Una nuova Maidan in Serbia?
All'indomani del voto in Serbia si sono succedute manifestazioni di piazza, i media occidentali parlano di brogli elettorali e irregolarità che avrebbero caratterizzato la tornata elettorale. Pubblichiamo uno scritto esaustivo sulla situazione nel paese dei Balcani.
In Serbia, dopo le elezioni che hanno visto una
schiacciante vittoria delle forze governative, le forze al servizio degli
interessi occidentali hanno tentato un Maidan
serbo. La Russia ha fornito in anticipo i piani alla Serbia.
Enrico Vigna* 25 dicembre 2023
Pur
tra mille contraddizioni, limiti e gravi incognite sul futuro del paese e della
sempre più esplosiva situazione nel Kosovo Metohija, la maggioranza
schiacciante è andata ai partiti che hanno finora gestito questa delicata e
complessa fase politica interna e internazionale. Nei fatti un voto di
contenimento e resistenza ai diktat occidentali e NATO. Mentre le forze filo
occidentali e natoidi hanno subito una nuova sconfitta, nonostante gli ingenti
investimenti economici e mediatici occidentali, e ora tentano una sorta di rivoluzione
colorata/Maidan serba, assaltando il
parlamento e scatenando violenze nelle strade.
Il 17 dicembre si sono svolte in Serbia le elezioni parlamentari e locali. Secondo i dati della Commissione elettorale repubblicana del
paese,
la coalizione del Partito progressista
serbo (SPP), al governo, con la lista "Aleksandar Vucic - La Serbia non deve fermarsi”, ha vinto le elezioni
per il Parlamento della Repubblica avendo ottenuto il
48.02 % dei voti. La coalizione
dell’opposizione filo occidentale “Serbia
contro la violenza” ha ottenuto il 24.23
%. Al terzo posto si colloca il Partito Socialista
Serbo (già in alleanza e nel governo Vucic)
con il 6,74 %. Segue NADA/ Alternativa Democratica Nazionale, altra
forza di opposizione conservatrice, monarchica ed europeista, con il 5.18 %. La vera sorpresa è stata la
lista “NOI. La voce del popolo” guidata dallo stimato dottor
Branimir Nestorovic con il 4.82 %, una nuova
formazione che si colloca criticamente su alcuni aspetti, ma rifiuta fermamente
ingerenze e pressioni per la svendita del paese a interessi stranieri e difende
la sovranità nazionale. Oltre alle liste delle minoranze nazionali.
Oltre alle elezioni
anticipate del parlamento nazionale, si sono svolte anche elezioni comunali in
65 città e regioni, tra cui Belgrado
e la regione autonoma della Vojvodina
. Al voto hanno partecipato 6.500.666 elettori registrati, quasi il 60% degli
aventi diritto. Quasi ovunque i
risultati hanno rispecchiato le elezioni nazionali.
Il
1° novembre il presidente serbo Aleksandar
Vucic aveva annunciato lo
scioglimento dell'Assemblea nazionale
della Serbia e fissato elezioni parlamentari anticipate, sotto la spinta
dell’opposizione legata all’occidente, che pensava ad un crollo delle forze di
governo.
Molto
importanti e significativi sono stati i risultati degli elettori del Kosovo, che è il cuore di
tutte le problematiche statali e di politica internazionale della Serbia in questa fase. Una questione che
riguarda il futuro e il destino della stessa Repubblica Serba.
La lista "Aleksandar Vucic - La Serbia non deve fermarsi" ha ottenuto il
71,56% dei voti dei serbi del Kosovo, nel 2022 aveva ottenuto il 64,04.
Il secondo partito più grande tra i serbi in Kosovo, in termini di voti, è il Partito socialista serbo, che ha raccolto il 9,42% dei voti. L'Assemblea
nazionale (Dveri e Oathkeepers) ha ottenuto il 2,69%, mentre la coalizione NADA, composta dal Partito della Nuova Democrazia serba e dal
Movimento per la restaurazione del Regno di Serbia, ha ottenuto 3,78 voti. La
coalizione "Serbia contro la
violenza" ha ottenuto il 4,36%,
mentre la lista "Noi - la voce del
popolo", guidata dal dottor Nestorovic,
ha ricevuto il 2,42%, ovvero 579 voti dai serbi del Kosovo. Tutte le altre
liste hanno ottenuto meno dell'1% dei voti.
