Come nascono i processi di ristrutturazione della Pubblica amministrazione. Fallimento del lavoro agile, Pola e carenze di organico: i problemi irrisolti dei servizi pubblici sempre piu' destinati a favorire le imprese

 Il fallimento del lavoro agile, Pola e carenze di organico. I problemi irrisolti dei servizi pubblici sempre piu' destinati a favorire le imprese

 

Il Pola stenta a decollare, stando ai dati della Funzione Pubblica e, dopo un monitoraggio attraverso il Portale della performance, solo 54 delle 162 amministrazioni controllate risultano avere adottato un Piano organizzativo per lo smart working.

Sul lavoro agile siamo in ritardo rispetto a ogni piu' nera previsione e nonostante le scadenze previste dal Decreto Rilancio molte amministrazioni pubbliche non sono state capaci di redigere un piano per il lavoro agile rivedendo al contempo il ciclo della performance.

Quando poi si avvicinerà la scadenza prevista per l'adozione del Pola negli Enti locali la situazione diventerà ancora piu' complicata.

Per comprendere la ragione dei ritardi è bene liberare il campo da alcuni equivoci:

  • A distanza di un anno dall'inizio della Pandemia la Pubblica amministrazione  è stata letteralmente investita da richieste di smart working, in numerosi casi il lavoro agile è stato strumento per evitare i contagi e contenziosi giudiziari, i ritardi nella messa in sicurezza delle strutture, il diffondersi dei contagi nella prima fase pandemica, le norme anti affollamento hanno consigliato le amministrazioni a ricorrere alla modalità agile
  • Da anni esisteva una legge sul lavoro agile  a lungo disattesa tanto che nelle prime applicazioni si è fatta enorme confusione tra lavoro agile e telelavoro che sono disciplinati da regole e principi ben diversi. Il telelavoro è stato sostituito dallo smart perchè piu' flessibile e conveniente per i datori pubblici , ne sono conferma le decurtazioni economiche (mancato pagamento delle spese sostenute e dei buoni pasto per dirne alcune) alle quali sono soggetti i lavoratori agili
  • Riorganizzare il lavoro secondo la modalità agile prevede anche rivedere il piano dela Performance che negli enti pubblici è sempre piu' macchinoso. La performance sarà rilanciata con il Governo Brunetta nonostante sia ormai dimostrato che non serve ai fini del miglioramento\accrescimento dei servizi nella Pa, non è funzionale all'aumento delle competenze di ogni singolo lavoratore, è invece funzionale al risparmio perchè in base alle valutazioni si accorda meno salario accessorio impedendo le progressioni orizzontale e l'accesso ai concorsi per quelle verticali. Detto in altri termini l'ideologia della performance è funzionale ai meccanismi divisori della forza lavoro, crea subalternità ai dirigenti e alle modalità organizzative ed esecutive proprie delle Amministrazioni, resta quello strumento di controllo  rivelatosi del tutto inefficace ai fini dell'ammodernamento della Pa.
  • Adottare il Pola significa anche rivedere il piano della Performance ma risolvere anche i problemi strutturali della Pubblica amministrazione che quanto a tecnologia è indietro rispetto ai paesi della Ue La responsabilità di questa situazione è da ricercare nelle politiche di austerità che hanbo contenuto ai minimi termini la spesa risparmiando soprattutto sugli investimenti. E' quindi prevalsa la logica di erogare i servizi pensando che accrescere i tradizionali carichi di lavoro in presenza fosse la soluzione migliore e praticabile. Con l'arrivo della pandemia i nodi sono venuti al pettine e numerose amministrazioni non hanno ripensato le modalità di erogazione dei servizi per carenza di personale, strumenti obsoleti e tradizionali meccanismi di controllo della forza lavoro.
  • Il salto di qualità della Pa, da qui l'idea della cosiddetta riforma, è quella già delineata dal capitalismo dela sorveglianza, sorvegliare (a distanza) e punire secondo la logica descritta da Focault.
 
Solo il 33,3% delle amministrazioni statali monitorate hanno pubblicato i Pola, piani organizzativi del lavoro agile, questi dati fotografano il fallimento della stessa Pa che oggi corre ai ripari pensando all'ennesima Commissione tecnica dell'Osservatorio nazionale del lavoro agile dove inserire tecnci di nomna politica e ministeriale.
 
Se poi analizziamo i dati della Funzione Pubblica, solo 5 su 14 ministeri,  6 su 25 parchi nazionali,  26 su 67 università hanno oggi redatto il Pola.

L'auspicato "cambiamento cambiamento culturale da cui bisogna trarre tutte le conseguenti analisi" si scontra con la materiale organizzazione dei settori pubblici, l'irrisolta carenza di organici, l'assenza per un trentennio di investimenti con la forza lavoro piu' vecchia della Ue e l'asssenza strutturale della formazione pensata solo per le figure apicali e a lungo giudicata un costo e non investimento per la Pa.

La verità occultata poi è ben altra ossia che la organizzazione del lavoro delle singole amministrazioni secondo la modalità agile è avvenuta secondo la logica della decurtazione economica ai danni del personale in smart con grande risparmio per le amministrazioni in termini di costi e spesa di personale. La modalità agile alla fine è stato strumento per risparmiare non una modalità nuova, il tanto decantato lavoro a progetto (che determina accrescimento dei carichi di lavoro e nel tempo porterà allo stravolgimento dei profili professionali oggi esistenti) è stato funzionale anche a limitare il potere contrattuale delle stesse Rsu che nel corso degli anni hanno visto le materie oggetto di contrattazione ridursi ai minimi termini proprio quando il potere di acquisto salariale perdeva sempre piu' terreno.
 
Da qui nasce  l'idea di un modello contrattuale nuovo e di sistemi di regolazione che necessitano di percorsi di ristrutturazione della Pa che rischia di essere ripensata come servizio non al cittadino ma alle imprese.
 
E in questi percorsi l'ignavia sindacale sarà funzionale a costruire percorsi di controriforma a partire dalla supina accettazione della performance e facendo passare la digitalizzazione come necessità assoluta per ammodernare i servizi pubblici senza prima rimuovere i tetti di spesa che hanno fatto perdere oltre 500 mila posti di lavoro nell'arco di un quindicennio.
 
E sempre l'ignavia sindacale avrà come merce di scambio per il silenzio assenso verso i processi di ristrutturazione il welfare aziendale che il Governo draghi favorirà ulteriormente attraverso sgravi fiscali sempre maggiori che favoriranno previdenza, sanità integrative e lo scambio diseguale tra salario e bonus.
 

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