Sulle presidenziali in Argentina

 

Milei e suoi fratelli (e fratellastri)

Domenica 22 ottobre primo turno delle presidenziali in Argentina.

 


“Enciclopedia dei moderno baciapile”

Incipit

Eterna grazia a nostro padre Trumpo, benemerito compilatore dei 5 passaggi della nostra agenda mediatica:

1) fare una dichiarazione scandalosa, al limite tra l’osé e la pura pornografia. Deve diventare immediatamente virale;

2) prestare orecchie da mercante a qualsiasi critica. Stà schisc!, pancia a terra, non fare nemmeno finta di rispondere. Al massimo, come fa il nostro S, puoi dire “Ciaone”;

3) attaccare direttamente i media, anche senza motivo. A loro piace. Si sentono importanti e possono vantarsi di pluralismo. Se non trovate di meglio, dite che vi interpretano male e vi perseguitano;

4) il modello è “Moby Dick”. Melville usa la evidente allegoria del biblico re israeliano Acab (875-852 a. C), per collegare il terribile capitano della baleniera al proprio eroico risultato: cacciare la balena bianca con tutti i mezzi.

Interessa la costruzione dell’eroicità, requisito essenziale per capitani di gloriose orde e singolari tenzoni. Declinare il termine “balena bianca” in base alle circostanze: dalla Fornero alle accise sulla benzina, dalla sacra difesa del suolo nazionale alla caccia agli invasori, da “quota 100” alla difesa della famiglia tradizionale, dall’arraffare castagne alle lodi del mojito nostro di ogni giorno …;

5) non appena lo scandalo perda forza, non è più sulle prime pagine e/o sui titoli dei TG, ricominciare il ciclo inventandosi una nuova dichiarazione al confine tra l’osé e la pornografia.”

 

M e il Papa

Applicando questi precetti Javier Milei, confratello argentino e candidato presidenziale dei “libertari fascisti riuniti” per “La Libertad Avanza” (La libertà progredisce), ha scelto come bersaglio Papa Francesco.

Le sue dichiarazioni alla stampa s’ispirano direttamente al primo versicolo delle “Tavole trumpiane”: “Jorge Mario Bergoglio, l’imbecille attuale rappresentante del maligno sulla Terra, molto vicino a dittatori come Raul e Fidel Castro o Nicolás Maduro, solidarizza con dittature sanguinose ed è contrario ai grandi precetti cristiani espressi nei Dieci Comandamenti. La sua idea di base, la giustizia sociale, è semplicemente un’aberrazione”.

 

L’apriti cielo e le orecchie da mercante

A Buenos Aires, oltre una settantina di preti di borgata (“curas villeros”), concelebrava una messa per mettere riparo alle contumelie contro il Papa davanti alla “Parrocchia della Madonna indigena di Caacupé” (risalente al 1765).

Non si limitavano a respingere l’aggressione, ma contestavano tutta la filosofia politica del Milei: “A 40 anni del ritorno della democrazia, non si può pensare - tantomeno proporre - il ritorno alla politica selvaggia del ‘Si salvi chi può’ ... L’attacco all’idea di giustizia sociale è un attacco diretto alle stesse radici della fede”.

L’idea della giustizia sociale quale pilastro della fede è sicuramente vera per questi preti e per molti tra i loro fedeli, ma penso che per molti altri sia stata una notizia recente.

Per conferma, chiedere ai popoli originari latinoamericani o australiani, alle popolazioni africane o del subcontinente indiano (aggiungerei gli spettatori sotto il balcone con Pinochet e Wojtyla). Per loro si tratta senza’altro di una lieta novella.

Per conferma in senso contrario, chiedere alle oligarchie nazionali. Sentono odore di zolfo nelle richieste di terra, casa, lavoro, diritti, giustizia, con cui Francesco cerca di combattere i disastri imperiali mentre denuncia la pedofilia e vecchi interessi mafiosi come quelli dell’Opus Dei. Per loro si è trattato di una inattesa doccia fredda, di un amaro tradimento.

Con Gustavo Petro e Manuel López Obrador (AMLO), presidenti rispettivamente della Colombia e del Messico, chiudo i commenti altrui del ciclo “Apriti cielo”: “Perché il Papa chiede di rendere prioritario l’aiuto ai più poveri, lo chiamano maligno e comunista. Chissà come avrebbero definito questi fondamentalisti di estrema destra il Gesù che chiedeva di aiutare la donna che una folla di credenti intendeva lapidare”.

Da parte mia, immischiati nel corso di una crisi che minaccia la sopravvivenza dell’umanità, penso che bisogna difendere Francesco, non con argomenti da confessionale, materia propria dei credenti ma con una critica profonda che, includendo le aggressioni a Francesco, evidenzi il tradimento dei codici democratici, denunci senza eterei moralismi la violenza propagandistica, il degrado, l’ipocrisia e la degenerazione regnanti. Metta a nudo le operazioni perverse dell’industria della propaganda politica al servizio delle ultradestre i cui serbatoi sono colmi dei valori propri alla macchina di controllo ideologico repressivo. Non accetti in silenzio lo show della “barbarie istrionica in stile energumeno” che prolifera nella comunicazione politica.

Ovvio: dopo le critiche fatte dai preti alle sue sparate, Milei ha dichiarato di essere perseguitato dai media argentina colpevoli di avere riferito della loro omelia. Altrettanto ovvio: i media più importanti gongolavano … facendo la faccia truce.

