Appalti pubblici limitati dalla cultura del sospetto?

Se tanto si parla di appalti pubblici è perchè vogliono utilizzare i soldi del Recovery in fretta e furia rimuovendo tutti gli ostacoli, o presunti tali, per bandire gare e attrarre investimenti pubblici e privati. A tale scopo stanno cercando di riscrivere parte del codice degli appalti e non nelle parti che avrebbero bisogno di reali modifiche, ad esempio per le poche tutele garantite alla forza lavoro. 

Corrisponde poi a verità che all'ombra degli appalti pubblici si celino fenomeni corruttivi?

Le cronache andrebbero sempre contestualizzate, sui giornali si annunciando inchieste e denunce ma sovente dell'esito processuale si sa ben poco e a distanza di anni la memoria dei fatti si perde nel grande magma della dis\informazione.

Che ci siano fenomeni corruttivi è innegabile e non solo negli appalti pubblici , tuttavia da qui a ipotizzare malaffare in presenza di ogni appalto corre grande differenza.

Il vero problema è altro ossia la richiesta, sempre piu' pressante, di allentare il sistema di controlli per attrarre investitori esteri, un po' come quando si crede che le aziende possano ripartire con i soli sgravi fiscali e una favorevole legislazione in materia di lavoro. 


La cultura del sospetto rappresenta piuttosto il classico lamento padronale  dentro un quadro normativo soggetto a continue revisioni da parte dei Governi con discrezionale recepimenti delle normative comunitarie. Il nostro sospetto riguarda il depotenziamento dell'autorità anticorruzione per attestare la affidabilità dei soggetti partecipanti ad aste pubbliche e  tenuti a presentare dichiarazioni veritiere da molti considerati una sorta di ostacolo  alla ripresa della attività economica.
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Non  a caso si va criticando la valutazione discrezionale della singola stazione appaltante  o si contestano le procedure farraginose per accentrare invece i centri di spesa e costruire una sorta di grande cabina di regia per gli appalti del Recovery..

Senza dubbio ci sono molte cose da cambiare e migliorare ma quando parliamo di appalti si guarda solo alla parte che interessa alle imprese e mai alle norme a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. 

Esigere negli appalti dei requisiti etici e professionali senza i quali escludere il concorrente non è una assurda pretesa giustizialista, poi sarebbe da vagliare il sistema delle regole e la loro reale efficacia.
 

Da qui scaturiscono le continue pressioni sulle eventuali condanne per ritenerle motivo di esclusione dalla gara solo alla fine dell'iter giudiziario (in Cassazione)  

Si va quindi verso la  rigida definizione dei reati per i quali una  Stazione appaltante possa escludere un concorrente escludendo ogni autonomia che possa mettere in dubbio l'integrità o affidabilità della azienda anche per alleggerire il peso dei ricorsi sulla Giustizia amministrativa..
 

E tra le modifiche all'orizzonte potrebbe anche esserci una sorta di limite alla discrezionalità della  Pa nella valutazione delle vicende penali con il solo rinvio a giudizio.

La domanda sorge allora spontanea: all'ombra del Recovery saranno quindi allentati i controlli in materia anticorruzione?

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