Intervista sul declino dell'Italia

Abbiamo intervistato il Sindacato di base Cub di Pisa sulla crisi che investe il nostro paese

Una crisi provocata dal covid?

Una crisi di sistema visto che l'Italia dal 2008 al 2019 è stata praticamente ferma impiegando un decennio per tornare ai livelli di prima. Luciano Gallino molti anni fa spiegava come la crisi economica e sociale coincidessero e la situazione si è messa male per il nostro paese con lo smantellamento dei settori pubblici, le privatizzazioni e al contempo le delocalizzazioni produttive ove il costo del lavoro era inferiore e gli Stati nazionali offrivano condizioni vantaggiose come aiuti, sovvenzioni, tasse irrisorie e condizioni di sfruttamento selvagge.

Per molti anni l'Italia, nei cosiddetti trenta anni gloriosi per l'economia capitalistica fino alla crisi petrolifera degli anni settanta,  aveva importato tecnologia Usa e i settori pubblici avevano avuto un ruolo di traino anche per il privato. Se guardiamo la Produttività totale dei fattori (Ptf), l'indice di innovazione per capirsi da non confondere con il Pil, l'Italia ha recuperato fino al 1980 tutti i ritardi derivanti dalla seconda guerra mondiale ma ni 40 anni successivi  ha perso tutto. 

Chi pensava che il problema fossero lo Statuto dei lavoratori, le regole in materia di lavoro troppo svantaggiose per le aziende ha portato avanti controriforme che hanno annullato tutele individuali e collettive, distruggendo i diritti sociali non hanno recato tuttavia benefici all'economia, sono comunque riusciti a mettere in ginocchio la classe lavoratrice anche grazie alla subalternità e all'ignavia dei sindacati cosiddetti rappresentativi. Gli anni del liberismo, dell'austerità e del pareggio di Bilancio in Costituzione sono stati funzionali al contenimento del debito ma non hanno fatto crescere l'economia italiana e nel frattempo sono cresciute le disugugalianze sociali ed economiche e il potere di acquisto dei salari e delle pensioni è crollato. 

Anche l'idea che precarizzando il lavoro l'economia ne avrebbe tratto vantaggi si è rivelata errata. Eppure sono proprio gli artefici del neoliberismo a dettare le linee guida in campo economico e politico. Poi un ragionamento andrebbe fatto anche per il sistema fiscale, la riduzione delle aliquote ha sancito una minore tassazione per i redditi elevati, quelli da capitale, e le ripercussioni negative sono state sul welfare, sulla sanità e sull'istruzione

Torniamo all'innovazione

E' proprio la mancata innovazione a determinare la crisi, non si investe in formazione e ricerca perchè hanno volutamente depotenziato l'apporto del settore pubblico in nome dell'idolatria del mercato e della sua presunta autoregolamentazione.Nel 1980, recuperato il divario tecnologico, non è partito un nuovo processo di innovazione che investisse anche le imprese, la pubblica amministrazione e la società, il welfare non è stato in grado di sopperire ai nuovi bisogni, la crisi delle imprese è stata pagata dai cittadini con gli ammortizzatori sociali.Le tecnologie avanzate richiedono forti investimenti  per impiegarle nella produzione ma il capitalismo italiano ha preferito puntare tutto sulle delocalizzazioni, sulle privatizzazioni e sull'austerità. E il ruolo dei partiti è stato subalterno a questa logica, poi quando si è trattato di operare dei cambiamenti nel sistema della rappresentanza politica si è scoperta la corruzione che in misura piu' o meno grande c'è sempre stata. La stagione di Manipulite è stata funzionale alle privatizzazioni, sarebbe stato sufficiente mette in carcere  i corrotti e i corruttori e chiudere le gabbie per non farli uscire. Ma al contrario la galera in Italia se la fanno i subalterni e quanti hanno operato scelte di radicale rottura con il sistema, gli imprenditori o i managers di stato, per lo piu', se la cavano con poco.


