Spunti di riflessione sulla crisi dell'Essequibo
Spunti di riflessione sulla crisi dell'Essequibo
di Rodrigo Rivas
A richiesta di alcuni amici allego
alcuni appunti sul territorio guyanese di Essequibo ed i recenti rumori legati
alle presunte intenzioni guerresche di Caracas che intenderebbe occuparlo.
Questi appunti, spediti di recente agli
amici della Casa dei popoli di Firenze, in quanto tali sono relativamente poco
elaborati e utili solo per iniziare una discussione.
1.- Il conflitto sul territorio di
Essequibo è sorto nel 1811 tra la Spagna e l'Olanda. Successivamente, l'Olanda
cedette questa regione all'Inghilterra e la situazione si consolidò in seguito
alla nascita delle tre Guyane: francese, ancora oggi colonia; olandese, oggi
Suriname e inglese, oggi Guyana.
2.- Il Venezuela indipendente ha sempre
rivendicato il territorio ma le sue rivendicazioni (come tutte le altre), si
rifanno esclusivamente al diritto coloniale, ovvero all'idea che, prima
dell'occupazione europea da quelle parti non esistesse nulla.
Ogni argomentazione basata su questo diritto
coloniale, essendo per definizione colonialista, assume come idea fondante che
un gruppo di signori autodenominatisi re, costituiti in quanto tale per disegno
divino, poteva decidere sulla sorte di territori e abitanti dai loro palazzi
oltre l'oceano atlantico.
Se i re erano prepotenti, i loro eredi
sono patetici.
3.- Ovvero, Essequibo appartiene al
Venezuela quanto l'Oklahoma e Hawai appartengono agli USA e le Malvine
all'Inghilterra, ma con due notevoli differenze.
La prima è che il Venezuela non è mai
stata in grado di occupare effettivamente il territorio.
La seconda è che mai i nativi sono stati
consultati.
5.- Per quanto riguarda l'occupazione
fisica, per quanto sia detestabile questo è sempre stato un argomento valido
per sostenere la propria proprietà.
È un'idea ritenuta valida fin dal
diritto romano, anche per il diritto privato:
"Questa terra è mia perché era già
del mio trisavolo Torquato. Così testimonia il registro parrocchiale".
6.- Per quanto riguarda la consultazione
agli hawaiani o ai texani (ai malvinesi, essendo coloni inglesi, non c'era
bisogno di chiedere nulla), era apertamente illegale ma, nondimeno, ci fu una
parvenza di consultazione per gli hawaiani e una guerra di conquista per i
texani.
Su quest'ultima, presumo ricordiate i
coraggiosi difensori di El Alamo, con in testa John Wayne, uccisi mentre il
trombettista del generale Santa Ana suonava "El degüello", e cioè lo
sgozzamento, a testimonianza del fatto che si trattava di uno scontro tra
civiltà e barbarie dove gli occupanti erano i civilizzati civilizzatori.
Ciò detto senza intenzioni di nascondere
che il generale Santa Ana era sia un pazzo che un vigliacco.
7.- Naturalmente, la consultazione non
ci fu in tutti i casi e, anzi, è stata assai più diffusa l'occupazione armata,
come per i mapuche in Cile e in Argentina, per i charrua in Uruguay, per la
popolazione paraguaiana sterminata dalla triplice alleanza (Argentina, Brasile,
Uruguay), per gli abitanti dei territori che nell'800/'900 il Cile usurpò a
peruviani e boliviani, il Perù all'Ecuador, i boliviani al Paraguay,
l'Argentina al Cile, il Brasile ai tupi-guarani, tutti a tutti i popoli
indigeni, eccetera.
7.- La protesta venezuelana è rimasta su
toni bassi fin quando è stato scoperto il petrolio nell'Essequibo. Se lo
aggiungesse alle sue riserve, il Venezuela diventerebbe il maggiore
proprietario e produttore di petrolio al mondo, peraltro a due passi degli
Stati Uniti, il principale mercato.
8.- Quindi, che la popolazione
venezuelana abbia votato a favore dell'annessione era assolutamente scontato,
il semplice ruggito di un topo maltrattato.
