Tra politica e pericoli pubblici. In arrivo i licenziamenti collettivi

 W. Benjamin considerava la politica come una sorta di memoria storica tra lotte e sconfitte, una sorta di redenzione degli oppressi, idea ben diversa dalla odierna governance o dal teatrino parlamentare e sindacale di cui siamo, nostro malgrado, passivi spettatori.

Se recuperiamo questa visione alta della politica potremo non cadere nell'antipolitica o peggio ancora in visione appiattite sul pensiero comune impostoci dai dominanti.

Nonostante il blocco dei licenziamenti e la sospensione delle casuali per i contratti a tempo determinato abbiamo perso migliaia di posti di lavoro. La causa di questa emorragia occupazionale è da ricercarsi nella pandemia?

Senza dubbio la crisi del Covid è stata un fattore scatenante ma immaginiamoci cosa sarebbe successo se non fosse stato applicato il blocco dei licenziamenti e pensiamo che tra le prime richiesta avanzate a Draghi si trova proprio la fine, senza ulteriori deroghe, di questo divieto bollato come un freno per la crescita e la occupazione.

La crisi è stata pagata dai lavoratori, dai piccoli commercianti non certo dai grandi industriali e dagli azionisti che alla fine scopriremo piu' ricchi e potenti.

Mentre ogni giorno muoiono  500 persone per Covid e il numero dei decessi totali è arrivato quasi a 90 mila, mentre leggiamo che questi numeri potrebbero essere in realtà sottodimensionati perchè le cause delle morti  spesso non sono ricondotte al fattore scatenante del contagio, l'opinione pubblica si è dimenticata della sanità  che sembra ormai un problema esclusivo per gli addetti ai lavori e non una priorità per gli interventi statali.

I 209 miliardi di euro del Recovery sono il vero fattore scatenante della crisi di governo con il ritorno alla normalità dei tecnocrati, degli uomini super partes che poi provengono dal gotha della finanza e dell'economia mondiale. Su questi soldi hanno puntato l'occhio in tanti, troppi, da mesi la disputa riguarda le modalità con le quali saranno spesi i miliardi del Recovery, per quali fini e a vantaggio di quale progettualità-

E qui entra in ballo la politica non intesa come lotta tra dominanti e dominanti, tra cambiamento e conservazione ma una politica che rimette al centro gli interessi dei poteri forti e, con la spregiudicatezza dei ricchi , decide che il problema insormontabile per il paese sarebbe  rappresentato dalle eccessive tutele del lavoro. Non solo i dominati rappresentano un problema con i loro desideri di non essere sopraffatti in nome del Dio Mercato, per fortuna ci sono i dominanti a  riportare il debito sotto controllo facendone pagare i costi ai subalterni.

Sono sempre i dominati un pericolo pubblico, lo sono se manifestano ai cancelli della Fedex a Piacenza per protestare contro i 600 licenziamenti italiani della multinazionale americana, lo sono se rivendicano ammortizzatori sociali per chi è senza lavoro o rinnovi contrattuali dopo anni di potere di acquisto in perdita..

E la politica intesa nel senso nobile del termine, quello analizzato da Benjamin ad esempio, puo' essere di grande aiuto se fa tesoro delle sconfitte del passato per guardare al futuro, alla redenzione dei dominati che a breve prenderanno coscienza di come la politica reale, quella assai meno nobile, li ha ingannati attraverso i vaffa, i proclami sovranisti, incitandoli al razzismo e alle lotte tra poveri,  attirandoli nella rete illusoria di cambiamenti che si sono poi rivelati mera conservazione. 

L'era dei draghi è iniziata e con essa tornano in gioco i poteri dell'euro, delle leggi di stabilità che da sempre considerano i dominati un pericolo pubblico quando e se alzano la testa.

La religione del capitalismo aveva bisogno di un insigne esponente degl gotha finanziario per riaffermarne i valori e le pratiche devastanti e mentre si continua a morire di Covid i fautori della crisi si ripresentano come i salvatori della patria e dell'economia. E ancora una volta gli agnelli sacrificali saranno i dominanti troppo tutelati al contrario dei poveri industriali alla "canna del gas" per la crisi.

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