La storia....teatro di eventi
La storia....teatro di eventi
di Laura Tussi
Sono in molti a pensare che la Storia sia un fedele
resoconto su basi sempre più scientifiche di eventi ed avvenimenti umani e
poiché siamo il nostro passato, che nell’istante del presente si misura con il non
ancora vissuto, il futuro, è evidente che noi siamo la nostra storia.
L’agire umano sia a livello individuale che collettivo non avviene su basi
scientifiche. Quindi la scientificità della Storia può solo dipendere dal
metodo con cui viene compiuta la ricognizione in ogni tipo di vestigio,
documento, testimonianza. Deve trattarsi di un metodo obiettivo che possa
tramandarci, consegnarci la Storia distaccata dalla passione, senza
astigmatismi, con orizzonti agli occhi: solo allora la Storia potrà
essere magistra vitae.
Se la vita è prevalentemente passione come la storia, maestra di vita, può
parlare un linguaggio diverso ai viventi, ai posteri, perché non dovrebbe
assumere toni passionali, ma non ne è del tutto priva: per questo motivo la storia è solo parzialmente scienza. Insegnata nelle scuole, risulta soprattutto ordita di lotte e
sopraffazioni, raccontata dai vincitori. In essa la pace viene soprattutto narrata.
E spesso si legge: "seguì un lungo periodo di pace…". Soprattutto
per questo secolo battezzato e soprannominato “secolo breve” per
l’accelerazione subita da ogni evento, segnato dalle vicende belliche, in cui
la vita ed il pensiero sono stati scanditi dalla guerra anche quando i cannoni
tacevano e le bombe non esplodevano. Eppure nella pace cresce la sapienza intesa come sapore della vita.
La guerra è il contrario della giustizia ed anche se
la pace non
è il tutto, senza di essa gli eventi sono privi di senso e quindi la storia non
è scienza né sapienza come la bellezza e l’amore.
La storia è soprattutto un messaggio umano per i viventi anche quando
racconta di eventi naturali; un messaggio è tanto più percepito ed assimilato
quanto più a trasmetterlo sono i testimoni, coloro che hanno assistito a tanti
avvenimenti, e hanno compiuto lo sforzo tremendo di comporre una lettura, un
codice, un’interpretazione.
A teatro, un’opera cessa di esistere, di sussistere nel momento in cui
finisce la sua rappresentazione ed il testo torna a giacere in attesa di essere
riportato in vita sul palcoscenico.
Così la storia giace se noi umani non le permettiamo
di scorrere nel teatro delle nostre rappresentazioni mentali, nei territori
immensi del pensiero nei palcoscenici delle relazioni di vita, nelle nicchie
personali dei ricordi, del passato.
Dobbiamo imparare a scoprire i meandri, gli anfratti sotterranei dei
labirinti della storia, dove i poveri emarginano altri poveri: la storia è un
grande strumento per far crescere la coscienza, senza l’illusione di Hegel per
cui “l’eticità è rappresentata dalla realizzazione del bene nella realtà
storica”, troppo spesso la storia ci rimanda dei non sensi, da risanare,
ma da non dimenticare.
Così anche la storia delle certezze diventa un affresco in movimento,
pronto ad accogliere ogni domanda, impedendoci di vivere in un mondo di ciechi
e soli contemporanei, come purtroppo troppi pretendono.
Memorie e storia italiana
Chiunque abbia rivisitato questo passato millennio, o gli ultimi cento
anni, si è accorto dei molti traguardi raggiunti dall’umanità, le positività
acquistate, che hanno reso migliore anche dal punto di vista materiale la vita
quotidiana.
Il nostro Paese, l’Italia, ancora un secolo fa viveva
la fame, i fenomeni migratori, la miseria, l’emarginazione.
Un tempo esisteva il senso della famiglia estesa, caratterizzato da un
forte spirito solidale per cui tutti i componenti del parentato assistevano i
più anziani, alimentando e condividendo la quotidianità nella solidarietà tra
generazioni, sperimentando il vero valore di comunità che attualmente risulta
ampiamente perduto, nel dovere della corresponsabilità, un tempo molto sentito.
E’ difficile trovare un filo conduttore in mille anni di storia ed anche
solo in qualche secolo per i tanti avvenimenti sviluppatesi e susseguitesi, gli
eventi accaduti e cambiati, le tante popolazioni sovrappostesi. Però si
intuisce un nesso importante nella storia, nella vita italiana: una
constatazione di qualità.
