Acosta: «Pérez è temuto sia dai correisti sia dalla destra»

Acosta: «Pérez è temuto sia dai correisti sia dalla destra»
Andrea Cegna, 14.02.2021


Intervista al presidente dell'Assemblea Costituente 2007-2008 in Ecuador. «Yaku non è un
estrattivista come Correa. Yaku, come dozzine e dozzine di indigeni e indigene, è sopravvissuto alla
repressione del correismo»
Non si sa ancora chi sarà lo sfidante di Arauz, il candidato correista, al ballottaggio presidenziale
dell11 aprile in Ecuador. Pérez sembrava sicuro del secondo posto ma pochi seggi e alcuni voti di
differenza tra conteggio rapido e manuale avrebbero ribaltato il risultato. I due contendenti e il
quarto classificato, Hervas di Izquierda Unida, sembrerebbero orientati ad un accordo anti Arauz.
Ma sarà ben diverso, per lelettorato di sinistra, la scelta da compiere in base a chi sarà il
contendente che sfiderà il candidato corriesta.
Pérez e Lasso si sono incontrati e con il Consiglio Nazionale Elettorale hanno siglato un accordo di
sei punti: revisione totale dei voti nella provincia di Guayas; riconteggio al 50% dei voti in 16
province; creare un istitutivo per applicare laccordo; supervisione cittadina del sistema informatico
con delegati delle due parti; finito il processo di revisione si avrà la proclamazione definitiva dei
risultati; il processo sarà trasmesso integralmente nei canali ufficiali del CNE. Per lex presidente
dellAssemblea Costituente 2007-2008, Alberto Acosta, qualcosa però non ha funzionato nel processo
elettorale.
Cosa ci dice il risultato del Pachakutik dellEcuador di oggi?
È un risultato storico. Mai prima dora un candidato promosso dal movimento indigeno ha ottenuto
un risultato tanto importante. Io stesso mi candidai per lUnità Plurinazionale di Sinistra: tutti i
gruppi di sinistra, compreso il Pachakutik, e io presi il 3%. Ancora una volta, il movimento indigeno
ci ha obbligati a fare esodo dai luoghi comuni e a mettere al centro dellagenda politica la difesa della
vita, dellacqua, della natura, della democrazia e della giustizia sociale. Una proposta che supera la
semplice polarizzazione tra corresisti e anticorreisti, tra onestà e corruzione, o la sola semplicistica
retorica contro la corruzione.
Ci puoi spiegare chi è Yaku Pérez, perché alcuni lo pongono a sinistra, altri a destra?
La sua candidatura è emersa dal cuore del popolo e dalla lotta di resistenza. È emersa nel
percorrere il Paese, in bicicletta, nel mezzo delle gravi difficoltà della pandemia, con scarse risorse
economiche. Si scontra con il potere a più teste rappresentato dalla destra oligarchica così come da
quella progressista. Questa candidatura affronta una campagna permanentemente sporca, fatta di
paura, di razzismo, di mancanza di controllo da parte delle autorità elettorali. E ora che la volontà
popolare, alle urne, aveva deciso che la candidatura di Yaku Pérez era quella che doveva andare al
secondo turno, mostrando una posizione in conflitto esplicito sia con le forze della destra oligarchica
sia con il correismo, si cerca di bloccarla.
Cosa sta accadendo con il riconteggio dei voti? Per te cè stata una frode? Ne hai le prove?
È ovvio. Cè puzza di frode elettorale. Un numero esageratamente alto di voti ritardati, con cui viene
modificato il risultato elettorale, è uno dei più grandi argomenti che dovrebbero destare almeno
sospetti. I verbali con errori, dove il candidato Pérez viene registrato con zero voti in cantoni dove
ha percentuali importanti. La mancanza di trasparenza nel controllo del conteggio o che un
Funzionario elettorale agisca come rappresentante di un candidato banchiere o forse anche
manipolazioni, trucchi nel sistema elettronico, sono fatti che consolidano un processo fraudolento
nelle sue origini, nel suo sviluppo e nei presunti risultati finali.
Perché Correa e le destre hanno paura di Pérez?
A chi converrebbe negare la posizione politica di Yaku e persino la sua origine indigena? Ovviamente
al correismo, che ha il terrore di affrontare Yaku al secondo turno perché disarma la sua presunta
posizione di sinistra. Yaku viene dai settori popolari, non è il loro intermediario; Yaku ha vissuto la
povertà e la fame, non le ha studiate dallaccademia; Yaku è stato un convinto difensore dei diritti
della natura e non è un estrattivista come Correa; Yaku, come dozzine e dozzine di indigeni e
indigene, è sopravvissuto alla repressione del correismo. I gruppi di potere sosterrebbero Yaku solo
per sconfiggere il correismo, non perché si uniscono alle proposte di cambiamento del mondo
indigeno.
Rigurgiti colonialisti hanno a che fare qualcosa con quel che sta accadendo?
È ovvio. Il razzismo che emerse con rinnovata forza quando il movimento indigeno, e ampi segmenti
popolari, si sono sollevati contro le vandaliche misure della politica economica del governo Lenin
Moreno, protestando in tutto il paese e in particolare a Quito, torna oggi a riaffiorare, ma questa
volta arriva anche dallala correista con lorchestrazione perversa dei gruppi progressisti
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