Divieto di licenziamento? Non vale per tutti, cosa accadrà nei cambi di appalto?
Il divieto di licenziamento previsto fino al 31 Dicembre 2020, non si applica ai dipendenti impiegati in un appalto, decadono quindi tutte le tutele previste dal contratto collettivo o dalle clausolae sociali del contratto di appalto.
Fino
ad oggi una azienda, perso l'appalto, licenziava i dipendenti che a
loro volta venivano assunti dalla ditta o cooperativa subentrante, nel
rispetto delle clausole sociali previste dal capitolato\bando o dal
contratto nazionele applicato. Nel corso del tempo questo automatismo è
stato indebolito dalla autonomia della impresa, dai cambiamenti
organizzativi che hanno comportato perdita di posti di lavoro e
riduzioni orarie e contrattuali.
Ora da piu' parti si stanno muovendo per ridurre al minimo e vanificare le. clausole sociali e con esse i posti di lavoro nei cambi di appalti magari facendo decadere l' obbligo all’azienda subentrante di riassumere il personale
Ci sono casi nei quali applicando lo stesso contratto il passaggio dei lavoratori appare abbastanza scontato, altri casi nei quali invece proprio in virtu' della assenza di precise clasuole nel ccnl di nuova applicazione questo passaggio diventa tutt'altro che sicuro.. Già oggi vale l'anzianità di servizio minima nell'appalto pari a 4 mesi e per questa ragione molti lavoratori e lavoratrici di recente assunzione vengono esclusi dal passaggio essendo senza clausola sociale che li possa salvaguardare.Per certa giurisprudenza rappresenta una limitazione dell'autonomia di impresa il passaggio obbligato della forza lavoro dalla ditta uscente a quella subentrante, per questo si sono inventati i cambiamenti organizzativi dell'appalto per giustificare una riduzione oraria o degli stessi organici.
Il Decreto legge di Agosto invece di rafforzare le
clasuole a tutela della forza lavoro parrebbe andare nella direzione
opposta, sarebbe sufficiente invece stabilire un immediato automatismo
tra licenziamento della vecchia ditta e assunzione nella nuova, al
contrario permangono alcuni dubbi interpretativi, sempre nel nome della
libertà di impresa, che andrebbe sciolti mettendo nero su bianco che la
salvaguardia occupazionale resta il principio cardine della normativa
nei cambi di appalti.
Nel decreto di conversione in Parlamento sarà necessario essere piu' espliciti e scrivere delle norme non soggette a interpretazioni, chiare e inequivocabili a tutela della forza lavoro.
Le proposte?
Stabilire un automatismo nel passaggio di appalto a precindere dal contratto nazionale applicato o dalla presenza o meno nello stesso delle clausole sociali, superare la direttiva nazionale anticorruzione del Febbraio 2019 che metteva in discussione il principio del passaggio automatico di personale tra un appalto e l'altro nascondendosi dietro ai cambiamenti organizzativi e gestionali. In nome della autonomia organizzativa e decisionale di impresa si sono cancellati troppi diritti e tutele, troppi posti di lavoro, è giunto il momento di cambiare strada per ripristinare clausole a tutela della occupazione e dei livelli salariali non aggirabili e interpretabili a uso padronale.
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