L'economia di guerra nei Paesi direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina

 L'economia di guerra nei Paesi direttamente coinvolti nel conflitto in Ucraina

A partire dal febbraio 2022, l'escalation del conflitto in Ucraina ha finito per coinvolgere a vario titolo nello sforzo bellico, oltre ai contendenti "ufficiali", anche un consistente numero di Paesi. Nella nostra analisi abbiamo individuato tre tipologie di Paesi: i belligeranti (Russia, Ucraina e Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk), i co-belligeranti che sostengono i primi due militarmente, finanziariamente e con attività di intelligence (soprattutto l'Ucraina da parte dei Paesi della Nato) e la restante maggioranza degli Stati, corrispondenti all'incirca a coloro che non hanno aderito alle sanzioni contro la Russia, che continuano a commerciare in genere con entrambi i blocchi e che, in diversi casi, hanno tratto giovamento dalla frattura geopolitica e dalla riorganizzazione geoeonomica. Fra questi, in primis: Cina, India, Arabia Saudita, Turchia e la maggioranza dei Paesi africani i quali, fra le varie, hanno ottenuto la promessa di forniture gratuite di grano da parte della Russia al recente "Vertice Russia - Africa" di San Pietroburgo di fine luglio[1].

Per quanto riguarda nello specifico le relazione sino-russe, rileviamo come l'interscambio  commerciale già nel corso del 2022 abbia registrato un aumento del 29,3% attestandosi alla cifra record di 190 miliardi di $, in base ai dati divulgati dall'Amministrazione Generale delle Dogane (GACC), agenzia statale cinese alle dirette dipendenze del Consiglio di Stato della Repubblica Popolare. Un trend crescente che è andato consolidandosi anche nel 2023, nel cui contesto nei primi sette mesi dell'anno (gennaio-luglio) è cresciuto del 36,5%, rispetto al corrispondete periodo dell'anno precedente, toccando i 134 miliardi di $. Dall'analisi disaggregata dei flussi emerge che l'export di Mosca verso Pechino ha registrato l'incremento più consistente, pari al 73,4%, grazie all'aumento sia dei volumi scambiati che dei costi delle materie prime energetiche, mente quello in direzione contraria del 15,1%, con un saldo commerciale a favore della Russia di 9,014 miliardi di dollari, frutto di un flusso in entrata di 71,559 miliardi di dollari e di 62,545 in uscita. Un'intensificazione strategica della sinergia fra le due economie che il governo cinese si è prefissato di portare a 250 miliardi di $ nel 2024[2] (tab. 1).

                Tabella 1: interscambio commerciale Russia - Cina: 2022 e gennaio - luglio 2023 in miliardi $

 

2022

Gennaio - luglio 2023

Previsioni 2024

Aumento % 2021/2022

Interscambio commerciale Russia - Cina

190

134

250

+29,3%

Export Russia in Cina

 

71,559

(+73,4%)

 

Aumento % gen-lug 22/23

Export Cina in Russia

 

62,545

 

+36,5%

Saldo positivo Russia

 

9,014

 

 

Le specificità della situazione dell'Ucraina

Se i due contendenti sono necessariamente ricorsi entrambi all'adozione dell'economia di guerra, profonde differenze vengono rilevate tra le due situazioni: da un lato l'Ucraina, che benché sostenuta da 40 Stati oltre all'Ue[1], nel 2022 ha registrato una pesante contrazione del Pil del 30,4% a causa sia della mobilitazione generale imposta dal governo che ha ridotto l'operatività delle industrie e dei servizi e ridimensionato le produzioni e le esportazioni agricole, sia delle distruzioni degli impianti industriali e delle infrastrutture provocate dal conflitto. In sostanza, l'economia di Kiev non è collassata esclusivamente a seguito del sostegno finanziario e logistico esterno e le forze armate ucraine mantengono vivo lo sforzo bellico grazie al supporto dei Paesi donatori, quelli Nato in primis.

