Scheda sul disegno di Legge 2026 : Disposizioni in materia di economia dello spazio

La legge italiana sulla Space Economy

di Emiliano Gentili e Federico Giusti



ll Disegno di Legge 2026, contenente “Disposizioni in materia di economia dello spazio”, fa parte di un progetto di sviluppo orientato a battere la concorrenza degli altri paesi sul mercato globale della space economy. «Si tratta di una legge che era diventata non solo urgente, come ha sempre detto Urso, ma anche fondamentale visto la forte accelerazione impressa su questo campo da parte di Cina e Stati Uniti».

 Il DdL è concepito all’interno del quadro dello sviluppo di una filiera su base europea – non nazionale – anche se al contempo tenta di favorire gli investimenti in Italia con norme specifiche, ad esempio in favore delle start-up (che spesso producono innovazione) e delle Piccole e Medie Imprese

            Posto che per avere informazioni precise riguardo la produzione e l’utilizzo dei dati provenienti dalle attrezzature aerospaziali (e i relativi eventuali divieti o limitazioni posti alle aziende) dovremo attendere un prossimo decreto interministeriale, è utile sottolineare alcuni aspetti economici che già il Disegno di Legge mette in luce.

            L’orientamento strategico del testo è chiaro: sviluppare «la ricerca, la produzione e il commercio in orbita terrestre bassa» attraendo nuovi capitali privati e favorendo le soluzioni di partnership pubblico-privato, sulla base di uno stimolo iniziale fornito dalle finanze pubbliche. Tale “stimolo” è quantificabile in poche centinaia di milioni, che principalmente provengono dai fondi per la crescita sostenibile e per il sostegno alle piccole e medie imprese.

Dal punto di vista della strategia di alleanze, il Ddl vincola l’Italia a stipulare accordi commerciali con i soli stati del “blocco occidentale” (e relativi alleati regionali), escludendo tutti quelli che «non si conformano ai princìpi di democrazia o dello Stato di diritto o minacciano la pace e la sicurezza internazionali o sostengono organizzazioni criminali o terroristiche o soggetti ad esse comunque collegati»[

Oggetto di dibattito in seno al Parlamento è invece il controverso art. 25, che contiene un endorsement nei confronti delle imprese nordamericane – e forse nello specifico di Starlink di Musk – laddove si specifica che la futura costellazione italiana di satelliti per la comunicazione in orbita bassa potrà essere gestita «esclusivamente da soggetti appartenenti all’Unione europea o all’Alleanza atlantica»

Per conseguire gli obiettivi strategici il Governo ha predisposto l’impalcatura normativa per la redazione di un Piano di sviluppo della Space Economy, con durata quinquennale e sottoposto ad aggiornamenti biennali. Il “Piano nazionale per l’economia dello spazio” verrà elaborato da un Comitato Interministeriale, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, e conterrà disposizioni importanti riguardo la normativa, i flussi di finanziamento, l’allocazione delle risorse, il monitoraggio e, soprattutto, «l’analisi, la valutazione e la quantificazione dei fabbisogni di innovazione e di incremento delle capacità produttive funzionali allo sviluppo dell’economia nazionale dello spazio»

Piani di questo tipo – di cui esistono esempi più o meno simili in documenti quali i Pnrr, gli Ipcei, il Rapporto Draghi –, essendo riferiti a un ecosistema economico liberista e votato all’iniziativa privata come quello europeo sembrano talvolta assomigliare più a dei business plan aziendali che ai vecchi piani industriali novecenteschi (il Governo, nel tentativo di trovare una formulazione intermedia, lo ha chiamato «disegno di politica industriale». 

Tuttavia, assegnano comunque un certo peso decisionale agli Stati per via dell’importanza degli investimenti pubblici e del ruolo di coordinamento dello sviluppo economico, naturalmente in capo alle istituzioni, marcando in questo una differenza con l’ultra-liberismo dei decenni precedenti. Dal momento che, da «fornitori di beni e servizi» quali erano, gli imprenditori privati possono assurgere a «operatori indipendenti» ad attori economici in grado di gestire quasi liberamente segmenti dello sviluppo della società umana, si è resa necessaria l’istituzione di un quadro normativo più complesso e di un piano di orientamento all’investimento: finanziare questo o quel settore, agevolare questo o quel tipo di investimento… fornire i giusti input affinché le nostre economie tornino a crescere, tentando di mettere le redini a un cavallo (il mercato) che, però, non può essere domata.

            Rimane da analizzare la questione delle autorizzazioni a investire nello spazio satellitare nazionale. Nei Paesi europei «La cessione dell’autorizzazione è generalmente consentita (…) ma è sempre soggetta a un’autorizzazione preventiva da parte dell’organo preposto al suo rilascio», e l’Italia non fa eccezione. Da noi esiste un’Autorità[ deputata al rilascio delle autorizzazioni, sulla base degli accertamenti tecnici eseguiti dall’Agenzia Spaziale e del parere del Comitato Interministeriale. 

La disciplina autorizzativa (che comprende l’assicurazione obbligatoria per gli imprenditori) regola «una serie di aspetti rilevanti che concernono il regime autorizzatorio cui le attività spaziali private sono sottoposte, la definizione dei requisiti di capacità tecnica e professionale, la valutazione preventiva del rischio connesso all’attività autorizzata, l’introduzione di un regime di assicurazione obbligatorio e la materia della responsabilità per danni causati dalle attività spaziali». L’unica cosa che conta veramente, però, è che l’attività privata sia «generalmente consentita».


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https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-cosa_si_nasconde_dietro_la_legge_italiana_sulla_space_economy/42819_59703/

https://osservatorionomilscuola.com/2025/03/18/cosa-si-nasconde-dietro-la-legge-italiana-sulla-space-economy/

la proposta di legge


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