni e iniziative che assieme ai giovani e alle associazioni, portano e attuano e conducono in tutta Italia per tenere viva la memoria, ma soprattutto le iniziative a favore della pace e per ricordare quella che è stata la Resistenza nel passato e quella che è l’azione di resistenza attualmente.

Buonasera Fabrizio, buonasera Laura, a tutti. Io non vi rubo tempo e comincerei col chiedere a Fabrizio quali sono le iniziative che state portando avanti in questi anni e che hanno condotto anche alla nascita di questo libro che non è, diciamo, lo direte voi stessi, non è che l’ultimo di una serie di libri, ma le iniziative sono tante e continuano. Avete una storia alle spalle. A te la parola Fabrizio, prego.

(Cracolici) Grazie, grazie Pino, grazie a tutti quanti per essere qui in ascolto in questa trasmissione molto importante e ci raccontiamo, in modo sereno e tranquillo perché chiaramente occuparsi oggi di pace oltre a essere un’esigenza per noi è un impegno che tutti devono condurre e è estremamente necessario perché la situazione globale lo impone e noi diciamo che nasciamo come coppia, noi siamo coppia nella vita e coppia nell’impegno, per cercare di portare all’attenzione specialmente delle giovani generazioni i temi della pace, ma i temi della pace legati a tutta una serie di dinamiche di temi che hanno, coinvolto la storia italiana, europea, mondiale di questi anni e qui proprio ci sarà il riferimento al libro che presentiamo stasera. Ma il nostro impegno nasce da una questione importante, prima di tutto, e di questo ve ne parlerà meglio Laura.
Diciamo che a oggi abbiamo al nostro attivo più di seicentocinquanta presentazioni pubbliche. Un impegno costante nell’andare nelle scuole di ogni ordine e grado, elementari, medie e superiori. Oggi abbiamo un’importante collaborazione con l’Università “La Sapienza” di Roma, con i docenti Salvatore Izzo e Luciano Vasapollo. Poi ve lo spiegherà meglio Laura. Addirittura il nostro ultimo libro è stato adottato dalla Facoltà di Lettere dell’Università “La Sapienza” di Roma, Facoltà che è la prima nel mondo, e i ragazzi oggi, della Sapienza, in questi giorni, stanno dando gli esami sul nostro libro. Questo riempie di gioia nel pensare che quello che noi stiamo facendo sta raggiungendo i giovani.

Prima di dare la parola chiaramente a Laura voglio aggiungere che la mia volontà, la nostra volontà è quella di cercare di trovare le modalità comunicative migliori per raggiungere i giovani. Quindi noi abbiamo addirittura creato una pagina TikTok molto seguita, abbiamo milioni di visualizzazioni da giovani di tutto il mondo, dove all’interno abbiamo inserito video brevi con musiche e strutturati tramite l’intelligenza artificiale; strutturati in modo da parlare con il linguaggio dei giovani oggi, non con il nostro linguaggio. E questo sta avendo successo perché abbiamo milioni di visualizzazioni. Se volete, potete vedere, fabrizio.cracolici su TikTok.

I giovani ci sono. I giovani hanno la volontà di agire, semplicemente vengono tenuti lontani dalle piazze e dalla possibilità di agire. Perché? Perché i giovani hanno sempre fatto paura nella storia: le grandi rivoluzioni sono state sempre sostenute da loro. Quindi oggi interfacciarsi con i giovani e cercare di stimolare, di dare delle idee, ma di farli agire con le loro capacità, i loro mezzi e le loro prerogative e l’urgenza delle urgenze. Solo i giovani hanno non soltanto la loro autonomia nell’azione, ma hanno anche i loro linguaggi che da sempre abbiamo avuto tutti nell’adolescenza e nella gioventù.

(Tussi) Volevo dire il perché del titolo Partigiani della Pace. I Partigiani della Pace sono, come dice Cremaschi, un vero e proprio manuale della pace, perché si ispira a questo movimento degli anni Cinquanta e del Novecento che nasce con l’appello di Einstein e Russell dopo le tragedie di Hiroshima e Nagasaki. Quindi un appello di vari intellettuali che in tutto il mondo hanno raccolto milioni di firme contro il nucleare e contro la guerra fredda, ad esempio Picasso, Neruda, la Ginzburg e molti altri.
Picasso ha disegnato la celebre colomba che è il simbolo di questo movimento dei partigiani della pace e quindi per un mondo libero dal nucleare, perché ricordiamo che il nucleare è la lobby con la Nato, gli Stati Uniti, è la lobby più potente che ci sia, al mondo è più rischiosa e pericolosa perché andiamo incontro all’estinzione del genere umano. Quindi tutta la storia degli esseri umani, bella o brutta che sia, ma il genere umano ha un valore intrinseco perché gli esseri umani sono in grado di pensare, di amare, di volere, di sentire, come anche… molti animali, come anche molte specie animale. Quindi andremo incontro all’estinzione della specie vegetale, animale e soprattutto quella umana. Basterebbe una gittata verso Ghedi, a Brescia, dove ci sono stoccate le bombe nucleari a Ghedi, le bombe nucleari B61-12, basterebbe la gittata di qualche ogiva che distruggiamo tutto nell’arco di cinquecento chilometri e si ingenererebbe un inverno nucleare che man mano coinvolgerebbe tutto l’orbe terraqueo.

