La Ue contro la Cina per il mercato delle auto elettriche

 

 auto elettrica cinese

La transizione energetica è stata senza dubbio ostacolata dalla guerra in corso con gli Usa che hanno attirato nel loro paese, in cambio di condizioni fiscali assai favorevoli e di finanziamenti pubblici, alcune multinazionali un tempo con sedi nei paradisi fiscali e in altri paesi del Globo. Ma la transizione verde investe direttamente il settore della meccanica e paesi fino ad oggi egemoni in fatto di produzione ed esportazioni, come la Germania, scontano proprio i ritardi nella messa a punto di nuovi mezzi "ecologici".

 Per queste ragioni la Germania ha risposto agli scioperi nelle fabbriche accordando aumenti salariali impensabili in altri paesi Ue per i quali diventa proibitivo anche un aumento del 4\5 % pari alla metà di quanto accordato alle maestranze tedesche.

La Ue sta per iniziare una battaglia commerciale contro la Cina accusandola  di produrre e commercializzare veicoli elettrici a basso costo potendo accedere a componenti indispensabili a costi inferiori a quelli europei. Ridicola l'accusa alla Cina di accordare ingenti aiuti statali alle industrie metalmeccaniche, la stessa cosa ha fatto Trump per anni negli Usa senza che la Ue muovesse analoghe accuse all'alleato competitor.

L’Europa  resta tra i principali attori dell’automotive nel mondo ma l'aumento della produzione ed esportazione di paesi come Cina e India suscita forti preoccupazioni. Per anni Cina e India hanno acquistato quote azionarie di aziende in crisi, da tempo hanno deciso di produrre in proprio. Nelle industrie metalmeccaniche in Europa ci sono circa 14 milioni di posti di lavoro, la sfida da qui al 2035, quando non potranno essere più essere prodotte e vendute auto a combustione interna, necessita di guadagnare spazi di mercato e approvigionamenti a basso costo, per questo la strategia Usa e Nato contro la Cina è sostenuta dalla Ue pur pagando  dall'inizio della guerra in Ucraina un costo salato con l'aumento del costo del denaro e dei costi energetici

Il sostegno Ue agli Usa e alla Nato è funzionale all'approvigionamento a basso costo di litio, nickel, manganese, cobalto, ferro e fosfati con i quali si costruiscono le batterie che alimentano le auto elettriche. Nei primi mesi dell'anno solo il 13 per cento delle auto elettriche sono europee (la Cina è attorno al 16%), creare barriere commerciali alla Cina non aiuterà alla lunga il vecchio continente a recuperare il tempo perduto.

La Ue prova a fermare l'ascesa dei gruppi cinesi impendendo l'apertura di stabilimenti in qualche paese periferico attratto dai finanziamenti asiatici sapendo che oggi qualitativamente la industria cinese ha fatto molti passi in avanti rispetto al passato e le auto del paese asiatico superano agevolmente i test  di sicurezza europea. 

L'impoverimento dell'Est Europa  (attratto dagli Usa più che dalla UE), lo scarso potere di acquisto in quei paesi e la crisi tedesca che ha ripecussioni sulle loro economie,  potrebbero invogliare la Cina a produrre auto elettrice  nel vecchio continente trovando spazi di mercato a discapito dei tradizionali marchi francesi, tedeschi e italiani. 

Altra possibilità è data dal patneriato industriale tra Cina e Germania (ci sono già accordi ) , quest'ultima potrebbe accedere a basso costo alle componenti essenziali per le batterie elettriche  tanto che la VolKsvagen ha acquistato quote azionarie di una industria cinese per produrre modelli elettrici di medio costo e lanciarli sul mercato tra meno di 3 anni. Cosi' facendo la Cina entrerebbe nel mercato delle vetture lasciando la titolarità dei marchi alla Germania.

Una strategia, quella tedesca, che non piace a Francia ed Italia che a loro volta stanno studiando un pacchetto di misure, da proporre anche in sede europea, per impedire l'accesso della Cina ai propri mercati non senza politiche protezionistiche di varia natura. 

Una autentica grana per il Parlamento europeo ormai vicino alla scadenza e con divisioni interne, anche trasversali ai gruppi politici, in base alle politiche nazionali e alla vicinanza con gli Usa.  

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