Il motore della finanza globale risiede nell’export di armi
Il motore della finanza globale risiede nell’export di armi
Pace, Donne, Disarmo
di Laura Tussi
Nella giornata internazionale delle donne per il
disarmo, ricordiamo l’impegno di molteplici attiviste sui grandi temi del
disarmo nucleare, dalla marcia mondiale della pace e della nonviolenza al
Petrov Day.
Nella giornata internazionale delle donne per il disarmo, ricordiamo
l’impegno di molteplici attiviste sui grandi temi del disarmo nucleare, dalla
marcia mondiale della pace e della nonviolenza al Petrov Day per ricordare che
nel mondo purtroppo imperversano le guerre e il motore dell’economia e della
finanza globali risiede nel commercio e nell’export di armi convenzionali e
nucleari.
L’Italia è una delle maggiori esportatrici di bombe che vende alla Arabia
Saudita, ai Saud petromonarchi per attaccare lo Yemen in una guerra
pesantissima e molto grave dove donne e bambini sono le principali vittime,
vittime di sfruttamento, di stupro e di abusi: vittime che soccombono e si
consumano poco a poco sotto i bombardamenti.
E ancora la guerriglia siriana manovrata dai vertici del potere mondiale
che nulla ha a che fare e non è assolutamente paragonabile con la resistenza
armata dei partigiani antifascisti nella seconda guerra mondiale.
E ancora la guerra in Libia che ha innescato il tunnel della morte dei
Lager dove donne, uomini e bambini subiscono le sevizie, i soprusi e le
violenze più abominevoli.
Ormai dopo anni della guerra del Golfo, i movimenti pacifisti e nonviolenti
perdono di creatività e proattività perché si fanno avanti e prendono forza i
poteri forti che si spacciano da progressisti.
Per far fronte a queste condizioni ingiuste e disumane di guerra in tutto
il globo terrestre occorre ripartire dalle donne e dal disarmo per costruire
insieme Ponti di memoria, Ponti di relazioni, reti di dialogo, legami di pace,
per far fronte alla barbarie dei signori della guerra, per affrontare i
potentati dei padroni dell’atomo, del petrolio, dell’acciaio che detengono il
rischio della guerra nucleare e conniventi fomentano la terza guerra mondiale a
frammenti dove gran parte del mondo e soprattutto il Medioriente si trasforma
in una polveriera intrisa di guerre civili, divisive, fratricide tra etnie,
genti, popoli e minoranze. E genocidi. Come a Gaza e in Congo.
E non dimentichiamo le guerre e i genocidi dell’Africa che sono sottaciuti
e oggetto di censura da parte dei media ortodossi e convenzionali.
I media pongono veti e censure sui grandi temi che le donne per il disarmo
portano avanti e che sviluppano con i loro mezzi e le loro possibilità e
potenzialità negli ambiti dell’attivismo associazionistico e sociale per la
pace. Le donne attiviste sviluppano i temi della nonviolenza, del disarmo,
dell’antimilitarismo, dell’obiezione di coscienza alle spese militari e
nucleari, dei corpi civili di pace, della difesa popolare nonviolenta, del
servizio civile. Le donne contro il potere militarista e l’imposizione
maschilista e patriarcale che impone la disciplina, l’ordine, l’obbedienza come
ai tempi non lontani del fascismo e del nazismo e di tutte le dittature e dei
totalitarismi che si impongono nel mondo.
Le donne contro il fondamentalismo. Contro i fondamentalismi.
Le donne contro la corsa agli armamenti.
Donne e uomini per la pace nei movimenti ecopacifisti che si tengono a
Buchel, in Germania - dove ha sede la nuova base Nato - come negli anni 1980
accadde a Comiso contro l’istallazione degli euromissili statunitensi i
cosiddetti Cruise.
L’arcobaleno della pace femminile che sovrasta gli atavici conflitti del
Vietnam, Iraq, Iran, Afghanistan, imposti dalla superpotenza degli Stati uniti,
che ha ucciso, bruciato, distrutto con milioni di vittime tramite odio,
violenza, orrori, stragi, massacri: morte.
Dal baratro buio delle guerre si deve risollevare un segnale di speranza
contro la barbarie più abominevole. Un grido di allarme come dai minareti della
Palestina e di Gaza durante il coprifuoco. Un anelito di verità e giustizia di
tutti i giovani e le donne del mondo per dire basta alle guerre e per
disarticolare la catena di controllo del sistema di potere della corsa agli
armamenti e al riarmo nucleare delle superpotenze e delle nazioni che si
vogliono dotare di armi nucleari.
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