I salari italiani sono inferiori a quelli di 30 anni fa
I salari
italiani sono inferiori a quelli di 30 anni fa
di Rodrigo Rivas
1. È davvero
noiosa la banalità di ciò che la TV passa per politica, cosa invece seria,
buona e desiderabile.
Si discute da
giorni dei salari italiani. Sono cresciuti, affermano i destri. Dimostra quanto
sia giusta la politica del governo.
Sono sempre
più bassi, afferma un'opposizione afona e stanca che, insieme agli ideali,
sembra aver perso le idee.
2. Fin da
Erodoto sappiamo che una cosa è la cronaca, e cioè i fatti, un'altra la storia,
e cioè la loro interpretazione.
Fin da Erodoto
sappiamo che, prima di interpretare i fatti, si deve conoscerli.
Essendo la
critica informata la prima esercitazione della democrazia, è d'obbligo partire
sempre dalla cronaca, e cioè dai dati.
3. Parlare di
economia, in questo caso di salario medio reale, suppone sempre l'impiego di
statistiche.
Perciò,
conviene tenere presente il sonetto "Statistiche", scritto da
Trilussa nel 1931:
"... da
li conti che se fanno
seconno le
statistiche d'adesso
risurta che te
tocca un pollo all'anno:
e, se nun
entra nelle spese tue,
t'entra ne la
statistica lo stesso
perch'è c'è un
antro che ne magna due."
4.- Nel
settembre 2024 una ricerca di Transform Italia concludeva:
"Tra i
Paesi europei, solo in Italia il salario medio é inferiore a quello del
1990".
Spesso si fa
riferimento a questa osservazione a prescindere.
È utile
tracciarne il contesto.
5. Nel periodo
1990-2020, in Europa, il maggior aumento netto del salario medio annuo si è
registrato nella Europa centrale e orientale.
In Polonia,
Repubblica Ceca e Slovacchia, il salario medio annuo si è duplicato.
6. Le maggiori
percentuali di crescita si sono registrate nei Paesi baltici - Estonia,
Lettonia e Lituania - dove, in 30 anni, i salari medi si sono più che
triplicati.
Certamente,
nel 1990 questi salari erano molto bassi rispetto a quelli degli altri Paesi
europei ma in Lituania, dove si è registrato il maggiore miglioramento, il
salario medio si è quadruplicato: da 8.000 a 32.000 dollari annui.
A chi guarda
gli avvenimenti coi piedi sulla Terra, questo dato dovrebbe spiegare, non
giustificare, molti atteggiamenti politici dei baltici.
7. Nell’Europa
meridionale, Spagna e Portogallo hanno registrato aumenti modesti: 13,7% in Portogallo,
6,2% in Spagna.
Il salario
medio annuo spagnolo è passato da 36.000 a 38.000 dollari. Nel Portogallo da
25.000 a 28.000 dollari.
Del tutto
diverso è il caso della Grecia. Partiva da 21.000 dollari nel 1995. Poi ha
registrato un aumento importante fino al 2009, arrivando a 34.000 dollari
annui. Successivamente è sbarcata la troika - UE, FMI e BCE - ed i salari sono
precipitati.
Di quanto?
Probabilmente per non dover picchiarsi il petto, gli economisti di regime non
danno dati ma solo stime. Queste riportano il salario medio annuo greco vicino
ai 21.000 dollari del 1995.
Si ricorderà
che, nel 2010 si affermò che i vincoli di bilancio europeo non permettevano
altro.
Da lì, il
triste primato europeo greco: essere l'esempio provato dei guai provocati dal
fanatismo neoliberista che, proprio in Grecia, assunse per la prima vota in
Europa le odierne caratteristiche di sadismo.
8. In Italia,
tra il 1995 e il 2009 il salario medio annuo è passato da 37.000 a 42.000
dollari, aumento comunque inferiore a quello di altre nazioni europee.
