Perchè gli arresti di Piacenza non finiscano nell'oblio. Liberi tutti!!

 Il 19 luglio a Piacenza sei militanti del sindacalismo di base sono  stati arrestati e messi  agli arresti domiciliari con l’accusa di aver costituito una associazioni a delinquere sotto copertura dell’attività sindacale. L’udienza del Tribunale del riesame si svolgerà a Bologna i primi di agosto. 

Presidi in tante città italiane e una partecipata manifestazione a Piacenza sono state le prime risposte a tutela dei delegati arrestati e per difendere un decennio di lotte nel settore della logistica che ha prodotto tangibili miglioramenti salariali e condizioni lavorative dignitose

La Procura piacentina  ha racchiuso le accuse in un corposo dossier di circa 350 pagine, l'intero impianto accusatorio  sembra avere un obiettivo  ossia delegittimare e criminalizzare le attività sindacali conflittuali all'interno dei magazzini della logistica e cosi' facendo rischiamo di tornare indietro nel tempo con datori di lavoro che dall'oggi al domani si volatizzano senza pagare stipendi e TFR.

 E' assai preoccupante che da tempo si applichino i Pacchetti sicurezza per punire, con anni di carcere, reati di natura sindacale e sociale, viviamo da decenni in una sorta di stato di eccezione che criminalizza il dissenso sociale, sindacale e politico ottenendo al contempo la fine della responsabilità in solido che imponeva alla  committenza obblighi ben precisi anche rispetto alla forza lavoro negli appalti.

Siamo davanti a una situazione estremamente grave che minaccia l'agibilità democratica e demonizza il conflitto, non si tratta di ribadire, come fanno cgil cisl uil, fiducia nell'operato della Magistratura ma comprendere prima di tutto la posta in gioco

Per questo urge impedire che una questione politica e repressiva sia affrontata solo in termini giudiziari senza cenno alcuno alle condizioni di vita e lavorative nel settore della logistica

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