 


L’antefatto

Nell’agosto 2023 Javier Milei ha vinto le elezioni primarie denominate PASO (Primarie, Aperte, Simultanee ed Obbligatorie), con circa il 30% dei voti espressi. Data la forte percentuale di astenuti, gli manca ancora un lungo tratto di strada per diventare presidente ma ha molte probabilità di vincere.

Soffiano a suo favore la mancanza di credibilità dell’insieme della casta politica argentina; la crisi economica, con l’inflazione fuori controllo e un debito estero talmente abnorme da essere definito debito eterno; la crisi delle istituzioni, comprese quelle religiose e sociali (i sindacati); il diffuso pessimismo sul futuro.

Ci soffia pure l’appoggio della “Fraternidad Sacerdotal San Pío X” (Confraternità sacerdotale San Pio X), l’organizzazione dei sacerdoti e suore cattolici ultratradizionalisti, alla quale appartiene la sorella Milei, in aperto contrasto con le aperture decretate del Concilio Vaticano II circa 60 anni fa. In quanto amanti del latino, vogliono ritornare alle messe nella lingua di Cicerone; in quanto odiatori di chitarre e bombo con odore a plebe, ritornare ai più rassicuranti organo e clavicembalo e, in quanto certi che “ogni tempo passato è stato migliore”, intendono recuperare la piena libertà delle loro amorevoli pratiche verso “l’infanzia bisognosa”.


Imitazione di Melville

“La discesa in campo” di Milei non è stata né eroica né casuale. Per l’Argentina e per l’America Latina è solo un altro campanello d’allarme: l'ultradestra, che avanza in tutto il mondo, ha messo solidamente i piedi nella regione.

La candidatura Milei, come quella di Patricia Bullrich per la coalizione “Juntos por el Cambio” (Insieme per il cambiamento), indica un brusco giro verso destra, verso politiche di mano dura che taglino fortemente la spesa sociale come dichiarano peraltro entrambe.

Sembra un autentico revival reazionario della crisi del 2001, quella dei “piqueteros” e del loro “que se vayan todos” (tutti a casa). Manca la gente. Adesso non occupa più le strade ma continua a manifestare la stessa frustrazione sociale. Questa volta però, emerge un individualismo neoliberista autoritario che si espande ogniqualvolta l’avanzamento del capitalismo continua a sommare amarezze e l’impotenza del voto esacerba le frustrazioni. Amarezze e frustrazioni alle quali il ciclo progressista argentino non ha risposto e oggi sono il carburante elettorale del voto di protesta che Milei rappresenta per l’Argentina. Il rischio è che si concretizzi ciò che i rapporti sociali di forza del periodo precedente avevano impedito: una terapia di choc neoliberista che spacchi durevolmente il blocco sociale che nel 2001 aveva sconfitto "l’aggiustamento strutturale" dettato dal FMI che aveva portato il Paese al default.

Sommersa da un disastro in Do maggiore, la disperata popolazione argentina potrebbe finire imboccando la via miracolosa promessa da un messia. E’ già successo in passato, non solo in Argentina. Succede ancora. Come dimostra l’attualità, “il sogno della ragione produce mostri”, come incise Francisco Goya nel foglio 43 della sua serie denominata “Los caprichos” (I capricci), del 1799.

Milei è un uomo di estrema destra, non un pazzo, e neppure una folcloristica eccezione alla Bolsonaro. Tuttavia, manca l’atto creativo dell’eroe. La sola eroicità possibile è che le affermazioni scandalose partono dall’Argentina.

In tutto questo non c’è alcuna novità per l’Italia. Eccetto le vittime di Alzheimer, tutti ricordano come S imbianchi il suo rosario di tanto succhiarlo ad ogni elezione. E che, succhiando e succhiando, si è proposto come il nuovo capo riformatore della fede, un Savonarola in sedicesimo.

Non è eroico, bensì curioso: l’ascesa di Bergoglio al papato provocò un'esplosione di allegria nella destra cattolica e molte riserve nell’ala progressista. Dieci anni dopo, le scelte pastorali e teologiche di Francesco hanno rovesciato l’equazione: oggi è messo in discussione dalle varie congreghe di baciapile mentre i progressisti ne condividono molte opinioni. Non solo i cattolici.

 


Non c’è più religione?

Secondo M, il gesuita è “un comunista, rappresentante del maligno sulla Terra, incarnazione di Satana”.

Si può giurare: se questo “aspirante oracolo un po’ diarreico” vince, S trasformerà il crocefisso in un “Chupa-chupa” (succhia-succhia) personalizzato e il Trumpo detterà le sue prossime omelie arrampicato sul catorcio innalzato dal sindacato dei lavoratori dell’auto nel Michigan.

Fa niente se costoro sono talmente “comunisti” da esigere un aumento dei loro stipendi del 40% in 4 anni, più la scala mobile. Essendo “irresponsabili”, sostengono che i profitti incamerati dalle aziende rendono perfettamente logiche le loro richieste.

Malgrado l’opposizione dura di Stellantis, il gigante dell'auto nato dalla fusione fra la italo-statunitense FIAT-Crhysler Automobile e la francese Psa, sono già riusciti a proporci un grottesco spettacolo: il presidente Biden, che in linea teorica potrebbe fare di meglio per risolvere lo scontro, arrampicandosi sull’ormai celebre catorcio per la sua omelia.

“Io gli odio i fascisti dell’Illinois”, chioserebbero i Blues Brorhers.

 

Rodrigo Andrea Rivas

 

 

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