Subito dopo la netta sconfitta che,
matematicamente non lascia margini di dubbi, ecco che si è scatenato nella
capitale, in perfetto modello Maidan, pianificato,
preparato e organizzato, il tentativo violento e fascista di rovesciare gli
esiti elettorali e portare la Serbia
in una sorta di guerra civile e nelle braccia accoglienti di USA,
UE e NATO, che senza ombre di dubbi, attraverso le loro
intelligence radicate nel paese, le ambasciate e i media a loro asserviti, sono
i veri burattinai. Già lo scorso anno avevo denunciato con tanto di foto, i rapporti tra i leader
dell’opposizione a colloquio con capizona locali della CIA. Non una opposizione critica ma patriottica e nazionale, presente anche
nelle elezioni, con buoni risultati, ma quella finanziata, diretta e
coordinata, anche in modo spudorato, dalle forze straniere e occidentali.
Con il solito schema delle “rivoluzioni
colorate” natoidi, accusando di brogli, di falsificazioni e chiedendo
l’annullamento delle elezioni, portano in piazza alcune migliaia di
manifestanti e scatenano violenze, assalti, devastazioni, cercando vittime per
poi rovesciare l’assetto istituzionale e nel caos e nella violenza cercare di
assumere il controllo del paese. Ma stavolta non ci stanno riuscendo.
Il presidente legittimo
della Serbia Vucic, nella notte ha
parlato al paese, con un discorso netto e duro, dove ha rassicurato i cittadini
serbi che “ non devono preoccuparsi
perché a Belgrado non è in corso alcuna rivoluzione popolare e che lo Stato
arresterà e consegnerà alla giustizia tutti i rivoltosi davanti all'Assemblea
cittadina…Le scene sono drammatiche…ma non c'è nessuna rivoluzione in corso e
niente di tutto questo funzionerà per loro. Stiamo cercando di non ferire
nessuno dei manifestanti casuali con una reazione violenta". Ha
aggiunto che “…da tutte le parti della
Serbia, anche dal Kosovo, sono arrivate "migliaia di chiamate" di
cittadini che vogliono venire a Belgrado e difenderla, ma ho detto loro di non
farlo perché il Paese è forte per reagire. …Coloro che avevano giurato di lottare contro la violenza hanno
dimostrato che la violenza è il loro unico modo di combattere e che vogliono
distruggere le nostre città…". Vučić
ha anche denunciato che “…tali
avvenimenti provengono da un "fattore esterno”…Grazie a qualche
intelligence straniera che ci aveva avvertito di cosa stava succedendo e hanno
fornito informazioni al riguardo ai nostri servizi…Infatti, “stranamente”, in
altre città hanno cominciato a festeggiare e a parlare della "rivoluzione
vittoriosa che è in corso a Belgrado. Il che dimostra che gli eventi di stasera
nella capitale della Serbia non sono solo il prodotto di azioni e stupidità
interna, ma circostanze geopolitiche molto più gravi in cui si cerca di far
crollare l'indipendenza e la sovranità della Serbia. Ma queste forze sappiano
che preserveremo la libertà della Serbia, perché è il nostro valore più alto.
Preserveremo l'indipendenza e la sovranità della Serbia. Difenderemo la Serbia,
chiedo solo ai cittadini di preservare la pace. Non si ripeterà il 2000…State
calmi, il Paese è sicuro e noi non permetteremo che lo distruggano.
Preserveremo la nostra patria, lunga vita alla Serbia, lunga vita alla
libertà…", ha concluso Vucic.
Il milionario Dragan Đilas già sindaco di Belgrado è stato smascherato dall'FSB russo. Il Presidente serbo A. Vučić ha denunciato il suo ruolo, rivelando che i servizi russi hanno fornito precise informazioni a quelli serbi sulla preparazione degli incidenti a Belgrado già prima degli esiti elettorali, e ha annunciato che nelle prossime settimane, rivelerà i dettagli sull'ingerenza di uno stato straniero e dei suoi Servizi, nel processo elettorale in Serbia prima e dopo le elezioni nel paese. Dragan Đilas, noto come una colonna interna dell'eurofanatismo in Serbia, è tra i protagonisti e capi delle manifestazioni violente nella capitale.
