Le insidie dello smart working e del lavoro senza orario

Il lavoro diventa sempre piu' flessibile e l'orario giornaliero e settimanale sono sempre meno rigidi. Lo si evince anche dall'insieme di deroghe accordate dai contratti nazionali e di secondo livello che hanno accresciuto le prestazioni esigibili e i tempi da accordare al datore di lavoro.

Ma una recente sentenza della Corte di giustizia Ue entra nel merito dell' orario di lavoro giornaliero.

Tutto nasce dal fatto che in Spagna è praticamente impossibile stabilire la durata della giornata lavorativa e la sentenza non fa che richiamare i paesi a stabilire, ove non esistono, delle regole da rispettare per una misurazione oggettiva e precisa della durata dell’orario di lavoro giornaliero svolto da ciascun lavoratore.

Ma allo stesso tempo, una volta misurato l'orario di lavoro giornaliero partono le solite deroghe che vanno nella direzione opposta. E in Italia? Al contrario della Spagna esiste l’obbligo di registrazione giornaliera dell’orario di lavoro ma una insidia potrebbe arrivare anche dallo smart working con la previsione della durata massima dell'orario giornaliero ma una flessibilità che potrebbe presto sfuggire ad ogni controllo . 

Il vero problema non è quindi stabilire delle regole ma evitare che queste regole siano stravolte dal sistema delle deroghe e dall'idea che l'autodeterminazione dell'orario, riconosciuta come conquista che poi conquista proprio non è,  diventi la gabbia dentro la quale ogni singolo lavoratore si chiuda giustificando l'aumento dello sfruttamento e svincolando la prestazione lavorativa da ogni regola e controllo. Cio' che non ha potuto raggiungere il sistema delle deroghe sarà ottenuto dallo smart working e dalla filosofia del lavoro strutturato su progetti e obiettivi da raggiungere?

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