 Tra i progetti del Governo Draghi c'è il rilancio della formazione e dell'efficienza

Draghi è stato imposto dalla Bce e da Confindustria che ha messo tutti d'accordo, chi voleva andare alle elezioni ora siede in Maggioranza. E' tutto da dimostrare che si riesca a crescere puntando sulla innovazione, piuttosto si guarderà al contenimento del debito e i costi del privato saranno scaricati sul pubblico attraverso i fondi del Recovery.. Ricordiamo la crisi del 1992, le manovre finanziarie lacrime e sangue per abbattere il debito, da lì nascono le disuguaglianze crescenti e ormai insostenibili anche per il sistema capitalistico. Sicuramente il Governo interverrà per combattere l'evasione fiscale che in alcune aree del paese ha raggiunto livelli preoccupanti, da qui a una distribuzione equa e solidale delle ricchezze recuperate dallo Stato corre grande differenza..Lo stesso ascensore sociale nei 40 anni del neoliberismo è rimasto praticamente fermo, poi si racconta a scuola del valore salvifico del merito....

La mobilità sociale in Italia è inesistente e siamo ormai fanalino di coda dei paesi Ue, questa è la verità occultata dietro alla meritocrazia presunta, una ideologia devastante e funzionale a una ridistribuzione del reddito iniqua e diseguale. La mancanza di mobilità sociale è tra i fattori scatenanti della crisi del Ptf prima menzionato.

Prendiamo ad esempio i vaccini, il nostro paese avrebbe dovuto seguire una strada diversa da quella intrapresa nella Ue, abbiamo aspettato mesi le dosi provenienti dalle multinazionali Usa e oggi ci ritroviamo con la percentuale piu' bassa di vaccinati. E sia ben chiaro che la imminità di gregge, al pari degli investimenti in ricerca e sanitò, sono fattori dirimenti per la ripresa economica e per la stessa tenuta sociale del paese.

Ha ragione Andrea Capussela  (Declino Italia Einaudi) a dire che la crisi è legata alla sconfitta delle attività socialmente utili da parte di attività dannose come la devastazione del territorio, la corruzione, la predazione e la forsennata ricerca del profitto nonchè i processi speculativi attorno alle rendite. Ma le forze parlamentari che hanno permesso tutto cio' sono le stesse che Governano oggi, cosa possiamo aspettarci allora dal Governo Draghi?

Il contenimento del debito, le politiche di austerità e la assenza di sovranità monetaria sono tra i fattori scatenanti della lunga crisi dell'Italia, se per abbattere il debito non investi e depotenzi il welfare la stessa domanda risulta stagnante e la economia langue.

Per queste ragioni oggi l'Ue, con la pandemia, ha deciso stanziamenti importanti in deroga al rapporto Pil\debito su cui si sorregge l'impianto di Maastricht, ma questi processi saranno ricondotti alla salvaguardia di un sistema economico e sociale che è invece la causa della crisi attuale.

Prendiamo ad esempio la pandemia, sta colpendo duramente le classi subalterne anche in termini di morti e contagi, ci ritroveremo con crescenti disuguaglianze soprattutto nei paesi del continente latino americano

E i cantori della centralità del mercato?

Prendiamo ad esempio il costo del lavoro, piu' lo riduci meno le imprese investono in formazione e tecnologia, poi c'è stato il crollo degli investimenti pubblici e la fase recessiva ha anche impoverito gli investimenti delle imprese. Poi aggiungi una politica fiscale restrittiva finalizzata solo a favorire le imprese e hai una fotografia obiettiva della crisi dell'Italia . Eppure Draghi sembra riprendere  alcune tesi di due economisti mainstream come Giavazzi e Alesina, editorialisti de Il Corriere particolarmente ascoltati in ambito economico e politico, per loro il problema è l'intervento dello Stato nell'economia quando invece è un antidoto alla crisi. La loro idea di ridurre spesa e pressione fiscale privatizzando i settori pubblici è la stessa dei neoliberisti e la causa del declino dell'Italia.  L'idea poi che privato sia sinonimo di bellezza ed efficienza è un altro dogma confutato dalla realtà, è proprio l'arretratezza del privato e il depotenziamento del pubblico a rappresentare la causa della crisi italica.

Le privatizzazioni hanno permesso di raggiungere utili fantastici e dividendi tra gli azionisti con le quotazioni in Borsa, i managers sono super pagati ma l'economia stagna e salari e pensioni perdono potere di acquisto.  Qualcuno invoca regole e legalità, eppure per anni abbiamo assistito a continui cambiamenti legislativi come quelli in materia di appalti che alla fine non hanno abbattuto i fenomeni corruttivi e al contempo le tutele dei lavoratori e delle lavoratrici sono stati ridotti ai minimi termini.

Chi oggi pensa che la centralità dei mercati e la loro autoregolamentazione sia la soluzione del problema si prepara in realtà a un bagno di sangue per le classi lavoratrici.


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