"siamo disorientati e senza reali certezze" La parola ai lavoratori pubblici e privati

"Stamani leggevamo che le mascherine dovrebbero essere obbligatorie per prevenire il contagio...ma se fino a 10 giorni fa erano introvabili.."

Inizia con scetticismo e sarcasmo la nostra chiaccherata con i lavoratori e le lavoratrici al tempo del contagio, tutti\e hanno in comune incertezza, paura, rabbia e quel sentimento di impotenza davanti a un contagio che arriva quasi 90 anni dopo la Spagnola.

Marco, giardiniere

non posso lavorare, sono a partita iva e con 600 euro pago, se va bene, l'affitto del garage, la rata del camioncino e un paio di bollette. Con cosa mangio? Avevo un mese e mezzo di lavori già prenotati, potremo ricominciare a Maggio nel migliore dei casi ma ci saranno pochi soldi e molte famiglie avranno già provveduto da sole per risparmiare. Intanto son tornato a 37 anni a casa dei miei genitori, almeno con due pensioni si vive.

Antonia, addetta alle pulizie nei bagni pubblici, 

da un giorno all'altro a casa per ordinanze del Comune. La ditta ha annunciato al Sindacato la cassa integrazione in deroga ma da giorni non si fa viva, non sappiamo quando e come riapriremo e nel frattempo a 30 anni devo chiedere soldi a babbo e mamma

Michela, cassiera a un ipermercato 

Sono settimane che i sindacati avrebbero dovuto indire lo sciopero, lo fanno ora dopo un mese. Nei primi giorni del contagio eravamo assaltati da intere famiglie che caricavano i carrelli della spesa, una calca simile alla vigilia di Pasqua e Natale. Abbiamo chiesto i tamponi ma ci sono stati negati, il distanziamento sociale o le mascherine sono insufficienti. Con chi dobbiamo prendercela per le sanificazioni? Sicuramente non con le addette che operano senza un'ora in piu' di straordinario nonostante le promesse di igienificazione e sanificazione di tutti i locali, spogliatoi inclusi . Da settimane non si usano piu' gli spogliatoi per paura, indossiamo la divisa entrando 10 minuti prima e a negozio chiuso. E i 10 minuti? Regalati alla azienda che poi si fa bella con l'opinione pubblica con le donazioni.

Fiorenzo, operaio comunale e Guido impiegato. 

Giorni di lotta per igienizzare e sanificare i mezzi e gli ambienti di lavoro. Nulla era scontato, perfino le mascherine. Hanno abusato delle nostre ferie, se non intervenivamo con una diffida avrebbero anche consumato quelle del 2020. Io sono disposto a un compromesso per il bene di tutti ma la disponibilità non vuole dire subire ingiustizie. Il vero problema è che la classe dirigente pubblica, gli stessi Amministratori non hanno alcuna idea su come ripensare e riorganizzare i servizi. La mensa della scuola è chiusa? Riorganizziamola per dare pasti caldi alle famiglie meno abbienti. La biblioteca è chiusa? Lavoriamo sugli audio libri, video letture  e video recensioni come stanno facendo in Lombardia, inventiamoci anche le letture dei giornali utilizzando la pagina web del Comune. E invece? Silenzio assoluto, vieni messo in ferie o a recupero ma puoi restarci per due mesi solo perchè il Dirigente non intende applicare quell'art 87 in virtu' del quale saresti a casa pagato nella impossibilità di utilizzarti in altro modo. Anche la storia della distinzione tra servizi differibili e indifferibili è stata solo utile ad aggirare l'art 87 e le richieste sindacali lasciando il singolo dipendente "alla merce'" del dirigente di turno. E i tamponi? Non vi spettano , la risposta sibillina del datore di lavoro

Angela, operaia di fabbrica. 

5 giorni di sciopero prima di chiudere la fabbrica. Il sindacato si è mosso solo al quarto giorno, gli scioperi erano spontanei, indetti da alcune componenti rsu e non da tutta, avevano paura che arrivasse il sindacato di base e quindi si sono mossi. Siamo in cassa, nel passato ci eravamo a prescindere dagli andamenti produttivi, si faceva ricorso agli ammortizzatori in inverno e inizio primavera per poi farci lavorare a ritmi serrati da aprile ad Ottobre. 9 Settimane a casa? Non sappiamo nulla, le voci di corridoio parlano di apertura dopo Pasqua ma intanto si continua a morire di coronavirus. Non ci sentiamo sicuri, alla catena non c'è distanziamento sociale e poi chissà se avranno fatto le sanificazioni

John, è nato in un paese asiatico ma da 20 anni è in Italia, i suoi figli sono nati in Italia come la moglie Vanna. Quest'ultima era colf in una casa e da settimane è stata licenziata non potendo recarsi al lavoro, intanto va avanti con la disoccupazione ma guarda il futuro con grande preoccupazione. 

avevamo comprato casa a fine estate scorsa, un terra tetto vicino al posto di lavoro di mio marito, facchino aeroportuale. 65 metri quadrati, un giardinetto dove i due bambini giocano. Mutuo di 25 anni per 500 euro al mese. Come lo pagheremo con mio marito in cassa integrazione. John è caduto in depressione, ha paura di non farcela, il fis non prevede il pagamento degli assegni familiari, il sabato , visto che è part time, lavorava in straordinario notturno per portare piu' soldi a casa. Eravamo felici oggi siamo terrorizzati, dobbiamo andare avanti per noi e i figli ma senza certezze è sempre piu' difficile.

Vanessa, infermiera in una RSa

Non si parla abbastanza delle Residenze per anziani, tardi sono partiti i tamponi, ci sono decine di positivi e ammalati tra lavoratrici e utenti. E visto che noi dipendiamo da una Fondazione ci sono preclusi gli stessi trattamenti riservati a colleghi e colleghe del SSN. Si lavora in condizioni precarie, i dpi sono arrivati tutti ma serve piu' personale come hanno detto i medici cinesi. Viviamo alla giornata augurandoci che nella nostra struttura non ci siano casi di contagio come avvenuto in tante altre RSa. Con due dipendenti in quarantena ogni giorno siamo costrette allo straordinario, una situazione sempre meno sostenibile....




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