Semplificazioni in materia di lavoro? No grazie

 Le richieste datoriali sono sempre le stesse e partono dall'errato presupposto che la crisi occupazionale sia dovuta ai troppi ostacoli imposti dalla legislazione giuslavorista

Si dicevano le stesse cose quando si trattava di cancellare l'art 18 dello Statuto dei lavoratori, veniva detto allora che le aziende non potevano investire sul lavoro per le troppe rigidità imposte negli anni settanta dal ciclo delle lotte operaie.

In questi giorni sono ritornati i cantori della lotta agli ostacoli e fautori delle cosiddette semplificazioni . Ricordiamo ancora quando le associazioni datoriali sostenevano che le causali per i contratti a tempo determinato rappresentavano un problema per le imprese che avevano beneficiato dei contratti precari, delle collaborazioni, dell'interinale senza mai costruire percorsi di stabilità occupazionale.

La storia insegna l'esatto contrario ossia che precarietà e assenza di regole rigide hanno favorito la riduzione occupazionale, le imprese per anni hanno preferito investire nella riduzione del costo del lavoro delocalizzando produzioni senza mai investire nella formazione.

Lo stesso è accaduto negli Enti locali con i Sindaci interessati quasi unicamente al raggiungimento del programma di mandato da spendere nelle elezioni successive.

Il cauto ottimismo di Confindustria riguarda la riduzione del debito e la speranza, anzi la certezza, che l'arrivo di Draghi determini politiche di contenimento della spesa indirizzando cospicui capitale verso le imprese che a loro volta tornano a chiedere di rimuovere tutti gli ostacoli che poi sono quelle regole indispensabili per la salvaguardia dei diritti della forza lavoro.

Già si parla di debito buono, quello destinato a favorire le imprese rispetto agli ammortizzatori sociali e al reddito di cittadinanza, a tale scopo sono state avanzate richieste ben precise di riscrittura del Recovery a partire dalla Pubblica amministrazione, dal welfare e dal lavoro.

Se sono chiari gli intenti padronali non sono per nulla espliciti i motivi per i quali i sindacati siano cosi' contenti dell'arrivo al Governo di Draghi.

Il business della formazione fa gola alle associazioni datoriali, i soldi europei potrebbero essere indirizzati a sostegno dei processi di ristrutturazione aziendali tagliando al contempo, perchè i soldi non sono sufficienti, salari, ammortizzatori sociali e sussidi. Ecco spiegate le cosiddette politiche attive in materia di lavoro.

Detto con altre parole, "il Recovery Plan potrebbe essere uno strumento utilissimo per accrescere il know-how dei lavoratori in ambito tecnico e tecnologico, incidendo in maniera decisiva nell’innalzamento dei livelli di formazione, di occupazione e di sviluppo dell’impresa". 

Il Governo Draghi rimette al centro delle azioni governative la Finanza e l'impresa perchè il nuovo esecutivo sarà asservito a questi interessi salvo poi raccontarci che sta operando per ammodernare il paese digitalizzandolo e investendo i soldi invece di destinarli a sussidi improduttivi. Peccato che tra i sussidi improduttivi potrebbero trovarsi anche le politiche di sostegno al reddito o ai lavoratori senza occupazione, ma di questo ce ne renderemo conto ben presto, quando ripristineranno i licenziamenti collettivi per i quali sta premendo con forza Confindustria.

Aprire spazi di sperimentazione  progettazioni innovativi è una frase che puo' essere tradotta in tanti modi ma nel linguaggio padronale determina la ridefinizione degli spazi urbani, processi di riconversione e tagli a quelle produzioni giudicate obsolete perchè non piu' competitive sui mercati.

Confindustria chiede libertà assoluta di licenziamento e di decidere sull'utilizzo dei soldi europei, per questo è caduto il governo Conte 2 con gli stessi partiti che lo sostenevano ora proni a Draghi.

Gli ammortizzatori sociali hanno mostrato molti limiti ma ci si vuole muovere per ampliarli o per ridurli? E non dimentichiamo la proposta di alcune associazioni datoriali o di commercianti che rivendicavano per loro i fondi destinati agli ammortizzatori sociali.

I padroni sono contrari al finanziamento delle assunzioni a tempo determinato, le ritiene del tutto inutili per gli interessi di impresa, per questo vogliono riscrivere il Recovery e hanno determinato la fine del precedente Governo.

E le semplificazioni? Ad esempio tornare  a bandi di gara che non partano dal calcolo del costo di personale per aggiudicare appalti al ribasso costringendo la forza lavoro ad accettare riduzioni orarie e contributive con secca perdita salariale.

E altre semplificazioni sono all'orizzonte come un sistema di tassazione ridotto per le imprese tra mille agevolazioni fiscali che invece vengono considerate per i lavoratori del tutto insostenibili.

E per concludere la stessa legislazione in materia di lavoro, le attuali tutele per altro del tutto insufficienti rischiano di essere ulteriormente ridotte.

Ecco spiegato il Programma padronale, dietro alle semplificazioni si nasconde ben altro e presto ce ne accorgeremo sperimentandolo sulla nostra pelle

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