Memoria e modernità
Memoria e modernità
di Laura Tussi
Gli esseri umani non hanno sempre
ricordato con le stesse modalità. Attualmente la cultura dominante
concettualizza la memoria in determinati parametri, per cui la modernità
contrasta la memoria attraverso il mutamento, il cambiamento, l’epoca del
sempre nuovo, instaurando contradditori rapporti tra la cultura moderna europea
e il concetto di memoria storica.
Nel 1860 Baudelaire sosteneva che “le città cambiano
più velocemente del cuore di un uomo”, perché nella modernità tutto è mutevole,
proteiforme, si trasforma più velocemente della capacità di adattamento
dell’individuo stesso.
Il mutamento è la norma: gli oggetti con cui in passato si condivideva la
quotidianità, attualmente risultano desueti. La modernità implica l’oblio
lacerante, la rottura costante e diseducativa con le tradizioni, con il
passato, la storia; in quanto epoca del mutamento perpetuo, provoca ricorrenti
fratture nella memoria sociale, ma implica, al contempo, un forte richiamo alla
responsabilità del singolo nei confronti del passato storico a livello
individuale, collettivo, nazionale, globale.
In Italia e in Europa non si deve trattare
esclusivamente di monete e di politiche economiche, e di criminale corsa
al riarmo, ma delle persone e delle comunità, delle loro storie, culture e
stili di vita, per gli obiettivi comuni di sviluppo delle conoscenze e delle
azioni che possano promuovere condizioni esistenziali migliori, dal momento che è in
gioco la nostra memoria collettiva, allo scopo di unificare una comunità, un
popolo, il cui passato, recuperabile attraverso la memoria storica, risulta
operazione necessaria, soprattutto nell'era della globalizzazione in cui occorre
anche il rispetto e la valorizzazione delle diversità, delle differenze
soggettive, culturali, interetniche, come elementi vitali e imprescindibili
dell'insieme.
Da questo punto di vista l’Europa, di cui siamo parte,
è una terra di memorie, storie, linguaggi, luoghi che devono essere
valorizzati, tutelati e messi in condizione di rapportarsi, integrarsi
vicendevolmente, senza perdere i caratteri oggettivi, perché nel grande fiume
della storia confluiscano in un insieme, in una complessità più ampia,
sollecitando le inflessioni relative ai problemi dell’identità locale e
nazionale, perché è proprio l’ingresso nella modernità che obbliga ad una
verifica critica delle nostre storie individuali e collettive e delle nostre
tradizioni, al fine di creare una mentalità nuova che risulterà tanto più
“moderna” e proiettata verso il futuro, quanto più riconoscerà che anche il
passato rientra nella contemporaneità e attualità del presente.
La complessità ontologica del sé in una prospettiva
autobiografica.
Risulta possibile recuperare il passato se si riconosce e riattualizza una
memoria collettiva, comune, del senso della storia a partire dal singolo
individuo che ha il compito di comprendere, realizzare, ricomporre a ritroso,
storicamente, la propria identità, coincidente con la memoria stessa, tramite
l’approccio pedagogico autobiografico.
L’autobiografia permette al disegno, alla trama della
storia personale di riemergere nella sua unicità per una maggiore consapevolezza
e comprensione di sé, emancipando il soggetto da ogni rischio di manipolazione,
di “revisionismo storico” della propria esistenza nel passato.
In epoca moderna l’individuo vive il disagio, la difficoltà di sperimentare
la complessità dell’esistere, perché la soggettività non è univoca ma composta
da “noi plurimi” che confliggono al nostro interno, in termini psicanalitici.
La modernità disorienta l’individuo che non vive
esclusivamente un’unica cerchia di vita relazionale, ma sperimenta la varietà
degli approcci sociali, per cui appartiene ad una pluralità di ambiti
comunitari e di contesti collettivi.
Dunque la modernità comprende molteplici e plurime identità relazionali,
per cui risulta più difficoltoso recuperare il senso della personale biografia,
in quanto l’”io” sperimenta molteplici vite, nella pratica relazionale in varie
dimensioni sociali del contesto quotidiano, prive comunque dell’autentico senso
di appartenenza e condivisione che permeava la società preindustriale,
precapitalistica, impostata su modelli di vita quotidiana più semplici, meno
complessi degli attuali.
Nel concetto moderno e specifico di “adultità” (neologismo attuale), il
divenire, la metamorfosi, il cambiamento, la transizione, coesistono
nell’ermeneutica autobiografica, metodo interpretativo olistico che richiama il
luogo della complessità, legata ai temi della narrazione, del gioco di trame e
processi narrativi di linguaggi interiori che tendono all’incompiutezza. Il
metodo autobiografico rientra nell’ambito della complessità, per cui il
racconto di sé, introspettivo e retrospettivo, si rivela autopoietico,
autogenerativo, tendente all’infinito relazionare e rimembrare degli
eventi.
L’educazione alla multipla complessità del sé genera e comporta un
percorso formativo atto ad affrontare la sopravvivenza all’incertezza e
all’ansia di dominare il presente, per abitare gli interrogativi dell’identità
multipla, poliedrica allo scopo di imparare ad interagire, conversando,
attraverso il mutare, il variare dei punti di vista, delle prospettive
cognitive, al fine di educarsi, educando.
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