Quando l'economia diventa dogma....

 Da anni siamo subalterni ai dogmi neoliberisti e a una idea sbagliata secondo la quale l'economia sarebbe una scienza come la fisica. Prendiamo ad esempio il Pil, un fattore di misurazione del tutto inadeguato a fotografare l'andamento economico,viene scambiato lo sviluppo con la crescita  nel nome della quale ogni spinta è indirizzata alla valorizzazione del capitale, al contenimento del costo del lavoro, alla soppressione dei diritti sociali.

La quantità dei beni prodotti in realtà potrebbe aumentare in presenza di una tecnologia nuova e piu' efficiente e non è detto che la nuova tecnologia in tempi brevi serva per accrescere i prodotti ma sicuramente valorizza il capitale.

Gramsci ricordava che la crisi arriva quando il vecchio sta per morire ma il nuovo non è ancora capace di sostituirlo, nei periodi di passaggio, piu' o meno lunghi, possono verificarsi fenomeni di austerità e di contenimento dei costi solo per non far crescere l'indebitamento.

Ma pensare che l'economia debba seguire un percorso già precostituito resta un grave errore, chi pensa all'economia come una scienza perfetta a pochi giorni dal crollo del 2008 non immaginava neppure gli scenari della crisi che di lì a poco sarebbero esplosi.

Per anni ci hanno raccontato che la deflazione salariale, la riduzione del costo del lavoro e ergo degli stipendi, rappresentavano una necessità assoluta per le imprese che nel frattempo erano libere di delocalizzare produzioni trasferendo le sedi in paese con sistemi fiscali vantaggiosi.

Oggi viene detto che servono nuove tecnologie green e riforme per rilanciare l'economia del paese dopo anni di tagli alla spesa pubblica e un sistema di tassazione piatto e non progressivo.

La politica esegue alla lettera i dettami dell'economia che assume caratteristiche non lineari per quanto ne possano dire gli economisti maistream che hanno trasformato in dogmi assoluti le regole di funzionamento dell'economia capitalistica degli ultimi 40 anni.

Se leggi il passato con gli stessi dogmi con i quali pensi di governare il presente costruisci solo una operazione ideologica, una sorta di economia gestita come la fisica meccanica.

Si dimentica infatti che l'economia è strettamente connessa alle innovazioni, se vediamo la composizione della forza lavoro nel corso degli ultimi due secoli , almeno nei paesi a capitalismo avanzato, cogliamo le profonde trasformazioni avvenute. La composizione di classe è mutata ma non è cambiato lo scontro tra capitale e lavoro, piuttosto questo scontro va letto in termini non ideologici al fine di scongiurare gli stessi dogmi meccanicistici dei cantori del capitale.

Gli assiomi del capitale, le verità indiscutibili, hanno finito con l'influenzare l'economista, il sindacalista e il politico che ormai parlano tutti lo stesso linguaggio e alla fine prendono per buone teorie che andrebbero invece discusse  e contestate alla luce di dati e dei contesti storici.

Non è vero che i mercati siano la soluzione del problema, se lo fossero stati non ci sarebbero state le crisi del 1929 e del 2008 e probabilmente neppure quella attuale.

E a proposito della centralità dei mercati dimentichiamo il ruolo degli stati nazionali e delle Banche dirimente per favorire i capitali nazionali o per soccorrerli, con soldi pubblici, in caso di crisi.

Se con i soldi pubblici sono stati salvati dal fallimento numerosi istituti di credito ben presto gli stessi sono tornati nelle mani del privato secondo quel vecchio detto che le perdite vanno socializzate mentre i profitti no.

Non siamo economisti o matematici capaci di studiare testi e dati in termini scientifici ma possiamo sicuramente individuare le criticità e le contraddizioni di una scienza economica costruita con dogmi assoluti che all'atto pratico si dimostrano sbagliati perchè seguono modelli lineari e astratti come quando ci parlano della centralità dei mercati.

Le innovazioni tecnologiche cambiano la struttura dell'economia, la rivoluzione green tanto auspicata è legata a fattori noti come la crisi ambientale, la ricerca di nuove energie, questi processi innovativi tuttavia favoriranno la produzione di merci nuove con minor tempo ma senza per questo ridurre l'orario di lavoro o aumentare l'occupazione con retribuzioni dignitose. Piuttosto rischiamo di trovarci davanti a crescenti disuguaglianze che ormai rappresentano un fattore di freno per la stessa economia capitalista.

L'economia è in continua evoluzione anche se viene letta secondo schemi rigidi e precostituiti nell'interesse solo degli agenti del capitale.

I paesi europei periferici, tra i quali il nostro, sono quelli in maggiore sofferenza e colpiti dalla crisi vantano tassi di disoccupazione maggiori ma anche minori investimenti in ricerca e formazione. Eppure per anni hanno pensato che abbassando il costo del lavoro e distruggendo le tutele collettive ed individuali l'economia potesse ripartire grazie anche a sistema fiscali favorevoli per l'impresa.

L'austerità espansiva e il pareggio di bilancio in Costituzione, oggi difeso a destra e a sinistra, sono serviti per far ripartire l'economia? Ovviamente no, sono stati utili solo per il capitale e i suoi profitti, lo stesso capitale che oggi tramite il Governo Draghi detta le linee da seguire sul Recovery e sui processi di ristrutturazione.

Alternative esistono ma sono troppo deboli o le poche interpretazioni non ufficiali stentano ad uscire da qualche cerchia ristretta di analisti e studiosi rigorosi.

La lotta all'idea che le disuguglianze sociali ed economiche siano irrisolvibili o che si possa far riprendere l'economia solo con l'austerità, la contrazione dei costi del lavoro o il pareggio di bilancio sono i dogmi da rimettere in discussione insieme ai modelli costruiti ad arte per giustificare le politiche degli ultimi decenni.

Prendiamo ad esempio l'Ue, se tutti i paesi decidessero insieme di aumentare i salari ne avremo solo vantaggi come l'aumento del Pil, tutti insieme potrebbero valorizzare le innovazioni tecnologiche accrescendo la ricchezza e la produttività del lavoro ma cio' non accadrà mai perchè ogni paese,odia i più forti, vuole mantenere inalterati i rapporti di forza. L'idea che possa esistere un Europa dei popoli e non del capitale è una delle tante narrazioni tossiche alle quali siamo ormai assuefatti. Ora l'Ue è a un bivio e sta ragionando attorno all'idea di costruire politiche coordinate , da qui i dettami imposti a ogni paese per utilizzare il Recovery in un unico senso. La Germania non ha alcuna intenzione di riconvertire la propria economia basata sulle esportazioni in economia di investimenti e consumi e cosi' il sogno , astratto, dell'Ue è destinato a naufragare.

Non è il modello tedesco il faro guida per i paesi europei eppure tutti seguono i dettami della Germania che è il paese piu' forte e non riescono a muoversi al di fuori dei dettami Usa e atlantisti.

Aveva ragione Federico Caffè. maestro dimenticato di Mario Draghi, a dire che gli economisti non sono dei profeti, eppure per decenni sono stati proprio loro a dettare le linee guida agli stati nazionali e con il nuovo Governo saranno piu' forti di prima e parliamo di economisti del capitale legati al pareggio di bilancio e alle teorie, pur riviste, dell'austerità espansiva che oggi, come ieri, rappresenta il pensiero unico contro cui muoversi

Ps

E' vivamente consigliata la lettura de Il mercato rende liberi di Mauro Gallegati edizione Luiss


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