INCHIESTA SUL LAVORO NEL COMMERCIO: INTERVISTA A GIOVANNA FULLIN
Abbiamo intervistato Giovanna Fullin, docente
dell'università Bicocca di Milano, a proposito del suo ultimo libro edito da Il
Mulino “I clienti siamo noi”.
Come nasce il
libro?
Il libro nasce dal desiderio di rendere visibile il lavoro
di molte persone – parliamo di più di 5 milioni di persone in Italia – che
lavorano nei servizi al consumo, svolgono attività a medio bassa qualificazione
ma ci permettono di usufruire di servizi tutti i giorni, di fare la spesa al
supermercato, prendere un caffè al bar, fare acquisti in un qualunque negozio,
andare a ristorante ecc ecc. Si parla tanto dei riders – giustamente – e dei
call center ma esistono molte altre attività a servizio dei clienti che non
possiamo dimenticarci e che hanno delle specificità che derivano dal fatto che
l’attività lavorativa si svolge attraverso interazioni con altre persone,
appunto i clienti.
Abbiamo letto passi
estrapolati da numerose interviste a lavoratori e lavoratrici del terziario che
ci restituiscono un finestra privilegiata sul
loro vissuto dentro un difficile
equilibrio tra le richieste del datore di lavoro e le
esigenze dei clienti.
Il libro in effetti si basa su più di 250 interviste a
lavoratori e lavoratrici (e anche ad alcuni rappresentanti sindacali) e ho
preferito usare direttamente le loro parole per spiegare gli aspetti positivi e
gratificanti e le fatiche che derivano dalle interazioni con i clienti. Oltre
al rapporto con il proprio datore di lavoro, infatti, che tutti i lavoratori
hanno, queste persone devono gestire anche il rapporto con i clienti. Si
trovano una ina relazione che non è a due ma a tre. Si trovano quindi spesso
stretti tra le richieste dei clienti che si trovano di fronte e le necessità
dell’organizzazione per cui lavorano, le richieste dei loro responsabili e i
vincoli che questi pongono. Un addetto all banco di un fast food, ad esempio,
deve essere veloce, ha un cronometro sulla cassa che gli ricorda quanto tempo
sta impiegando per servire un cliente. Allo stesso tempo, però, deve essere
gentile e aiutare anche qualche cliente che non sa come funzionano i menu del
fast food o cambia idea dopo aver già ordinato. Deve gestire il nervosismo
degli altri clienti che aspettano e hanno fretta. E potrei fare mille altri
esempi di situazioni di questo genere.
molti dipendenti del
terziario oggi rischiano il posto di lavoro per le vendite on line e per i
continui processi di innovazione tecnologica: Non ci sono dati relativi alla
perdita di posti di lavoro nei vecchi negozi soppiantati da ipermercati. Anni
fa in quartiere di una città della Toscana aprì un ipermecato, chiusero diversi
piccoli negozi e il marchio accettò di compensare il danno offrendo a ogni
famiglia un posto di lavoro. Allora calcolammo che solo la metà dei dipendenti
prima impiegati ha trovato un lavoro. Ma in questi ultimi 30 anni vediamo
invece crescere il part time e i contratti a chiamata. Possiamo dire che parte
del terziario è la culla della precarietà?
In effetti i servizi al cliente spessissimo offrono
contratti part-time perché i datori di lavoro cercano di adattare la forza
lavoro impiegata ai flussi dei clienti che si concentrano in alcuni orari della
giornata. Pensiamo al cameriere di un ristorante, se anche si reca al lavoro in
tarda mattinata per aiutare a preparare la sala, serve il pranzo ma dopo aver
sistemato i tavoli a pranzo finito ha finito anche la sua attività lavorativa.
Lo stesso vale per gli addetti al banco dei bar, per le cassiere dei
supermercati che hanno anche loro i loro orari di picco. Il lavoro in queste
attività, anche nei negozi aperti 12 o 14 ore al giorno, è spessissimo
organizzato con turni part time che cambiano di giorno in giorno e di settimana
in settimana. Sarebbero forse anche contratti utili per chi deve conciliare
lavoro e altre attività, di cura, di studio, di svago. Ma il problema è che i
turni variano e spesso vengono comunicati con poco preavviso per cui diventa
difficilissimo organizzarsi e conciliare davvero.
Inoltre molte attività sono stagionali, si pensi alle
attività turistiche che si concentrano in alcuni mesi dell’anno, o ai saldi nei
negozi, o ai mille eventi di una città come Milano che vede arrivare la fashion
week, e poi la design week ecce cc. Vi sono quindi anche tantissimi contratti a
tempo determinato che durano qualche mese. Dunque, per tornare alla tua
domanda, il terziario offre opportunità di impiego spesso più precarie di altri
settori e da svolgersi spessissimo in orari asociali, la sera, nei week end,
nelle feste. Perché molti servizi si rivolgono ai clienti quando questi ultimi
non lavorano, negli orari del loro tempo libero. I lavoratori e le lavoratrici
di questi settori quindi si trovano a dover lavorare proprio in questi momenti,
riuscendo quindi difficilmente a usare poi il proprio tempo libero per stare
con gli altri, per le proprie relazioni sociali e famigliari. I contratti week
end, ad esempio, molto diffusi tra i giovani, funzionano bene per chi sta
studiando e puo’ trovare tempo per stare con gli altri in altri giorni della
settimana, mal si adattano invece a madri e padri che devono rinunciare al
proprio tempo con i figli e devono trovare chi sta con loro quando non vanno a
scuola.
Nel rapporto con i
clienti ci sono molti aspetti positivi e di gratificazione per chi fa questi
lavori, anche quando i datori di lavoro invece stentano a riconoscere il lavoro
svolto con contratti e retribuzioni adeguate. Ma esistono anche lati negativi del
rapporto con i clienti, che possono essere aggressivi, maleducati e anche
molesti.
I comportamenti molesti da parte dei clienti sono emersi
come un problema molto diffuso, in tutti i settori che ho analizzato. Ovunque,
nelle pizzerie, nei bar, alla cassa del supermercato o al banco affettati ogni
tanto arriva un cliente – quasi sempre uomo – che fa apprezzamenti, battute a
sfondo sessuale nei confronti delle addette. Capita anche spesso che vi siano
contatti fisici indesiderati. E le lavoratrici spesso devono abbozzare, non
possono reagire come vorrebbero, devono mantenere un certo contegno, possono
lamentarsi dal proprio superiore, se è presente, ma spesso non ricevono il
dovuto sostegno. Sono cose che vengono considerate “parte del lavoro” ma in
realtà non dovrebbero esserlo. Sono umilianti e irrispettose, e inaccettabili.
E’ importante che si parli di più di queste cose. Che le giovani ragazze che
iniziano a svolgere queste attività lavorative sappiano che si tratta di
comportamenti inaccettabili e abbiano lo spazio e le opportunità per dirlo. Per
vedere riconosciuto il loro disagio e perché questi comportamenti dei clienti
vengano sanzionati. Perche’ il cliente non ha sempre ragione. L’atteggiamento
di datori di lavoro e colleghi è importantissimo per rendere meno faticose e
difficili queste situazioni. In attesa che la società tutta cambi e questi
atteggiamenti e comportamenti vengano sradicati davvero.
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