Gli Stati Uniti alle prese con la crisi

 I posti di lavoro creati negli Usa sono in aumento ma, non strano a dirsi,  sono in aumento i disoccupati e gli homeless, i nuovi poveri senza lavoro e senza casa, aumentano come anche i morti per overdose.



In Italia a Luglio ci sono stati 73 mila posti di lavoro in meno stando a quanto scrive Il Sole 24 Ore del 1 Settembre, negli Usa sempre in estate si registrano circa 170 mila nuovi posti di lavoro ma il tasso di disoccupazione cresce dal 3,5 al 3,8 %.

Le statistiche sugli occupati meriterebbero di essere analizzate e comprese perchè un occupato dovrebbe essere considerato tale solo in presenza di un lavoro stabile  e non a tempo determinato ma, se cosi' fosse, capiremmo che la ripresa occupazionale è sovente fittizia e si basa su contratti precari e a tempo sia negli Usa che nel vecchio continente.

Se da una parte si creano posti di lavoro, in misura ancor maggiore registriamo delle perdite tra delocalizzazioni e crisi che distruggono l'occupazione oggi esistente soprattutto nei settori maggiormente colpiti dai mancati investimenti tecnologici o del caro delle tariffe energetiche o anche dai processi speculativi della Finanza.

Detto in termini tecnici,  se il mercato del lavoro frena i salari e i prezzi si raffreddano. Per essere ancora più chiari potremmo dire che la crisi, determinata in buona parte anche dalla Guerra in Ucraina, sta producendo nuovi posti di lavoro in alcuni settori a discapito di tanti altri, i numeri della nuova occupazione sono inferiori ai licenziamenti, i salari hanno perso potere di acquisto e restano stagnanti o talvolta crescono di poco, il costo della vita è in continuo aumento e i prezzi in sostanza vengono tenuti sotto controllo dopo mesi di turbolenze che hanno decretato perdita del potere di acquisto delle famiglie.

E intanto la Ue registra una forte contrazione dei nuovi ordini, la manifattura arranca e ironia della sorte ci sono solo due paesi in controtendenza, Grecia ed Irlanda, che poi sono le nazioni dove le condizioni di vita e di lavoro hanno subito il maggiore arretramento con disoccupazione di massa, distruzione del welfare e salari da fame imposti dai processi di privatizzazione.

Sempre negli ultimi due anni i margini di profitto delle aziende sono cresciuti e le stesse non hanno investito in processi innovativi e nuova occupazione preferendo accordarsi con i sindacati per l'aumento dei ritmi e della produttività in cambio di autentiche miserie



Commenti