I ceti meno abbienti perdono potere di acquisto: ce lo dice la BCE

 


Il Grafico non è nostro ma tratto da Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti della BCE, settembre 2023 (europa.eu) con qualche dato in parte correggibile dagli ultimi dati Eurostat come affermato dalla legenda a margine del grafico.

La assai parziale ripresa dell'economia si accompagna ad una considerazione elementare: negli ultimi mesi anni i ceti meno abbienti hanno perso il 10% del loro potere di acquisto, in misura maggiore in Italia anche in virtù di aiuti pubblici meno generosi di quelli accordati da Spagna, Francia e Germania, in virtù di aumenti contrattuali inferiori di oltre due punti, o meglio tre, rispetto al costo della vita.

Ma è stato proprio il Governo a tagliare il reddito di cittadinanza eliminando una misura di sostegno alle classi meno abbienti, misura senza dubbio migliorabile ma non da eliminare.

Ne parlava questa mattina anche Il Fatto Quotidiano spiegando come le misure fiscali siano determinanti nel ridurre in parte la disuguaglianza  economica e sociale senza tuttavia eliminarla. E gli interventi statali possono essere più o meno generosi, quelli Italiani lo sono decisamente meno di altri paesi UE.

Ci chiediamo allora che senso abbia ridurre le aliquote contributive con uno scaglione unico che include redditi da 15 mila euro e redditi fino a 28 mila, quei 13 mila  euro di differenza fotografano anche due distinte qualità della vita,  di opportunità , di cultura e di condizione sociale.

Se continuiamo a pensare che la riduzione delle aliquote fiscali sia indispensabile per la ripresa economica commettiamo due gravi errori: da una parte si grava solo sulla fiscalità dello Stato senza aumentare i servizi del welfare, dall'altra si salvano le imprese e i loro profitti che aumentano in termini esponenziali, specie in certi settori, salvo poi battere cassa alla porta della finanza pubblica.

La domanda dirimente riguarda il mancato reddito minimo e la cancellazione del reddito di cittadinanza, misure senza dubbio dirimenti ma tali da consentire qualche riflessione sull'operato del Governo attuale.

Ma ancor prima dovremmo rispondere ad un quesito: se taglio le tasse sul lavoro, salvo poi dovere anno dopo anno rifinanziare con i soldi pubblici queste misure, le imprese non ci guadagnano due volte? E in che modo? Non aumentando i salari, avranno al contempo meno tasse e scaricheranno sullo Stato ogni ulteriore costo. 

Siamo allora sicuri che la manovra di Bilancio del Governo Meloni vada nella direzione auspicata dai ceti meno abbienti? A noi francamente pare di no!




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