Migranti e inte(g)razione di Laura Tussi
Migranti e inte(g)razione
di Laura Tussi
Nella scuola si gioca “il tutto” dei processi d’integrazione
dell’adolescenza e dell’inserimento scolastico.
All’interno del mondo dell’immigrazione il numero più
alto di persone è quello che si trova nella fascia d’età dagli zero ai 14 anni.
Il tema degli adolescenti immigrati è abbastanza recente e si è cominciato
a delineare proprio negli ultimi tempi.
Nella città di Milano un sempre maggiore numero di bambini che viene al
mondo è di nazionalità straniera. Milano è una città certamente multiculturale,
ma ancora di più lo sarà nel futuro, dato che i numeri dell’infanzia immigrata
sono alti.
Invece, nel mondo dell’adolescenza immigrata possiamo considerare diversi
soggetti. I ragazzi ricongiunti che hanno passato parte della loro storia e del
percorso di formazione nel paese di origine ed ora si stanno trasferendo,
ricongiungendosi ad un genitore e sono la maggioranza dei casi.
Un altro gruppo sono i minori presenti in Italia da soli, provenienti
dall’Albania, dal Marocco, da diversi paesi africani e attualmente anche da
altri paesi dell’est Europa.
Infine abbiamo gli adolescenti in Italia per asilo,
con le famiglie, più raramente da soli, quindi non tanto per migrazione
economica, ma per richiesta d’asilo, in quanto profughi.
In questo mondo dell’adolescenza immigrata la percentuale più forte è
costituita da preadolescenti ricongiunti a entrambi i genitori in Italia dopo
un lungo periodo trascorso nel paese d’origine. In Italia abbiamo quindi
ragazzi adolescenti che non potranno aspirare ad un percorso privilegiato di
cittadinanza e di ingresso in quella italiana.
Per l’Italia si diventa cittadini soprattutto per
diritto di sangue (ius sanguinis) e non per diritto di luogo (ius soli), ma vi
è un canale privilegiato che riporta al diritto di luogo riguardante le persone
nate in Italia e che fino alla maggiore età sono rimaste residenti in Italia,
non diventando automaticamente cittadini, ma nel giro di poco
tempo possono pensare di accedere alla cittadinanza italiana.
Attualmente stanno aumentando moltissimo i ragazzi immigrati che vogliono
iscriversi alle scuole superiori. Negli ultimi anni si avverte un ritmo di
crescita degli studenti stranieri molto alto in Italia In questi ultimi anni la
questione dell’accoglienza, dell’inserimento, della scolarizzazione dei ragazzi
stranieri sta diventando fortemente un'opportunità e una risorsa per le scuole
superiori e in particolare dell’istruzione tecnica e professionale.
Quando si tratta di adolescenza e immigrazione
l’accento viene quasi sempre messo sul disagio, di tipo psicologico, di tipo
scolastico, e sulle difficoltà di inserimento socio-professionali.
La fascia d’età più vulnerabile è quella della preadolescenza, questo
perché il ragazzo immigrato deve affrontare diversi viaggi nello stesso
periodo, contemporaneamente. Come tutti i ragazzi della stessa età deve
affrontare il viaggio simbolico per abbandonare i lidi dell’infanzia.
L’adolescenza si connota proprio per l’abbandono del sé bambino, delle
sicurezze, delle relazioni, delle rassicurazioni dell’infanzia e l’andare per
il mondo costituisce un viaggio centrifugo dalla dimora verso il mondo. Ma chi viene
da lontano ha affrontato anche il viaggio reale della migrazione: quindi una
transizione simbolica, ma molto impegnativa che produce cambiamenti cruciali,
pregnanti di abbandoni. Quindi l’abbandonare il posto, gli amici, la scuola, i
luoghi, il cibo, i primi amori, le parole, le musiche, lo sport, ossia tutto
ciò che è stata la densità di una vita di scuola, la componente aggregativa,
affettiva e famigliare nel paese d’origine. Questo viaggio d’immigrazione molto
spesso gli adolescenti stranieri non l’hanno scelto: il viaggio è improvviso,
imprevisto e impreparato.
Il viaggio identitario di ricomposizione dei pezzi
della loro storia è una metabletica importante, ossia istanza di cambiamento
fondante, per superare il vissuto di separazione che durerà per tutta la vita.
Quindi il viaggio di migrazione in adolescenza ha molteplici sfaccettature,
è reale, diacronico, ossia attraversa le dimensioni spazio-temporale dei
vissuti, rispetto alle mete di passaggio dell’adolescenza e dell’età adulta ed
è un percorso identitario che sperimenta il vissuto di separazione.
Il ragazzo appena immigrato è concentrato sulle sfide del presente, in
regole di acquisizione dello spazio e delle modalità comunicative, di
interazione molto indirette rispetto alle imposizioni di comando più accentuate
nel paese d’origine e attenuate da atteggiamenti di invito nelle istituzioni
d’accoglienza. Non è utile per insegnanti e formatori insistere sul passato per
poter gestire la sensazione di malinconia per il distacco, la perdita e
l’abbandono.
In una seconda fase traspare la sofferenza, il dolore
della perdita, la nostalgia degli amici, della famiglia, nel momento dove il
dolore traspare. Se queste fasi sono gestite bene, allora subentra un’altra
tappa dove si può far strada la dimensione del futuro, del progetto,
dell’ideazione progettuale. Allora subentra la necessità di affinare
l’intervento per rendere più efficace l’azione delle istituzioni e degli
operatori.
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