La nascita di slang, di linguaggi che sono spesso incomprensibili tra due generazioni diverse. Oggi voi vi state trovando in difficoltà a gestire questi nuovi linguaggi nel senso che fate parlare i giovani con il loro linguaggio tra di loro e allargate poi delle iniziative dal vivo anche queste iniziative che voi fate anche sui social.
(Tussi) Innanzitutto prima di rispondere a questa domanda volevo ringraziare coloro che hanno collaborato a questo nostro libro, i Partigiani della Pace. Con prefazione di Paolo Ferrero, introduzione di Giorgio Cremaschi e le interviste partecipate e di collaborazione attiva e militante, proprio con l’intervento partecipato di Moni Ovadia, Alex Zanotelli, Vittorio Agnoletto. Vorrei parlare per prima cosa e dire le motivazioni di questo libro che sono riguardanti un lessico familiare come direbbe Natalia Ginzburg (che tra l’altro è stata nel movimento dei Partigiani della pace), facendo un po’ di Lessico familiare, perché la rosa che è raffigurata in questo libro è stata colorata da mia madre. Mia madre che è una signora di ottantatre anni che purtroppo soffre di Alzheimer e che ha vissuto, che vive sulla propria pelle i tagli alla sanità pubblica e questi fondi invece di essere investiti nel welfare, nello stato sociale, nella sanità pubblica e nell’istruzione della cultura, vengono veicolati all’invio di armi in Ucraina e anche in altre parti del mondo in guerra.

Proprio mia mamma che ha lavorato tanto; mia madre che ha lavorato per vent’anni in una catena di produzione: ha fatto tutti gli scioperi, le manifestazioni, per le pari dignità e opportunità di lavoratori anziani, giovani, donne. I giovani. Era sempre attiva nonostante avesse noi, avesse una famiglia, era attiva, andava a questi scioperi e manifestazioni. Mio nonno, che era mio nonno materno e mia madre e mio zio materno mi raccontavano sempre di questo mio nonno – io non l’ho conosciuto – lui era un resistente, un ‘cane sciolto’, era cioè un resistente durante la seconda guerra mondiale durante la dittatura nazifascista perché praticamente abbatteva i tralicci del telefono per rallentare il sistema del regime e inoltre lui lavorava, aveva un lavoro ahimè sporco perché era in produzione bellica alla Breda di Sesto San Giovanni. In produzione bellica e l’hanno assunto e licenziato e poi ancora assunto e licenziato perché si pensa che lui contribuisse a rallentare la produzione bellica. Ma lui serviva a questo lavoro perché era un lavoro veramente pesante; era un gruista, un operaio specializzato nella guida delle gru, sulla ghisa incandescente e faceva un lavoro veramente pesante che nessuno voleva fare. Quindi non l’hanno mai attaccato e deportato in un campo di concentramento, ma venivano spesso a cercarlo.


Inoltre con i sabotaggi che faceva con i suoi compagni, spesso, i fascisti mitragliavano il grano e loro si nascondevano sotto il grano. Mio nonno arrivava a casa e mia nonna con lo spasmo, diceva: ”tu non puoi fare queste cose, hai tre figli”.

Mio nonno non si è mai arreso, è morto comunista, è morto comunista e ha sempre fatto questo lavoro pesante e si rendeva conto che era un lavoro sporco perché era produzione bellica, al gioco dei signori, al servizio della guerra. Di quelli che volevano imporre il fascismo, il terrore, l’orrore, in quegli anni micidiali di violenza, odio, sopraffazione.

Inoltre mio padre, che ci ha lasciato da quattro mesi, era marinaio e a diciassette anni si è arruolato in marina perché la vita l’ha portato ad arruolarsi per sfuggire ai vari orfanotrofi non perché era un militarista o perché credesse nell’arma assolutamente no. Lui si definiva un compagno. Spesso sbarcavano con la nave in Spagna e in Spagna lui è entrato in contatto con la resistenza antifascista contro il generalissimo Francisco Franco e lui mi raccontava che spesso si soffermava con queste donne, uomini, anche più grandi di lui, che gli facevano imparare il castigliano, lo spagnolo puro. Erano studenti e docenti e lavoratori. Lui aiutava loro a scrivere le missive, a scrivere gli spacci, si scambiavano idee, si scambiavano consigli e opinioni e anche ideali giustamente e quindi mio papà andava orgoglioso di questa cosa e diceva: “Quando non ci sarò più mi raccomando ricordatemi, ricordatemi nelle vostre presentazioni non solo con la mamma diceva”.

