SE LA DISABILITà è OSTAGGIO DELLA RETORICA....

 Rimuovere le barriere architettoniche, assicurare ai disabili quote e percentuali nelle assunzioni presso gli Enti pubblici, sono forse le soluzioni migliori?

Se guardiamo agli Enti pubblici capiamo che esistono centinaia di Enti indietro nelle procedure assunzionali, non sempre si attinge dalle categorie protette e quando lo si fa diventa occasione per spot autocelebrativi.

Siamo un paese arretrato anche sotto il profilo della cura alla persona e al rispetto dei diversamente abili, la stessa legislazione in materia di lavoro, specie in tempi di covid, non è attenta alle problematiche di queste persone.

In questi giorni imperversa la polemica sulla necessità di un ministero della disabilità in un paese nel quale poche sono le strutture pubbliche attrezzate alla cura e alla assistenza di queste persone che sovente viene demandata al cosiddetto privato sociale.

Tra vecchi retaggi e capriole elettorali il problema della disabilità viene sovente scaricato sulle famiglie che in tempi di crisi hanno pochi strumenti per affrontare il problema. E quando interviene il pubblico e il privato sociale ci si limita alla cura e all'assistenza dimenticando tutto il resto da cui dipende poi la qualità della vita del disabile e dei suoi familiari.

L'approccio non puo' essere  solo quello medico e sanitario o in ambito lavorativo riservando quote irrisorie per l'inserimento occupazionale, l'approccio dovrebbe essere anche ben altro ma ha dei costi e presuppone un salto di qualità culturale nell'affrontare tutte le problematiche connesse alla disabilità

L'emancipazione reale dei disabili non passa dalle quote o dall'inserimento in strutture chiuse e aperte che sovente trattano i diversamente abili alla stregua di malati da curare.

Occorre invece ripensare anche le modalità con le quali affrontare le disabilità che non sono riconducibili ad un approccio onnicomprensivo.

E affrontare il problema a tutto tondo sarebbe di grande aiuto ai disabili e alle loro famiglie , trattare i disabili non come numeri o centri di costo per rompere la logica che il welfare debba essere vincolato a tetti di spesa e ad approcci compatibili con i processi di esternalizzazione dell'assistenza al terzo settore.


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