Dal comitato contro le morti di amianto alla Scala

riceviamo e pubblichiamo il COMUNICATO STAMPA del comitato

Forte attesa delle associazioni di parte civile e dei familiari per l’udienza di venerdì 2 ottobre del processo per i morti di amianto alla Scala di Milano. Sono 5 i dirigenti del Teatro imputati per omicidio colposo per la morte causata dall’amianto di 10 lavoratori, fra tecnici, cantanti, musicisti, operai e manutentori: una lista tragica arrivata nel frattempo a 13 deceduti e destinata ad allungarsi.
C’è forte attesa da parte delle associazioni di parte civile e dei familiari delle vittime per l’udienza di venerdì 2 ottobre, in Tribunale a Milano, del processo per i morti di amianto al Teatro alla Scala, la terza dopo l’interruzione di 8 mesi, dovuta all’emergenza COVID: all’odg la Relazione di un altro consulente della direzione della Scala, il prof. Enrico Pira, per gli aspetti delle patologie dei lavoratori morti di amianto. “Che cosa accadrà? Assisteremo ancora una volta ai tentativi di minimizzazione già sentiti nell’udienza del 21 settembre, scorso con le relazioni dell’ing Giuseppe Nano e del prof. Carlo La Vecchia, consulenti della difesa? Ci auguriamo di no, perché occorre rispetto per chi è morto per una patologia così grave, contratta sul luogo di lavoro”, ha detto Fulvio Aurora, responsabile vertenze giudiziarie di Medicina Democratica, una delle associazioni costituitesi parte civile. Il processo per i morti e i malati di amianto al Teatro alla Scala è cominciato il 9 febbraio 2017 e vede imputati per omicidio colposo 5 dirigenti della Scala per la morte di 10 persone, di cui 7 per mesotelioma pleurico, il cancro che non perdona, causato esclusivamente per esposizione alle fibre di amianto, come ha sottolineato nell’udienza del 14 settembre, Enzo Merler, consulente di parte civile, epidemiologo di prestigio indiscusso, già responsabile del Registro regionale veneto dei casi di mesotelioma.
L’amianto alla Scala era dappertutto, persino nel sipario, con pericolo per le maestranze e per il pubblico ignaro, come aveva sottolineato egli stesso, e come è descritto in maniera inequivocabile nel Dossier presentato nel febbraio scorso dal Comitato Ambiente Salute Teatro Scala 
 
Solo grazie alle denunce ripetute dei lavoratori , dagli anni 2000 i dirigenti della Scala avevano provveduto a successive bonifiche ed era stato finalmente siglato nel dicembre 2013 un Protocollo d'intesa fra il Comitato Ambiente Salute Teatro Scala, , l'Asl, la Fondazione Scala e la Clinica del Lavoro per attivare la sorveglianza sanitaria, a riprova scientifica e inoppugnabile che l’amianto c’era e che i lavoratori da decenni ne avevano respirato le fibre, con gravi conseguenze per la salute, come i fatti purtroppo stanno dimostrando.
 
Oggi si contano purtroppo 13 morti, di cui 9 per mesotelioma e gli altri per asbestosi e carcinomi polmonari, tutti provocati dall’amianto. Soltanto un lavoratore Franco Colombo, elettricista e fonico dal 1968 al 1995, malato di mesotelioma pleurico, è ancora in vita ed è testimone di questo dramma: “Una lista tragica, destinata ad allungarsi e che stiamo ricostruendo attraverso i contatti e le informazioni raccolte sulle morti di quanti hanno lavorato per decenni, qui insieme a noi”, ha detto Roberto d'Ambrosio, del Comitato Ambiente Salute Teatro Scala, che sta seguendo tutte le fasi processuali con Fulvio Aurora, di Medicina democratica e AIEA, Pierluigi Sostaro del CUB e Michele Michelino del Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di lavoro e nel Territorio. 
 
“Siamo fortemente perplessi- ha aggiunto Fulvio Aurora- per la piega che rischia di prendere questo processo: nell’udienza del 21 settembre è stato di fatto impedito alla nostra avvocata Laura Mara di formulare domande scomode al Consulente delle Difese, che invece vengono comunemente ammesse in tutti gli altri procedimenti penali aventi le medesime imputazioni. Riteniamo e ribadiamo, oggi con ancor più forza, che la ricerca della verità e della giustizia debba sempre prevalere su qualsivoglia altro interesse. Ma ci domandiamo: se le prove contrarie rispetto alle tesi  perorate dai Consulenti delle Difese non riescono ad entrare nel processo, come potremo mai raggiungere verità e giustizia per le vittime e per i Loro famigliari?”. 
 
Le associazioni hanno chiesto che il processo vada avanti il più velocemente possibile: “Quanti lavoratori- ha detto Fulvio Aurora- cantanti, musicisti, tecnici devono ancora morire di mesotelioma, asbestosi, carcinomi polmonari, causati dall’amianto perché si prenda atto che esiste “un caso La Scala” e venga fatta giustizia, con una equa condanna dei responsabili? Sono oltre 40 i processi per i morti di amianto nei luoghi di lavoro, che seguiamo da anni, con AIEA, Associazione Italiana Esposti Amianto, da un capo all’altro dell’Italia, ma è la prima volta che siamo intervenuti per chiedere giustizia per i deceduti d'amianto in un teatro, per di più in uno dei maggiori teatri riconosciuti a livello mondiale. Mai avremmo immaginato una simile ecatombe. I dirigenti delle Scala non potevano non sapere che l'amianto era pericoloso e che quindi non doveva essere utilizzato.” 
 
Carmìna Conte 393 177616
Fulvio Aurora 3392516050, Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto
Pierluigi Sostaro 3286438556, Comitato Ambiente e Salute del Teatro alla Scala
Michele Michelino 3357850799, Comitato per la difesa della Salute nei luoghi di lavoro e nel territorio

 

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