Come a dire, "Cari italiani: volete
riprendervi, gratis, l'Istria? Magari con annessi Rijeka (Fiume) e un po' di
gas dell'Adriatico? Basta che votiate si questa domenica".
Secondo voi, come andrebbe a finire?
9.- Trattasi banalmente di colonialismo.
E che sia opera di un paese colonizzato, non cambia nulla.
So bene che sia alcuni vecchi precetti
che dei serissimi studiosi marxisti sostengono che il nazionalismo dei Paesi
arretrati non è nazionalismo.
Non sono d'accordo. Penso sia invece un
nazionalismo ricaricato dalla povertà. Una roba del tipo "fascisti
poveri" ("fachos pobres").
Libero da ogni ritegno, questo
nazionalismo esacerbato porta al Rwanda o, aggiungendone altre cariche
negative, a Gaza.
D'altronde, chi sarebbe il Paese povero
in questo caso: il Venezuela indipendente da oltre 200 anni o il Paese colonia
fino all'altro ieri (1966) ?
10.- Penso che sarebbe essenziale sapere
cosa pensano gli essequibensi ma, secondo me, non lo sa nessuno e difficilmente
lo sapremo.
I guyanesi sono 800mila circa, gli
essequibensi invece 125mila dispersi in foreste grandi quanto tutta la Grecia.
Aggiungiamo che, probabilmente, si
ritengono sudditi britannici da oltre 200 anni (la stupidità umana non conosce
confini), che parlano un fluente inglese con accento indiano (la colonia
serviva come valvola di sfogo per qualche indiano riottoso), che hanno partiti
politici solidi pur se su base tribale, eccetera.
La domanda è: secondo voi,
preferirebbero spartirsi il loro petrolio con 40 milioni di venezuelani o
tenerselo ben stretto?
Naturalmente, credo che guyanesi ed
essequibensi s'illudano: i soldi li porterà via, ad Amsterdam e a Londra, la
multinazionale di turno.
Soprattutto però, temo che
l'internazionalismo petrolifero avrà scarso appeal.
11.- Quanto detto può essere antipatico,
ma in poche parole questi sono i fatti costituenti da cui partire.
Il fatto che a Washington siano molto
soddisfatti non cambia nulla: che il campo dei nemici gongoli non significa che
i dannati siano necessariamente amici.
Nella ignoranza, preferirei sempre stare
con loro, i dannati.
Ma, in questo caso, s'ignora solo quel
che pensano gli essequibiensi!
E su chi siano i dannati si può
discutere a lungo.
12.-Iinfine, non credo che Maduro
s'immolerà sul fiume Essequibo come fece il criminale generale Galtieri sulle
Malvine.
La sua idea di occupare il territorio
guyanese dovrebbe fare i conti persino con i brasiliani e, di certo, non
sarebbe applaudita dai cubani.
Ossia, secondo me si tratta solo di una
versione antillana del "blocco navale" votato maggioritariamente
dagli italiani.
13.- il ridicolo non ha mai ammazzato direttamente
nessuno, ma il gioco di Caracas è più rischioso dei giochi degli associati del
felpa italiano che possono barare senza paura di ritorsioni immediate.
Difficilmente, Biden può imbarcarsi un
un'altra guerra nell'anno elettorale che già lo vede assai malfermo.
Forse, non c'è un'argomentazione
sufficiente perché Caracas eviti di andare a fare il Mambrù ma, sinceramente
penso che Maduro ed I suoi dovrebbero essere troppo stupidi per mettersi gli
stivaloni e partire fischiettando "Topolin, Topolin, viva Topolin",
nella migliore tradizione dei marines.
In tal caso, temo, da maduro - e cioè
maturo - diventerebbe podrido, e cioè marcio.
14.- Ciò nulla toglie al fatto che, ciò
che chiamiamo crisi globale e in verità è una guerra globale a macchie sempre più
diffuse, continui ad allargarsi.
E, tantomeno, diminuisce l'assoluta necessità di ricreare un pensiero strategico, oggi del tutto scomparso, che parta dalla necessità di coniugare l"anticapitalismo alla speranza.
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