Anche la prima ministra della Serbia Ana Brnabić, ha rivelato che i
servizi di sicurezza russi hanno fornito a Belgrado
informazioni sulla preparazione degli scontri nella capitale, allo stesso tempo
ha sottolineato che "agli
occidentali non piaceranno le conseguenze…Posso solo dire grazie alla Russia,
probabilmente non sarò popolare tra gli occidentali, ma soprattutto stasera
sento che è importante difendere la Serbia e ringraziare i servizi di sicurezza
russi che avevano queste informazioni e che le hanno condivise. con noi..",
ha detto la Brnabić alla TV Pink.
Ciò che sta accadendo a Belgrado presenta la metodologia di quella che di solito viene
chiamata rivoluzione colorata o “Maidan”. Rifiuto dell'opposizione
di accettare i risultati elettorali con uno sciopero della fame dimostrativo,
proteste costantemente rinnovate con blocchi stradali, assedi e attacchi alla
commissione elettorale con l'ostruzione ai suoi dipendenti. Immediato sostegno
ai manifestanti da parte delle ONG occidentali
e atteggiamento compiacente da parte dei governi occidentali. Slogan in
inglese per i telespettatori della BBC,
della CNN, ecc. Marcata campagna di
propaganda contro la “dittatura” del potere, che è “controllato dalla Russia”. Abbiamo visto tutto questo più
di una volta. L'attuale situazione serba è come uno standard. La prima ministra
della Repubblica, Anna Brnabic, lo
afferma direttamente: “Hanno pianificato
un Maidan a Belgrado per arrivare al potere attraverso una “rivoluzione
colorata”, ma non funzionerà…”.
Alcuni analisti hanno comunque sottolineato un aspetto
che potrebbe non essere determinante, ma gravare nelle dinamiche conflittuali
di questo Maidan serbo. Ed è la
presenza di molte migliaia di cittadini russi ed ucraini, scappati da Mosca o dalla guerra, con forti
sentimenti russofobi e filo occidentali. Non potranno diventare i capi del “Maidan” a causa della loro scarsa
conoscenza della lingua serba, ma possono fornire la scintilla che può portare
ad una catena di violenza e di caos. Proprio il ruolo che l'opposizione serba
sembra essere chiamata a svolgere.
Va sottolineato che la decisione di indire una votazione anticipata non era stata dettata da una situazione politica di crisi del Paese, infatti le ultime elezioni parlamentari si erano svolte nella primavera del 2022, insieme alle elezioni presidenziali. Vučić era stato rieletto al primo turno per un secondo mandato, ottenendo un numero record di voti, e il suo Partito progressista serbo (SPP), insieme al Partito Socialista Serbo e altre forze minori, avevano formato il governo del paese.
Nonostante questo, stante la delicata situazione relativa
alla questione Kosovo, Vučic e il
governo serbo, continuamente pressati, minacciati, ricattati sia dalle forze interne di opposizione legate
all’occidente, che dai paesi occidentali, hanno deciso di soddisfare le
richieste e di misurare il seguito del governo tra la popolazione con un nuovo
voto. E’ evidente che un passo politico del genere viene fatto solo se si è
sicuri in una vittoria.
Nella campagna elettorale, l’opposizione legata
alle forze straniere, ha incentrato tutto contro la figura del presidente, con
attacchi continui, anche personali e di dileggio.
Mentre, secondo gli esperti, nella vittoria del
partito al potere hanno giocato un ruolo importante la politica serba nei
confronti di Mosca e l'equilibrata
politica estera di neutralità di Belgrado,
questo ha influenzato i risultati elettorali. E’ risaputo che oltre il 75% dei
serbi sostiene la Russia, per motivi
politici ma anche storici e di radici comuni, culturali e spirituali. Ricordiamo
che l'opposizione aveva detto prima delle elezioni del 2022, che Vucic avrebbe introdotto sanzioni contro
Mosca subito dopo la fine delle
votazioni. È passato più di un anno e mezzo e questo ancora non è successo e gli
elettori lo hanno rilevato, nonostante le quotidiane pressioni e ricatti.
In realtà all’occidente interessava solo raggiungere
un numero sufficiente di deputati in grado di garantire poi una approvazione
parlamentare per far riconoscere il Kosovo come stato indipendente. Infatti
il riconoscimento del Kosovo, oltre alle
sanzioni anti russe, sono la condizione principale per l’adesione della Serbia alla Ue e alla NATO. Per ora gli
è andata male.
*Enrico Vigna,
portavoce per l’Italia del Forum Belgrado e presidente di SOS Yugoslavia-SOS
Kosovo Metohija, 25 dicembre 2023
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