Ad esempio,
negli stessi anni il salario medio irlandese passava da 31.000 a 50.000 dollari
annui.
Tra il 2012 e
il 2018 la variazione dei salari medi italiani è stata minima.
Tra il 2019 e
il 2020 si è registrata una diminuzione tanto importante che i salari medi
italiani sono andati al di sotto dei livelli del 1990.
9. Nei primi
anni ’90 il salario medio annuo in Italia era al settimo posto in Europa,
subito dopo la Germania.
Nel 2020 è
arrivato al tredicesimo posto, sotto la Francia, l'Irlanda e la Spagna, che
negli anni ’90 avevano salari inferiori.
Fin qui il
rapporto di Trasform! Italia.
10. Il 24
marzo 2025 l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) ha pubblicato il
suo "Rapporto mondiale sui salari 2024-2025".
Evidenzia una
ripresa nella crescita dei salari reali a livello globale in atto fin dal
2022.
Tuttavia,
nella maggior parte dei Paesi, i salari reali ancora non recuperano la perdita
di potere d'acquisto provocata dall'ultima crisi inflazionaria.
11.
Dall'inizio del terzo millennio, in circa due terzi dei Paesi analizzati è in
atto una tendenza alla riduzione delle disuguaglianze salariali.
In tutti però,
le disparità retributive rimangono significative.
12. In
particolare, le lavoratrici sono particolarmente penalizzate e sovra rappresentate
nei lavori a bassa retribuzione, con un divario salariale di genere persistente
(il rapporto non considera il lavoro non retribuito che, concettualmente, non è
considerato lavoro proprio perché non retribuito).
Al ritmo
attuale, colmare il divario di genere richiederà ben più di un
secolo.
13. I lavoratori
autonomi, che sono una percentuale rilevante della forza lavoro nei "Paesi
a basso e medio reddito", si collocano nelle fasce di reddito più basse.
La stessa
tendenza si verifica nei Paesi ad alto reddito, ad esempio tra i lavoratori di
Delivero e simili, i giovani con partite IVA forzate, chi deve subire i
"contratti a chiamata", eccetera.
La inclusione
di questa categoria di lavoratori accentua dovunque la disuguaglianza
complessiva dei redditi da lavoro.
14. Nel
2022-2023, in Italia i salari sono diminuiti e le diseguaglianze
aumentate.
I salari sono
tornati a crescere nel 2024 ma, come avviene nella maggior parte dei Paesi,
questo aumento non compensa neppure le perdite subite durante il periodo di
alta inflazione.
15. Come già
osservato, diversamente della maggior parte dei Paesi del G20 in Italia la
dinamica salariale è stato tanto negativa nel periodo considerato che i salari
reali italiani sono i soli salari europei ad essere inferiori a quelli del
2008.
In contrasto
con la tendenza globale, in Italia la disuguaglianza salariale media è rimasta
pressoché invariata durante il periodo 2006 - 2018. C'è stata una riduzione
delle diseguaglianze salariali nella parte superiore, compensata dall’aumento
delle disuguaglianze tra i redditi della fascia salariale superiore ed i
redditi della fascia salariale più bassa.
"Dal 2008
al 2024 i salari reali italiani hanno subito una contrazione dell’8,7%, il
peggior risultato in Europa e tra i Paesi del G20 ...
Nel 2024 si è
registrata una crescita del 2,3%, del tutto insufficiente per compensare le
perdite accumulate negli ultimi 15 anni".
Ecco i dati, e
cioè la musica.
Su questa partitura
i suonatori, e cioè i politici, dovrebbero esercitarsi.
Finora, i
suonatori si caratterizzano per l'acuta mancanza di rispetto per
l'armonia, e cioè per la realtà.
Ad essere
gentili, forse perché sono noiosamente inconsistenti, sono alla costante
ricerca di futili pretesti.
E, infatti,
oltre ogni considerazione, dal punto di vista economico il cosiddetto
"keynesiasmo militare" è solo una stupidissima boiata.
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