Vogliono tapparci la bocca
Il decreto del Presidente della Repubblica n. 81 del 2023 in merito ai comportamenti dei dipendenti pubblici deve essere ritirato perchè lede le libertà democratiche e il diritto alla critica del singolo dipendente.
E' assai inquietante la riscrittura delle norme di comportamento all'insegna della fedeltà assoluta al datore di lavoro vietando anche nel tempo libero la libertà di espressione.
Citiamo testualmente alcuni articoli per capire meglio di cosa stiamo parlando
il dipendente è tenuto ad astenersi da qualsiasi intervento o commento che possa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione in generale. Al fine di garantirne i necessari profili di riservatezza le comunicazioni, afferenti direttamente o indirettamente il servizio non si svolgono, di norma, attraverso conversazioni pubbliche mediante l’utilizzo di piattaforme digitali o social media
Ma cosa significa nuocere al prestigio, al decoro o all’immagine dell’amministrazione di appartenenza o della pubblica amministrazione?
Facciamo degli esempi pratici che potrebbero scaturire in provvedimenti disciplinari e licenziamenti nella Pubblica amministrazione
- Dipendente della scuola che prende posizione pubblica contro gli stages scuola lavoro nelle caserme militari. Trattasi di protocolli pubblici ma il diritto alla critica, sancito anche dalla Costituzione, verrebbe calpestato contestando il venir meno del rapporto di fiducia avendo recato danno alla immagine e al prestigio dell'Istituto comprensivo di appartenenza o perfino della Istituzione scolastica in generale.
- Personale sanitario che denuncia pubblicamente la carenza di personale e di strumenti di lavoro per motivare la inadeguatezza delle cure erogate alla cittadinanza sarebbe accusabile di avere pubblicato notizie lesive per la immagine dell'Ospedale o dell'azienda presso la quale presta servizio per questo sarà passibile di licenziamento.
- Dipendente di un Ente locale che contesti, pubblicamente o attraverso i social, il suo dissenso verso macrostrutture o decisioni della Amministrazione di appartenenza, il diritto alla parola e alla critica o perfino il dissenso sindacale potrebbero presto trasformarsi in danno alla immagine della Pubblica amministrazione e dare vita a provvedimenti disciplinari, sanzioni e licenziamenti.
- Dipendente delle Forze armate che denunci la mancanza di sicurezza o la presenza di situazioni di rischio per i soldati, anche in questo caso sarebbe passibile di provvedimento disciplinare con l'aggravante anche di altre misure intraprese in ambito militare
Pensate di avere letto un racconto di fantascienza? No è solo realtà, il Governo vuole tappare la bocca ai dipendenti pubblici e dopo l'obbligo di fedeltà aziendale che ha portato al licenziamento di tanti sanitari che in tempi pandemici denunciavano le inefficienze del sistema sanitario oggi la repressione si estende a tutti i comparti della PA.
post scriptum
E l'art 21 della Costituzione sulla libertà di parola e di critica? Farà la stessa fine dell'art 11 della Costituzione (l'Italia ripudia la guerra ma il nostro paese partecipa da lustri a innumerevoli conflitti)?
si rinvia a una intervista
https://www.cumpanis.net/?p=1664
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