Il popolo italiano
possiede creatività, fantasia, inventiva, capacità, laboriosità, in sintesi una
spiccata genialità.
In una regione piccola rispetto alla dimensione europea qual era la Toscana
del Rinascimento, vi confluì un assemblaggio di geni letterari, un crogiolo di
innovazioni scientifiche, una fucina di idee e correnti artistiche: fermenti
pittorici architettonici, scientifici quale forse non si erano mai conosciuti
nella storia dell’umanità, se non nell’Atene di Pericle. Dunque l’Italia ha
conservato e tramandato nel tempo queste caratteristiche e doti: creatività,
fantasia, genialità.
Invece, d’altro canto, l’Italia come luogo geografico
e come Stato nazionale non ha posseduto nessuna delle qualità appartenenti a
quei nostri progenitori ai quali il regime fascista si era voluto ispirare
nella propria altisonante retorica e nell’intenzione di tramandare fasti di
memoria storica: la romanità.
La civiltà romana, era costituita da un popolo imperialista, proteso alle
glorie terrene, adorante dei e divinità, importati dalla civiltà Greca, ancora
immagini divine cariche di tensioni e pulsioni passionali terrene, difetti
prettamente umani. Le vestigia dell’impero denotano una relativamente scarsa
vocazione artistica, ma un grande senso giuridico, il senso del diritto, oggi
si direbbe del cavillo: un popolo di grandi strateghi ed organizzatori di un
grande stato di militari e condottieri. L’Italia con tutte le sue doti si è
trascinata, per ragioni storiche, un difetto grave per la vita sociale, un
deficit di senso civico, di sentimenti d’appartenenza ad una collettività e di
condivisione delle responsabilità della comunità.
Il senso civico di entità nazionale porta a ritenere
che il bene pubblico non sia di nessuno, ma di tutti ed esistano doveri nei
confronti di chi ci circonda e vive con noi, spartendo e condividendo
l’appartenenza ad uno stato, e si debba avere in mente oltre il proprio
interesse egoistico, anche e soprattutto un interesse della società globale,
collettiva, universale.
Risulta evidente che certe caratteristiche siano più carenti in Italia per
vari motivi: le dominazioni straniere, la disabitudine ad essere padroni delle
proprie sorti, il servilismo al modello capitalista di gestione dell’ente
pubblico, e, come ultima conseguenza un rapporto di sfiducia tra cittadini,
autorità, e burocrazia che non confida nei politici e nei cittadini: questa
atmosfera di rassegnazione e di sfiducia costituisce una zavorra della società
italiana.
La storia deve anche essere lettura per non limitarsi
a ripetere pedissequamente l’interpretazione di altri storici. E’ una carrellata
del millennio con un’impronta laica.
il Papa come re, come sovrano terreno di uno Stato doveva comportarsi da
re, difendendo le prerogative, il territorio, l’integrità, l’autorità dello
Stato e questo ragionamento è ineccepibile. Risulta invece eccepibile che il
Papa, per difendere i privilegi, le prerogative terrene del suo Stato, usasse
armi religiose, vale a dire, ricoprisse di anatemi e di scomuniche chi voleva attentare
non alle sue vantaggiose prerogative di Papa, ma di sovrano terreno. Tale
mescolanza si è dimostrata un grave equivoco della storia d’Italia ed è stata
praticata in modo più spregiudicato rispetto ad altri papi in precedenza.
Montanelli è revisionista trattando del fascismo, sostenendo ormai quello
su cui tutti concordano: il regime fascista non fu una cupola di pochi
terribili uomini che hanno tenuto imprigionato un popolo anelante alla propria
libertà.
Il fascismo, reprime la libertà come valore unico,
etico, e non velleitario o arbitrario, è stato un regime dispotico, presentando
connotazioni grottesche ed anche brutali, feroci, ma il popolo italiano, a
livello di masse, non spasimava certo per affrancarsi, nonostante le
meritevolissime eccezioni degli “schierati contro”. Ma per molti anni il
popolo italiano è stato acquiescente e anche per un certo periodo
larghissimamente consenziente: il fascismo ha ottenuto l’appoggio ed il
consenso degli italiani.
Se si fosse votato liberamente dopo la guerra d’Etiopia, Mussolini avrebbe
stravinto.
La colpa principale del fascismo è stato il
precipitare un popolo in guerra, alleandosi con il nazionalsocialismo: il
nazismo.
Il nazifascismo fu un sottoprodotto del nazismo con caratteristiche
particolari, strane, anomali, crudeli, feroci.
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