Erosione del potere di acquisto e degli organici: la tragicommedia della Pubblica amministrazione italiana
Erosione del potere di acquisto e degli organici: la
tragicommedia della Pubblica amministrazione italiana
Organici sempre più ridotti e un atto di indirizzo che
assegna un budget per i rinnovi contrattuali pari a un terzo dell’inflazione
reale
Il rinnovo dei contratti della Pa
sta entrando nel vivo dopo l’atto di indirizzo inviato dal Ministero all’Aran,
inizieremo, contrariamente a quanto inizialmente previsto, secondo la consueta
prassi che vedrà prima approvati i rinnovi dei CCNl statali (193mila dipendenti
tra ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici e varie)
amministrazioni centrali dello Stato per poi passare ad Enti locali e sanità.
La cifra prevista è di gran lunga
inferiore al costo della vita e con una inflazione nel triennio cresciuta del
16 per cento gli incrementi saranno pari al 5,78% ossia poco meno di un terzo
del reale fabbisogno per mantenere inalterato il potere di acquisto.
Stando alle prime anticipazioni
dell’atto di indirizzo saranno cancellati gli scatti legati alla anzianità di
servizio e all’esperienza professionale abbracciando la tesi delle cosiddette
competenze professionali di ogni singolo dipendente. Non è dato sapere se
saranno cancellate le progressioni orizzontali all’interno della categoria di
appartenenza ma se così fosse saremmo davanti a una soluzione tanto insensata
quanto penalizzante per il personale della Pa che andrebbe a perdere potere di
acquisto e opportunità di crescita salariale. Già nell’ultimo contratto
nazionale, scaduto da oltre due anni, avevamo letto frasi sibilline che
lasciavano intendere una futura riduzione delle progressioni orizzontali
nell’arco della vita lavorativa di ciascun dipendente, a pensare male qualche
volta ci si indovina.
Non è dato sapere come il Ministero
intenda valorizzare le singole competenze professionali con riferimento ai titoli
di studio e professionali fatto sta che il modello
preconizzato è quello di creare una lotta intestina per accaparrarsi i pochi
scatti di carriera disponibile andando per altro a rafforzare i meccanismi
iniqui e improduttivi della performance da sempre funzionali a ridurre il
potere di acquisto e di contrattazione della forza lavoro
Siamo quindi davanti a una autentica
svolta, i pochi soldi disponibili saranno in prevalenza destinati a una
distribuzione diseguale e ad appannaggio di pochi nonostante che perfino la
Corte dei Conti abbia evidenziato la fallacia del sistema di valutazione
operante nella Pa.
Se poi guardiamo al numero dei dipendenti
pubblici si scopre la perdita di 50 mila posti di lavoro negli enti locali solo
nell’ultimo quinquennio e il personale dei ministeri ha perso nel frattempo circa il 20 per cento
degli addetti passando dagli oltre 240mila ai 190mila attuali.
I bassi salari all’interno del comparto
pubblico sono poi soggetti a criteri alquanto opinabili, basterebbe ricordare
che tra un dipendente degli enti locali e uno ministeriale ci sono differenze
di centinaia di euro.
E se si volesse rendere attrattivo il
lavoro pubblico la prima scelta da operare dovrebbe essere quella di stabilire
dei rinnovi al pari del costo della vita mentre invece si pensa che il problema
sia un presunto appiattimento verso il basso con la distribuzione a pioggia del
salario accessorio che tale da lustri non è ammesso che mai poi lo sia stata.
La attuale situazione, tragicomica, della
Pa, eredita gli anni di blocco della contrattazione e dei salari e una lenta e
progressiva erosione tanto del potere di acquisto quanto degli organici
Commenti
Posta un commento