Ucraina senza ebrei


Ucraina senza ebrei


Tiziano Tussi



Vasilij Grossman ha scritto questo reportage di guerra nel 1943. Dopo la rottura dell'alleanza russo - tedesca, dopo l'entrata dei tedeschi in Ucraina, dopo l'inizio delle ostilità dell'Armata Rossa contro i tedeschi. Grossman arriva in Ucraina e non trova più ebrei. Ve n'erano circa cinque milioni e la stragrande maggioranza era stata massacrata dalle truppe del III° Reich di Hitler.

Nello scritto, poi pubblicato, Grossman era corrispondente al seguito delle truppe russe al fronte, venne però messo sotto tutela, diciamo così, non uscì nel giornale Stella Rossa, per il quale Grossman scriveva articoli, pezzi di guerra, ma in testate minori. Pubblicato integralmente solo nel 1990 da una rivista di Riga, capitale della Lettonia, da cui deriva l'attuale edizione Adelphi.

Anche qui troppi anni di distanza da una pubblicazione all'altra. Ma almeno ora abbiamo, assieme ai libri più ponderosi e famosi di Grossman, anche questo scenario di ciò che accadde agli ebrei in Ucraina. La morte di milioni di loro. Una eliminazione che ricalca quella che i nazisti e i tedeschi dell'esercito replicavano in altri luoghi in Europa. L'eliminazione industriale con un programma industriale di eliminazione totale di persone fisiche, ebree appunto. E fermiamoci qui per non ricordare altre categorie umane massacrate contemporaneamente. Ma almeno degli ebrei e solo di loro vogliamo parlare con le parole di Grossman. Un piccolo testo, un reportage insomma, che tratta della questione facendoci toccare materialmente l'efferatezza e la profondità di quella eliminazione.

Nelle prime pagine dello scritto Grossman ci fa toccare con mano la precisione della strage elencando tutte le professioni, le tipologie, le età di coloro che sono stati uccisi. Basta leggere la meticolosità di tali elenchi per provare un sentimento di orrore ed anche se i decenni sono passati, queste perdite assumono il loro chiaro valore umano, sono numeri vivi, al di là della posizione sullo stato di Israele nella situazione attuale, al di là di ciò che possiamo pensare debbono essere gli atteggiamenti religiosi di gruppo o di un popolo intero, al di là dei comportamenti che ne derivano e della conservazione, conformismo, di una sudditanza religiosa in sé, al di là delle specifiche simpatie culturali del popolo eletto: in Ucraina vivevano circa cinque milioni di ebrei, assieme agli ucraini e svolgevano ogni attività possibile. Avevano rapporti personali con loro, si sfioravano passeggiando nelle strade ucraine.

Grossman dice di avere trovato in quel Paese un solo ebreo, scampato perché la moglie lo aveva spacciato ai tedeschi come moldavo. Riporta anche altre esperienze di incontri di uno o due ebrei qua e là, pochi incontri e pochissime unità ebraiche rimaste. E si chiede "Dove sono gli ebrei che vivevano in Ucraina? Tutti morti. "Sulla base di liste stilate con scrupolo e cura" Qui l'uccisione è avvenuta per il solo fatto che un uomo, o donna, erano ebrei. Non vi sono altre colpe da scontare né motivi reconditi. E nonostante in Germania vi siano state persone di valore, filosofi, scienziati, letterati, questo popolo ha introiettato il pensiero di essere il solo destinatario del mondo, delle sue piacevolezze e dei suoi tesori: "…capirà il popolo tedesco che l'eccezionalismo della razza è sbagliato e criminale." E se un rimorso avevano i soldati tedeschi prigionieri era quello di pensare che l'uccisione degli ebrei non aveva portato nessun reale beneficio al popolo tedesco stesso e perciò si era rivelato "inutile" non disumano, ma inutile.

Anche in guerra vi dovrebbero essere dei limiti alla tragedia, limiti da non superare. Così almeno scrivono i vari trattati internazionali. I tedeschi li hanno superati tutti, ma non hanno trovato in essi particolare beneficio. Anche se c'è da dire che quei soldati, che Grossman interrogava, non avevano capito che il livello di vita tedesco era dato anche dai morti nei campi di sterminio. Dove gli ebrei venivano spogliati di ogni loro avere, persino dei capelli. Poi passa ad analizzare i perché di questa sudditanza ideologica dei tedeschi ai nazisti, con quanto ne consegue.

La riposta per Grossman consiste "nell'esplosione dell'egoismo nazionale". Presente nel fondo dell'animo dei tedeschi e portato all'emersione dai nazisti di Hitler. Grossman cita un inciso che dice "L'antisemitismo è il socialismo degli imbecilli". La superiorità acclamata del sentimento padronale prussiano su ogni altra forma di vita e su ogni altra forma di economia non all'altezza delle loro ricchezze e centralità sociale. Un super feudalesimo che ha marchiato il potere germanico. Per di più gli ebrei vivono in numerosi altri stati e perciò agendo contro di loro i nazisti agiscono contro ogni altro stato, naturalmente che non sia fascista o similare. I nazionalsocialisti sono diventati il cane da combattimento di questo sentimento nobiliare e repressivo ultra-feudale. Tutti i Paesi asserviti dovevano portare le loro ricchezze per sfamare la voglia smodata di ricchezza della Germania prussiana. Un comportamento predatorio che lascia aperta qualsiasi porta pur di arrivare allo scopo, al suo potere sugli altri. "...assenza di ogni etica", dice Grossman.

"Gli ebrei sono stati lo specchio in cui si riflettevano tutti i problemi e i guai sociali…" Insomma, gli ebrei come la rivelazione di ogni peccato che le varie società, in cui vivevano, erano affette. Per questo li si è voluti, da parte dei nazisti, eliminare, per cercare di cancellare ogni piccolo colpa e problema della società tedesca. Ma ora, scrive Grossman, l'Armata Rossa sta scacciando i tedeschi dall'Ucraina e perciò questa terra torna a respirare. E anche se già dal 1933 i nazisti erano stati contattati da gruppi di nazionalisti ucraini che speravano in loro, non il popolo ucraino in genere. Questo ha lavorato fianco a fianco con gli ebrei, li ha difesi e ha capito quali erano i veri carnefici dell'umanità.

Il testo termina con una nota di disperazione per i morti che, se ritornassero in vita urlando il loro dolore "da quelle centinaia di migliaia di labbra piene di terra, l'Universo intero tremerebbe". Un senso di profonda umanità anche nei morti.

Il libretto ci riporta una tragedia della Seconda guerra mondiale che impatta, dal punto di vita dell'importanza umana, con le attuali condizioni di guerra in Ucraina, fatto salvo l'abisso quantitativo dei numeri dei morti di allora.  Dove i discorsi fatti attorno ad essa rimandano ad un arido post-modernismo che risulta molto lontano dallo spirito umanitario che appare prepotentemente dalle pagine del reportage di Grossman.

Note:

Vasilij Grossman, Ucraina senza ebrei, Adelphi, Milano, 2023, p. 74.

  da  www.resistenze.org - cultura e memoria resistenti - storia - 20-06-23 - n. 870


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