Ma il crollo dell'edilizia è forse colpa dello smart working?

 A leggere certi giornali sembrerebbe che la crisi edilizia sia causata dallo smart ma il crollo del settore è partito anni prima. In Italia il numero dei lavoratori edili è in continuo calo, nel settore domina il nero nella spasmodica ricerca di abbassare il costo della manodopera, la responsabilità non è certo dei piani paessagistici ma da una cultura diffusa che privilegia nuove costruzioni al recupero di aree e palazzi già costruiti. Un'idea di città non esiste da anni, abbiamo concesso permessi a costruire anche laddove non sarebbe stato necessario, si pensava di far riprendere l'economia con la costruzione di nuove case concedendo, come a inizio secolo, permessi a costruire e al contempo accordare mutui che ben presto si sono dimostrati insostenibili per le famiglie. Da qui la famosa bolla immobiliare che ha segnato una crisi profonda

Nel mese di marzo del 2020 le ore lavorate in edilizia, secondo la Cassa Edile,  sono diminuite rispetto all'anno precedente del -54% (meno 2.246.000 ore lavorate); nel mese di aprile 2020 la perdita è stata del 85% (meno 3.234.378 ore lavorate). 700 mila giornate perse per gli oltre 18 mila lavoratori edili.

Ora si attribuisce agli Enti locali parte della crisi da Covid per la lentezza con la quale si danno i permessi a costruire dimenticando che non è lo smart ma piuttosto la carenza di personale negli uffici e le norme anticovid ad avere rallentato le concessioni e le procedure necessarie.

La Pa ha palesato poi i limiti della mancata digitalizzazione di tante procedure e pratiche, non è quindi colpa dei lavoratori in smart se certi servizi non funzionano, la crisi è causata da ben altro


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