il reddito degli italiani? E' fermo da 10 anni

Il reddito degli italiani è ancora fermo a 2008 e solo 17 città su 108 registrano un lieve, e spesso impercettibile, aumento. 
Il presunto recupero del potere di acquisto dopo la crisi del 2008 viene cosi'  smentito, anzi la situazione in molte Province è decisamente peggiorata stando alle dichiarazioni fiscali del 2017 con numerose città meridionali in recessione e perdita di reddito anche nelle principali città italiane, Roma in primis.
Ma commetteremmo un grave errore nel pesare che la crisi riguardi solo le aree meridionali, anche il centro Italia e alcune aree del Nord sono interessate alla contrazione del reddito. Questo ed altro si evince, con dati alla mano, dalla inchiesta odierna pubblicata sulle pagine de Il Sole 24 Ore che nell'analisi effettuata tiene anche conto del numero dei contribuenti effettivi rispetto agli abitanti residenti.
Al di là delle statistiche restano i fatti ossia che la crisi economica ha prodotto perdita di posti di lavoro e crisi sociale, gli italiani hanno utilizzato i risparmi degli anni ottanta\novanta, quei risparmi si sono cosi' assottigliati che nell'arco di poco tempo si esauriranno.

Le misure intraprese contro la povertà sono state poche e inadeguate, tanti soldi regalati alle imprese, gli 80 euro per chi già lavora ma nessun contributo a lavori socialmente utili, per esempio finalizzati alla carente manutenzione del territorio.

 Disoccupazione, chiusura delle partite Iva, trasformazione di contratti da full a part time, costo della vita accresciuto mentre stagnava quello relativo al potere di acquisto, costi aumentati  per benzina, affitti e spese mediche, una situazione diffusa che fotografa anche situazioni di crescente disparità tra provincia e città ma con un elemento comune a piccoli e grandi centri: la perdita di reddito e anche laddove cresce il numero degli abitanti non aumenta quello dei contribuenti.

 Abbiamo prima criticato le misura di contrasto alla povertà, ce ne sono state anche di importanti ma alla fine non sono riuscite a coprire tutta la platea dei bisognosi, basti ricordare l'aiuto economico compreso tra 188 e 540 euro mensili per le famiglie in povertà assoluta (occorre una dichiarazione Isee sotto 6mila euro)  destinato a meno di 270 mila famiglie, sicuramente meno di quelle che oggi risultano in condizioni indigenti .

Questi i numeri reali, poi abbiamo la promessa del Governo di erogare i fatidici 780 euro mensili per il reddito minimo di cittadinanza. Nel frattempo se guardiamo sempre ai dati reali si capisce che nei prossimi due anni i fondi destinati all'indigenza crescono di poco rispetto agli ultimi due anni, maggiore l'incremento destinato ai fondi di inclusione che nel 2018 sono pari a 297 milioni  mentre per i prossimi anni dovrebbero passare a 347 milioni nel 2019 e 470 milioni dal 2020.

Ma per combattere la miseria e la povertà non occorrono solo fondi ma progettualità e macchine organizzative ad oggi inesistenti, basti pensare che su quasi 8 mila comuni ci sono circa 11 mila assistenti sociali, centinaia di enti locali hanno a malapena uno o due assistenti con centinaia di casi da seguire e risorse cosi' risicate da non rappresentare un aiuto concreto alle famiglie bisognose.

Non solo abbiamo perso potere di acquisto e posti di lavoro ma anche gli strumenti per conoscere e combattere povertà ed emarginazione sono stati ridotti e quando hanno palesato inadeguatezze non sono mai stati potenziati. Un po' come accade con la sicurezza nei luoghi di lavoro, ogni giorno muoiono 4 lavoratori ma il numero degli ispettori invece di aumentare continua a diminuire.

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