Sulla scorta dei dati forniti dal database Ucraina Support Tracker del Kiel Institute[2], l'entità totale delle varie tipologie di impegni, ripartiti fra finanziari, umanitari e militari, promessi dai governi sostenitori a Kiev, fra il 24 gennaio 2022 e il 31 luglio 2023, ammonta a 237,9 miliardi di euro, tripartiti fra Ue e stati membri (131,9 miliardi), Stati Uniti (69,5 miliardi) e altri Paesi (36,5 miliardi), con un brusca accelerazione nel mese di luglio, visto che al giorno 6 dello stesso mese gli aiuti totalizzavano 165,4 miliardi.

Dall'analisi dell'evoluzione temporale delle tipologie di sostegno emerge una tendenza verso l'aumento delle forniture militari: se nei primi 8 mesi del conflitto gli aiuti finanziari e militari risultavano abbastanza equilibrati, dall'ottobre del 2020 la quota dei secondi è andata gradualmente aumentando sino a raggiungere il 50% ad inizio 2023 e superare il 70% a maggio.

A livello di singoli Paesi donatori, rileviamo la sensibile crescita del supporto della Germania, salita al secondo posto dopo gli Usa nel corso del 2023, con 20,86 miliardi di euro per aiuti totali al 31 luglio, superando il Regno Unito (13,77 miliardi di euro). In forte aumento anche l'impegno della Norvegia che si attesta al quarto posto con 7,45 miliardi di euro, davanti al Giappone con 6,51 miliardi.

Per quanto riguarda l'Unione Europea nel suo complesso, constatiamo come negli ultimi mesi abbia incrementato lo "Strumento europeo per la pace" (European Peace Facility - EPF), sostanzialmente un fondo "fuori bilancio" per l'invio di aiuti militari istituito il 21 marzo 2021 con una dotazione di 5,692 miliardi di euro per il periodo 2021-27, finanziato proporzionalmente dagli stati comunitari in base al Pil, Danimarca esclusa, ufficialmente per rafforzare la proiezione estera dell'Ue[3]. All'indomani dell'escalation del conflitto, il 28 febbraio 2022, l'Unione Europea ha deciso di attivare l'EPF per sostenere militarmente l'Ucraina, arrivando ad impiegare nell'arco dello scorso anno ben l'86% dei fondi stanziati fino al 2027. In considerazione di ciò, il Consiglio dei ministri degli affari esteri dell'Ue, recependo la Decisione del 12 dicembre 2022, ha varato l'aumento degli stanziamenti di oltre due miliardi di euro, portando il massimale previsto sino al 2027 a 7,970 miliardi di euro[4]. Decisione che ha consentito ad un gongolante Josep Borrell, l'Alto rappresentante per la politica estera e la sicurezza dell'Ue, di dichiarare al Consiglio di Difesa il 23 maggio scorso "grazie a questo fondo abbiamo mobilitato 10 miliardi di aiuti militari all'Ucraina, rispetto ai 3,5 miliardi di euro di rimborsi che abbiamo ricevuto (dai singoli Paesi donatori, ndr)". Borrell probabilmente dimentica che il fondo assume la denominazione di "Strumento europeo per la pace" e che le armi non sono propriamente in linea con tale scopo, oltre ad evitare di specificare come verranno coperti i 6,5 miliardi di euro non rimborsati, visto anche il veto posto dall'Ungheria al rimborso di 500 milioni di euro, posizione che ha aperto un'incrinatura interna all'Ue[5]. 

In relazione alle spese militari riconducibili direttamente al bilancio statale dell'Ucraina, peraltro in larga misura sostenute dai generosi finanziamenti esterni, il Sipri nel 2022 ha rilevato un incremento di ben il 640%, il più imponente aumento annuo mai registrato dall'istituto di Stoccolma in un anno e del 1.661% nel decennio 2013/22. A causa dell'escalation militare, quindi, la sola Ucraina ha fatto fronte a 44 miliardi di euro di spese militari, in rapporto al Pil passate dal 3,2% del 2021 a ben il 34% nel 2022[6] (tab. 2). Prodigi delle guerre.

