Nelle mani di Confindustria: l'accordo sindacati e Governo dà il via libera ai licenziamenti

Le parti sociali alla luce della soluzione proposta dal Governo sul superamento del blocco dei licenziamenti, si impegnano a raccomandare l'utilizzo degli ammortizzatori sociali che la legislazione vigente ed il decreto legge in approvazione prevedono in alternativa alla risoluzione dei rapporti di lavoro. Auspicano e si  impegnano, sulla base di principi condivisi, ad una pronta e rapida conclusione della riforma degli ammortizzatori sociali, all'avvio delle politiche attive e dei processi di formazione permanente e continua

E' quanto riportato sul sito del Governo a proposito dell'intesa siglata poche ore fa con i sindacati e le cosiddette parti sociali.

Tante parole ma ben pochi fatti, le parti parlano di  presunti principi condivisi, presunti perchè non puo' esserci alcun accordo tra padroni e forze sindacali quando gli interessi che muovono gli uni e gli altri sono coerenti con la ragione sociale per la quale dovrebbero operare. E sulla coerenza dei padroni rispetto alla ricerca del massimo profitto non nutriamo dubbi, siamo invece certi che nel caso dei sindacati la coerenza non sia pari alla tenacia con la quale i padroni perseguono i loro interessi.

Sindacati firmatari e associazioni datoriali si impegnano di fatto per ricorrere agli ammortizzatori sociali, ai contratti di solidarietà e alla riduzione di orario, impegni di lieve entità rispetto alla eventualità di licenziamenti individuali e collettivi 

Il divieto di licenziamento resta solo per alcuni settori: tessile, calzaturiero e moda fino al 31 ottobre 2021, i licenziamenti saranno invece possibili nell’industria manifatturiera e nell' edilizia, negli appalti dove l'introduzione del subappalto al 50 % sancisce il ricorso a strumenti finalizzati al contenimento dei costi del lavoro.

 Il Governo Draghi ha concesso  6 mesi di cassa integrazione straordinaria per la  cessazione dell’attività relativamente al settore aereo dove i licenziamenti annunciati potrebbero essere migliaia e riguardare lavoratori degli appalti, delle società che gestiscono gli scali e delle compagnie aeree in crisi che hanno già annunciato esuberi.

Non ci sono motivi effettivi per brindare ad un accordo che di fatto ripristina i licenziamenti collettivi accordando solo qualche ammortizzatore sociale per la durata di pochi mesi, eppure  i segretari di Cgil Cisl Uil sono convinti di avere portato a casa un gran risultato e dello stesso avviso sono alcuni organi di stampa della sinistra che arrivano a parlare di una marcia trionfale dei sindacati rappresentativi che avrebbe fermato Confindustria.

I criteri cosiddetti selettivi nella proroga del blocco dei licenziamenti e nella proroga della Cassa Covid, con le 13 settimane aggiuntive di Cassa gratuita per tutte le imprese, riguarda anche aziende che potrebbero non avere bisogno di questo aiuto pubblico, di fatto i licenziamenti sono solo rinviati di qualche mese facendo pagare allo Stato i costi attraverso le settimane aggiuntive di ammortizzatori sociali.

 Che cosa altro dire?

Intanto non esiste alcun obbligo delle associazioni datoriali, si tornerà a licenziare in buona parte del lavoro privato, gli impegni sono assai generici e tali da potere essere aggirati con estrema facilità, di fatto le associazioni datoriali beneficeranno di aiuti pubblici terminati i quali potranno licenziare e ristrutturare a loro piacimento

Il ruolo del Governo Draghi è stato chiaro fin dall'inizio: accontentare le associazioni datoriali facendo ingoiare la pillola amara ai sindacati rappresentativi accordando settimane aggiuntive di ammortizzatori sociali. Ci si accorda sulla formazione sapendo che il nostro paese è quello nella Ue dove meno si investe in formazione di personale tanto nel pubblico quanto nel privato. Parlare di formazione permanente e continua in un paese nel quale poi la formazione è stata smantellata insieme alle Province ci sembra veramente paradossale

Inizia il percorso che portertà alla Riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive del lavoro come richiesto dal Recovery e dalla Ue ma senza garanzie e tutele effettive per la forza lavoro. Non pensiamo che la soluzione al problema sia quella degli Enti bilaterali o di carrozzoni cogestiti da sindacati e associazioni datoriali, la priorità dovrebbe essere quella di impedire ancora per mesi i licenziamenti collettivi.

I contratti di solidarietà difensivi ed espansivi non sono certo una alternativa ai licenziamenti e la loro eventuale concessione è nelle mani di Confindustria e in ogni caso determineranno riduzioni della forza lavoro e del potere di acquisto.

E i licenziamenti sono solo rinviati di pochi mesi, il problema resta e  il ripristino dei licenziamenti collettivi passa con un accordo sindacale che scambia l'occupazione con qualche settimana di ammortizzatore sociale. Ci hanno letteralmente gettato nelle braccia di Confindustria!

Commenti

  1. Condivido ma esiste anche il problema dove si licenzia per assumere forza/lavoro con contratti precari, o meglio con lavoro povero

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