L’eterno mito degli italiani brava gente e il falso Piano Mattei

L’eterno mito degli italiani brava gente e il falso Piano Mattei
Davide Conti, 01.07.2023


Commenti l viceministro Cirielli, senza vergogna, ai giovani di Fd’I: «L’Italia nei suoi cento
anni di colonie in Africa ha costruito», perché «abbiamo una cultura civilizzatrice»
Disquisendo del ruolo dell’Italia meloniana nel «globo terracqueo» ieri il viceministro degli
Esteri Edmondo Cirielli, intervenuto alla festa giovanile di Fratelli d’Italia, ha riproposto un
grande classico della falsificazione della storia nazionale. «Sia nel periodo pre-fascista sia
durante il fascismo – ha detto Cirielli- l’Italia nei suoi cento anni di colonie in Africa ha
costruito e realizzato» perché «abbiamo una cultura civilizzatrice». La goffa uscita del viceministro
non rappresenta soltanto un tentativo, già grave di per sé, di riqualificare le
politiche coloniali ed imperialiste dello Stato liberale e del regime fascista ma punta,
attraverso l’uso propagandistico del passato, a legittimare le scelte del governo del
presente.


IL PRESENTE SAREBBE il cosiddetto «Piano Mattei» propagandato dal governo postfascista
fin dal suo insediamento e strutturato su tre grandi rimossi sia della storia d’Italia
sia della stessa vicenda personale del fondatore dell’ENI. Il primo rimosso riguarda una foto
simbolo cara a tutto il Paese democratico.
È il 6 maggio 1945 e nella Milano liberata sfilano le formazioni partigiane che hanno
sconfitto i nazifascisti guidate alla testa del corteo dai comandanti del Corpo Volontari della
Libertà: Mario Argenton, Luigi Longo, Ferruccio Parri, Raffaele Cadorna, Giovan Battista
Stucchi ed Enrico Mattei.
Dalla radice storica dell’antifascismo muove, dunque, il primo passo della vicenda umana,
politica ed istituzionale dell’allora esponente della Resistenza cattolica e futuro presidente
dell’ENI.
Il fondamento della Repubblica, l’antifascismo, che ancora oggi la Presidente del Consiglio
Meloni ed il suo partito non riconoscono, come d’altro canto fece il loro «padre» politico
Giorgio Almirante che nei giorni della Liberazione, al contrario di Mattei, scappava,
travestito da partigiano, dall’uscita secondaria della Prefettura di Milano insieme ai gerarchi
di Salò.


IL SECONDO RIMOSSO riguarda l’eredità del fascismo rispetto ai crimini di guerra
compiuti in Africa nel corso della nostra «missione civilizzatrice» che alla fine della seconda
guerra mondiale, pur meritevole di un processo di Norimberga sulla falsariga di quello
celebrato contro i nazisti, venne rappresentata attraverso il falso mito auto-assolutorio degli
«italiani brava gente».
Un mito evidentemente ancora caro a Cirielli che «senza vaneggiamenti» ne ha voluto
rinverdire i fasti: «l’italiano è da sempre una persona che rispetta il prossimo. Noi non
siamo, per natura, gente che va a depredare e a rubare al prossimo». Sarà stato per questa
nostra innata bontà d’animo che l’aviazione fascista, nella ricerca del «posto al sole» voluto
da Mussolini, scaricò nella sola «battaglia dello Scirè» del febbraio-marzo del 1936 oltre 200
tonnellate di esplosivo, bombe all’iprite e gas asfissianti (vietati dalle leggi internazionali)
contro la popolazione civile. Una verità che solo nel 1996 e solo grazie agli studi storici di
Angelo Del Boca (che subì per questo il linciaggio mediatico da parte dei noti «liberali» e
«maestri di giornalismo» nostrani) venne ufficialmente ammessa dallo Stato italiano.
Crimini di guerra sistematici confermati ormai da una mole ingente di documenti che
illustrano la campagna di occupazione di Addis Abeba e le stragi di centinaia di migliaia di
civili e partigiani etiopi insieme ai massacri ordinati da Rodolfo Graziani gerarca fascista,
vicerè d’Etiopia, criminale di guerra e ministro delle Forze Armate dell’esercito
collaborazionista di Salò a cui la Regione Lazio, guidata da Renata Polverini, nel 2012 ha
costruito un mausoleo nella cittadina di Affile.
 

PROBABILMENTE per celebrare «la nostra cultura antica» che secondo il viceministro
Cirielli di Fd’I «non ci fa essere un popolo di pirati che vanno in giro a depredare il mondo».
La stessa cultura che spinse Graziani ad ordinare il 19 febbraio 1937, a seguito di un
attacco contro di lui realizzato dalla Resistenza etiope, uno sterminio di massa (14.294
ribelli uccisi e passati per le armi e 50.000 case incendiate) culminato con la strage dei
monaci coopti di Debrà Libanòs.
 

IL TERZO RIMOSSO del Piano Mattei della Meloni è l’autentico Piano Mattei pensato e
praticato dal presidente dell’ENI fino al suo assassinio. Un’azione politica, economica e
diplomatica interamente proiettata verso l’obiettivo dell’autonomia strategica dell’Italia sul
piano energetico. Una scelta che pose Mattei in una condizione di scontro e rottura frontale
non solo con gli interessi delle compagnie petrolifere delle «Sette sorelle» anglo-americane
ma anche con il sistema delle relazioni internazionali di cui l’Italia faceva ed ancora oggi fa
parte: l’Alleanza atlantica.Questo fattore rappresenta il rimosso più evidente e scomodo, e
per questo più taciuto, della vera eredità di Mattei. Un lascito che mal si acconcia con la
postura ultra-atlantista del governo post-fascista che ne usurpa il nome.


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