Alcune considerazioni sul salario minimo

Ci sono giuslavoristi che bollano il reddito minimo come una norma anti costituzionale pensando che il solo ambito dove stabilire la paga oraria e collettiva sia quello della contrattazione nazionale. 



Una posizione debole che fa finta di non conoscere le conseguenze negative degli ultimi 20 anni di contrattazione collettiva sul potere di acquisto dei salari, poi ci sono altri a giudicare eccessiva la cifra di 9 euro all'ora sapendo di trovare il plauso delle associazioni datoriali e di parte dei sindacati compiacenti.

In ogni caso la proposta di salario minimo dovrà passare attraverso il Parlamento nel quale la maggioranza di destra si è già espressa su posizioni vicine alle associazioni datoriali.

Del salario minimo si parla ormai in ogni paese Ue soprattutto ove i salari, come nei paesi dell'area Mediterranea, hanno perso maggiore potere di acquisto.

Siamo già intervenuti sull'argomento asserendo che la introduzione del salario minimo dovrebbe includere anche la profonda revisione delle regole che determinano i rinnovi contrattuali, non basta la copertura dei contratti nazionali se gli stessi sono siglati con perdita perenne del potere di acquisto.

Molti contratti individuali di lavoro prevedono per altro trattamenti ad personam che rendono assai ardua una valutazione del reale potere di acquisto senza dimenticare che ormai tanto i contratti pirata quanto quelli siglati da Cgil Cisl Uil prevedono paghe orarie spesso irrisorie.

 Davanti poi al ritardo di anni dei rinnovi di molti ccnl i lavoratori restano senza reali tutele soprattutto in tempi come quelli attuali con rincaro generalizzato dei prodotti energetici ed inflazione elevata. Sulla carta molti contratti prevedono paghe orarie superiore ai 9 euro ma ve ne sono altri, e non sono pochi, con paghe inferiori. E qui subentrano altri problemi come la reale applicazione di contratti costruiti ad arte per prevedere deroghe e scappatoie di vario genere ovviamente a favore delle associazioni datoriali.

Non corrisponde al vero la presunta rigidità del sistema di contrattazione tanto che ormai è un dato di fatto la cosiddetta aziendalizzazione del contratto nazionale tra deroghe peggiorative e accordi di secondo livello e la sola idea di rinegoziare a livello aziendale il ccnl finirebbe con l'indebolire ulteriormente la forza lavoro e il potere di acquisto e quello contrattuale.

E' emblematico l'accordo nazionale alla Fiat di un decennio fa che prevedeva la possibilità di negoziare a livello aziendale innumerevoli voci del contratto nazionale e le conseguenze per la forza lavoro sono state solo negative. Anche ipotizzare alcuni limiti alla rinegoziazione aziendale potrebbe essere una sorta di spada di Damocle in un paese nel quale da decenni i contratti vengono siglati in base ai desiderata delle aziende 

Commenti