Il male assoluto per gli intellettuali mainstream
Già la domanda andrebbe un po’ risistemata.
Ma ognuno chiede quello che vuole, che pensa:
Chissà come la pensano i maoisti nostrani di allora, magari diventati gaudenti capitalisti.
Una domanda su
quello che pensano i maoisti di oggi sulla deriva della Cina, dal comunismo di Mao.
Ma è la risposta che fa un po’ schifo.
Francesco Merlo, giornalista di la Repubblica, che cura la pagina delle lettere, oggi risponde così: “…dico solo che la dittatura comunista di Mao non era per niente migliore della dittatura comunista di Xi Jinping e che dunque i cadaveri che nelle tombe si rivoltano sono quelli delle vittime, milioni di vittime, delle repressioni e delle violenze”.
Anticipando: “Senza perdermi nelle differenze e nelle somiglianze tra la Cina di ieri e quella di oggi...” Magari si fosse perso nelle differenze, avrebbe potuto trovarne e tante.
E, a secondo del punto di vista, avrebbe potuto dire comunque qualcosa. Ma proseguiamo: “…l’ubriacatura per il libretto rosso, che in Cina fu un fenomeno storico di consenso di massa paragonabile allo stalinismo e a poche altre dittature, da noi fu un fenomeno di imbecillità di massa.”
Un fenomeno sociale di così grande portata derubricato ad ubriacatura di massa, naturalmente stalinista. Il resto segue tale impostazione. Insomma, tutti i mali al comunismo, di qualsiasi tipo esso sia o sia stato, naturalmente si indica sempre il livello massimo di denigrazione: Stalin; senza alcun tentativo di provare quanto si afferma.
Ora il Merlo in questione forse amerà i dirigenti capitalisti: Kennedy (guerra in Vietnam) Nixon (allargamento guerra in Indocina a Cambogia e Laos); Margareth Thatcher (guerra nelle Falkland, guerra ai lavoratori, minatori in particolare, in patria); Bush figlio (affaire delle Torri gemelle); Obama (problemi in ogni parte del mondo: Iraq, Afghanistan, Siria, Libia ecc.… ecc.; premio Nobel per la pace). Si potrebbe continuare sino ad oggi. Ma è inutile.
La protervia e la sicumera dei corifei del mondo attuale (guerra in Ucraina, Sudan; Yemen, Israele ecc. ecc.) basato sulle disparità capitalistiche (crisi climatica mondiale) è impressionante.
Nulla li sorprende e li fa ragionare autocriticamente: la colpa è sempre del comunismo di Stalin. Il male assoluto. Così facendo non si relativizza il fenomeno ed è impossibile poi entrare nel merito.
Ma scriviamo ancora una volta parole di Jean Amery, ebreo nella resistenza belga nella Seconda guerra mondale, dimenticato da tempo, internato nella stessa baracca di Primo levi, ad Auschwitz: “…prendendo su di me ogni responsabilità [] ripeto a questo punto quanto Thomas Mann disse nel corso di una intervista [] e cioè che il comunismo, sebbene in certi momenti si manifesti nell’orrore, simboleggia in ogni caso un’idea dell’uomo…”
Jean Amery. Intellettuale a Auschwitz, Bollati Boringhieri, Torino, 1987, p. 70/71.
In tempi grami, come questo e come spesso è accaduto nella storia dell’uomo, almeno questo potrebbe bastare, vero Merlo.
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