                                    Tabella 2: spese militari raffronto Russia - Ucraina. Fonte: Sipri 2023[1]

Spese militari Russia e Ucraina

Stato

Spesa militare

in miliardi $ 2022

% di spesa globale 2022

% incremento 2021-2022

% incremento 2013-2022

Spesa militare

in % sul Pil 2021

Spesa militare

in % sul Pil 2022

Russia

86,4

3,9

9,2

15

3,7

4,1

Ucraina

44,0

2,0

640

1.661

3,2

34,0

Totale

2.240,0

100,0

3,7

19

 

2,2

La sostanziale tenuta dell'economia di guerra russa

Decisamente diversa la situazione della Russia, la quale, nonostante l'isolamento a Occidente, le 11 tranche di misure restrittive subite nell'ultimo anno e mezzo, il sabotaggio dei gasdotti del Baltico e le ingenti spese militari, è riuscita, da un lato, a riorganizzare le relazioni geoeconomiche e geopolitiche approfondendo i rapporti con i Brics e i Paesi Emergenti e, dall'altro, a convertire parzialmente l'economia a sostegno dello sforzo bellico, riuscendo in tal modo a conseguire un nuovo assetto per la propria economia. Nello specifico, dai dati in nostro possesso, di seguito esaminati, abbiamo rilevato come, a partire da inizio 2022, i fondamentali strutturali dell'economia russa avrebbero progressivamente assunto gli inequivocabili canoni di un'economia di guerra, appurato l'aumento del budget di bilancio e delle spese militari, con queste ultime che nel 2023 stanno assorbendo circa 1/3 delle uscite pubbliche, al cospetto di quote che erano oscillate fra un minimo del 13,9% e un massimo del 23%, fra il 2011 e il e 2022.

Sulla scorta, di un recente documento di programmazione economico-finanziaria del governo di Mosca, visionato e reso pubblico dall'agenzia britannica Reuters[1], apprendiamo come le spese per la difesa, di fronte all'aumento delle forniture all'Ucraina decollato da ottobre 2022, siano aumentate inevitabilmente anche in Russia. Nel primo semestre di quest'anno, infatti, la spesa totale di bilancio è risultata superiore di 2.440 miliardi di rubli (26,5 miliardi di $) rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, con il 97,1% dell'incremento destinato al settore difesa, nel cui contesto, sempre nella prima metà del 2023, ha speso il 12% in più (600 miliardi di rubli) rispetto ai 4.980 miliardi di rubli (54 miliardi di $) originariamente prefissati.

La spesa militare nel primo semestre 2023 ammonta a 5.590 miliardi di rubli (60,5 miliardi di $) pari al 37,3% della spesa pubblica totale (14.970 miliardi di rubli) e al 57,4% dello stanziamento militare prefissato per l'intero 2023.

Mosca, che a seguito dell'escalation del conflitto aveva preventivamente aumentato il budget di spesa per la difesa per il 2023 portandolo a 100 miliardi di $, nel documento visionato da Reuters (tab. 3) ha rivisto al rialzo tale capitolo di spesa elevandolo a 9.700 miliardi di rubli (105 miliardi di $), il 33,4% della spesa pubblica totale, prevista in 29.050 miliardi di rubli (313 miliardi di $).

Tabella 3: le spese di bilancio della Russia I semestre 2023 in miliardi $. Fonte dati: Governo russo

 

I semestre

2023

previsioni di spesa

I semestre

2023

dati rilevati

Revisione

stanziamento

 anno 2023

Uscite di bilancio

135,5

162

313

Spesa militare

54,0

60,5

105

%  di spesa pubblica

39,8%

37,3%

33,4%

L'aumento delle spese militari a scopo bellico stanno, ormai da diversi mesi, sostenendo la ripresa dell'economia russa, dopo la recessione del 2022 (-2,1%) causata dalle sanzioni, parallelamente a quanto verificatosi negli Stati Uniti dopo la flessione del 1937-38 con l'adozione dell'economia di guerra nel 1941. Contrazione del Pil, quella del 2022, peraltro nettamente ridimensionata rispetto alla previsione di -8,5% dello stesso istituto di Washington dell'aprile dello scorso anno, la prima dall'inizio dell'escalation. La spesa militare pubblica sta alimentando l'incremento della produzione industriale, con riflessi positivi sull'andamento del Pil, previsto a luglio dal Fmi per l'anno in corso a +1,5%, in sensibile crescita rispetto allo 0,3% stimato a gennaio e lo 0,7% di aprile.

