Rinnovi contrattuali? Sono una necessità e non una merce di scambio

I rinnovi contrattuali  non sono merce di scambio con la proroga del divieto di licenziamenti collettivi come proposto da qualche sindacato complice, non rappresentano un costo barattabile con la perdita di tutele collettive, rappresentano invece la risposta  necessaria alla caduta del potere di acquisto di salari pubblici e privati già falcidiati da anni di blocchi, dai grandi ritardi nella sottoscrizione in presenza di sistemi di calcolo cosi' iniqui da non produrre alcun effetto benefico su buste paga sempre piu' risicate.

Il rinnovo contrattuale non è una gentile concessione delle associazioni datoriali o del Governo ma uno stato di necessità perchè senza far ripartire la domanda e il potere di acquisto anche l'economia non riparte. Non sono le politiche di austerità l'ancora di salvezza del paese. I soldi fino ad oggi preventivati per i rinnovi di numerosi contratti, pubblici e privati, non consentono alcun recupero del potere di acquisto, corriamo il rischio di perdere salario, diritti e tutele collettive. 

Nei quasi dieci anni di blocco della contrattazione pubblica abbiamo perso migliaia di euro, oggi si chiedono ai lavoratori e alle lavoratrici della Pa gli ennesimi sacrifici mentre il Governo si prepara a processi di ristrutturazione che modificheranno in peggio le condizioni di vita e di lavoro

Fino a quando le assunzioni saranno vincolate ai criteri di sostenibilità finanziaria non avremo servizi pubblici efficienti e organici adeguati, non sarà possibile rendere  efficienti gli stessi, maggiormente accessibili alla cittadinanza.

Abbiamo la forza lavoro piu' avanti negli anni di tutta l'Europa, ci sono circa 500 mila lavoratori della Pa in uscita tra quota 100 e pensionamenti dovuti al raggiungimento dell'età prevista, migliaia di precari\e attendono la stabilizzazione per la quale servono normative chiare e la rimozione dei tetti di spesa ancora vigenti.

 E' bene dirlo con estrema chiarezza:  il rinnovo dei contratti non puo' avere come merce di scambio l'aumento dei carichi di lavoro e delle mansioni cosiddette esigibili attraverso lo stravolgimento dei profili professionali e degli istituti contrattuali vigenti,  non si baratta la sanità pubblica con quella privata, pochi euro non sono scambiabili con la sostanziale perdita del potere di acquisto e di contrattazione, con modalità lavorative concepite solo per accrescere lo sfruttamento della forza lavoro senza tutele reali

 

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