Quindi posso chiedervi anche in maniera provocatoria, ma giustamente avete disegnato un quadro che era anche nella mia famiglia. Vi è stato più o meno qualcosa del genere, ma è un quadro che riguarda il passato. Ma oggi è tutto cambiato, oggi non vi sentite un po’ fuori moda rispetto alla mentalità, rispetto al modo di parlare, di fare politica, di intendere la politica? Oppure ci sono delle posizioni tra i giovani che possono fare tornare un po’ di attualità questi temi?
(Tussi) Diciamo che noi collaboriamo con i professori Salvatore Izzo e Luciano Vasapollo, che abbiamo incontrato quasi per caso nel nostro scrivere sui vari sitii nostri articoli. Quindi noi collaboriamo con la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università “La Sapienza” di Roma, con questi dicenti che dicono stop al genocidio. Professori che hanno accompagnato dal Papa i ragazzi che avevano messo le tende davanti al Rettorato per protestare contro gli accordi dell’ateneo con università israeliane e per la ricerca di tipo balistico e militare. Quindi ci sono ancora persone dissidenti e addirittura il professor Vasapollo è stato minacciato di licenziamento, accusato perché ha detto che Israele è uno stato genocida e criminale ha detto queste parole ed è stato minacciato e poi si è trovato nel più totale silenzio e isolamento. Oggi la mentalità e la cultura dominante è questa.

Quindi la vostra azione è un’azione di minoranza, è un’azione di resistenza anche culturale, ma non vi sentite un po’ emarginati nella società e nelle cose che fate tra la gente?

(Tussi) Adesso abbiamo intercettato, stiamo cercando di intercettare i giovani. Siamo entrati anche in passato nelle scuole, nei licei, con delle disposizioni scolastiche. Adesso è sempre più difficile, però ci siamo entrati. Adesso abbiamo individuato un tecnico, un informatico, che saluto, Ivano Angelo Monti. Lui con il tramite e interrogando l’intelligenza artificiale riesce a introdurre i miei articoli i contenuti dei miei articoli e della nostra azione nonviolenta in testi dell’intelligenza artificiale che crea la musica e poi abbiamo realizzato appunto degli album musicali per la pace quindi utilizziamo l’intelligenza artificiale che ahimè è utilizzata maggiormente per scopi guerrafondai e per scopi bellici e lo sappiamo tutti. Noi la utilizziamo a fin di bene per la pace e queste musiche che sono canzoni e musiche rap e trap e che sono fruibili direttamente, già da adesso, dai giovani.

Il nostro progetto si chiama Stay Human perché ripercorre l’adagio, Restiamo Umani, del noto giornalista attivista barbaramente assassinato nel 2011 a Gaza, Vittorio Arrigoni. Quindi ringraziamo Ivano Angelo Monti per questo grosso lavoro di editing che fa con i testi dei nostri articoli, della nostra azione nonviolenta. Ecco, il canale, l’etichetta, questi testi, queste canzoni, questi album, li potete trovare su Spotify, quindi sono pubblicati. L’etichetta che li racchiude si intitola Poche notte possono bastare. L’intento è quello, in questi album, di toccare i temi della pace. Però Spotify è un sito a pagamento, quindi non tutti ce l’hanno.

Voi avete una pagina web dove pubblicate le vostre cose?
(Tussi) Ci ospita il sito FarodiRoma. E’ un sito che totalizza molte migliaia di visualizzazioni, e io scrivo puntualmente almeno due articoli al giorno. Siamo vicini a Papa Francesco e al Chavismo, cioè a Chavez, a Bolivar, a Maduro, ovvero all’America sottomessa dallo strapotere degli Stati Uniti. Faro parla proprio di un riscatto di questi popoli. Izzo e Vasapollo sono stati osservatori internazionali per le elezioni politiche di Maduro. E contestano quella errata narrazione che attacca Maduro, quando in realtà dall’altra parte, come candidato, vi era un personaggio messo lì chiaramente dagli Stati Uniti, espressione diretta delle famiglie dei grandi oligarchi venezuelani

Chiedo a Fabrizio quali sono le persone che hanno influito di più sul vostro cammino?
(Cracolici) Insieme alle nostre esperienze personali, familiari, ha influito l’aver incrociato persone stupende nel nostro percorso. Abbiamo avuto la fortuna di fare iniziative per alcuni anni insieme a Don Andrea Gallo, un grande prete, partigiano, testimone, amico di Fabrizio Di André. Una personalità veramente unica, ma abbiamo anche la fortuna di aver incontrato nel nostro percorso persone importanti. Da giovane per esempio ho conosciuto Giovanni Pesce, medaglia d’oro della Resistenza, comandante dei GAP a Torino e a Milano. Ma poi l’aver incontrato tanti partigiani e tanti ex deportati nei lager nazifascisti, quindi l’aver ascoltato centinaia di testimonianze di persone che hanno vissuto l’orrore degli orrori. E l’aver incontrato degli amici di cammino importanti che ci hanno stimolato in questo impegno.
Come ho già detto, il primo libro che ha scritto Laura è stato presentato alcuni anni fa da Moni Ovadia, nostro caro amico, che ha proprio speso parole belle e importanti per Laura e per il suo impegno e da lì la volontà di continuare.

Pino Rotta per Helios Magazine

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