Il vice primo ministro Denis Manturov sempre a luglio ha reso noto che l'industria militare nel 2023 ha prodotto ogni mese una quantità maggiore di munizioni rispetto ai corrispondenti mesi del 2022, confermando la solidità, anche in proiezione futura, dell'apparato bellico e della capacità produttiva industriale di Mosca.

In base ai dati diramati dalla Banca Centrale russa[1], Mosca avrebbe registrato il quarto trimestre consecutivo di variazione positiva del Pil e la produzione industriale rivolta alla domanda interna avrebbe superato il livello antecedente febbraio 2022, in quanto, alla domanda pubblica militare si starebbe affiancando un incremento della domanda interna indotta dall'incremento dei salari.

L'economia di guerra russa grazie alla sua capacità di adattamento e resilienza, sembrerebbe quindi evidenziare una sostanziale tenuta, anche se sussistono inevitabili elementi di criticità per un Paese in guerra e sottoposto a sanzioni.

In primis, la rimodulazione della spesa pubblica verso le produzioni militari ha comportato una riduzione dei finanziamenti per istruzione, sanità e infrastrutture civili[2].

E, in secondo luogo, il previsto raddoppio delle spese militari per l'anno in corso (tab. 3) e la riduzione dei proventi dell'export (tab. 4) delle società statali, causata della contrazione delle quotazioni delle commodity energetiche del -38% a luglio 2023 rispetto al corrispondente mese del 2022[3], produrranno un inevitabile sensibile aumento del deficit di bilancio rispetto ai 47 miliardi di euro del 2022, visti i 39 miliardi già accumulati nei primi 4 mesi del 2023 (tab. 5).

Tabella 4: interscambio commerciale globale Russia in miliardi di € anni 2020-23.

Fonte: www.infomercatiesteri[1]

Interscambio commerciale Russia

 

 

2020

Dati rilevati

2021

Dati rilevati

2022

Dati stimati

2023

Previsioni

Valore export totale (mld €)

301,1

431

495,4

418,9

Valore import totale (mld €)

206,9

257

228,8

236,5

Saldo bilancia commerciale (mld €)

94,2

174

266,6

182,4

Infine, una maggiore spesa di bilancio finisce per aumentare inevitabilmente il rischio di una impennata inflazionistica, tant'è che la Banca Centrale russa in luglio aveva già portato il tasso ufficiale all'8,5%[1], per poi aumentarlo ulteriormente, anche a sostegno della caduta della quotazione del Rublo, in agosto al 12%[2] e in settembre al 13%[3].

Tabella 5: dati bilancio Russia 2022 e primo quadrimestre 2023 in miliardi di dollari

 

Bilancio Russia 2022

Bilancio Russia gennaio-aprile 2023

Deficit di bilancio 2022[1]

47 

 

in rapporto al Pil

2,3%

 

Deficit di bilancio gennaio-aprile 2023[2]

 

39

Variazione Pil Russia

Fonte: Fmi

-2,1 

dato definitivo

+1,5%

Outlook luglio




[1]40 paesi sostenitori risultano: gli Stati dell'UE, nonché altri membri del G7 come Usa, Giappone, Australia e Canada oltre a Corea del Sud, Turchia, Norvegia, Nuova Zelanda, Svizzera, Cina, Taiwan, India e Islanda,  aggiuntasi di recente

[2] Secondo l'Ucraina Support Tracker del Kiel Institute, il database degli aiuti militari, finanziari e umanitari all'ucraina

 https://www.ifw-kiel.de/topics/war-against-ukraine/ukraine-support-tracker


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