Utopia selvaggia. Saudade dell'innocenza perduta. Una fiaba
Utopia selvaggia. Saudade dell'innocenza perduta. Una
fiaba
di Laura Tussi
Libro di Darcy Ribeiro. A cura di Giancorrado Barozzi.
Nuova traduzione di Katia Zornetta. Negretto editore, Mantova 2019.
Darcy Ribeiro, antropologo, scrittore, e politico brasiliano (1922-1997) ha
scritto il romanzo "Utopia selvaggia" negli anni '80,
tornato in Brasile dopo un lungo periodo di esilio imposto da un ventennio di
dittatura militare. La rappresentazione di un immaginario mondo delle
Amazzoni in cui sono ambientate le rocambolesche vicende del protagonista, in
realtà permette all’Autore di esprimere in piena libertà, con stile
assolutamente originale una forte critica ai presunti "valori"
dell’Occidente cosiddetto "civilizzato".
Infatti, attraverso le vicende surreali e boccaccesche dei personaggi del
romanzo, da una parte si evidenzia l’apparente esaltazione dei “valori”
di progresso scientifico-tecnologico, di libertà individuale, propri di una
civiltà fondata sui valori cristiano- borghesi, dall’altra si disvela via via
la realtà di un mondo ipocrita, rigidamente chiuso, arrogante e di fatto
violento, rivolto solo al mantenimento della propria posizione di
potere privilegiato.
La nuova edizione di “Utopia selvaggia” per l’Editore mantovano
Silvano Negretto è curata da Giancorrado Barozzi, con la traduzione di Katia
Zornetta, che rispetta pienamente il carattere “meticcio” della lingua
brasiliana. I significati originari, dei termini indigeni ampiamente e
volutamente usati da Ribeiro - che con gli indigeni come studioso di
antropologia aveva vissuto per una decina d’anni - sono esplicati rigorosamente
nelle note a piè di pagina. Anche questo è un segnale dei tempi, che ci fa sperare
in una sempre maggiore disponibilità dell’Occidente a comprendere e
accettare le diversità linguistiche nel divenire complesso e
contraddittorio del mondo globalizzato. Un Occidente sempre pronto al
riarmo e a politiche tragicamente belliciste e militaresche e guerrafondaie.
L’antropologo Claude Lévi-Strauss scrisse lo straordinario trattato
"Tristi tropici", ma quelli di Ribeiro non sono affatto tristi,
perché il romanzo si ambienta nella natura amazzonica con una serie di
avventure tragicomiche e rimandi dialogici che si rifanno ai classici greci e
ai testi dei grandi classici dell’Illuminismo come Voltaire e Rousseau.
L’ambientazione delle vicende “fiabesche” surreali e allegoriche del
romanzo si dipana nella foresta pluviale e si realizza nei numerosi
riferimenti a manufatti, usi e costumi della civiltà indigena, che Ribeiro
inserisce nell'ampio teatro letterario e nel tessuto narrativo con abile
pertinenza. Questi riferimenti etnici diventano parti integranti
dell’incredibile vicenda vissuta dal protagonista il quale - catturato, in due
momenti diversi da feroci quanto imprevedibili “libere” tribù del Rio
delle Amazzoni - è costretto a rapportarsi con le regole e i vissuti di un
mondo “altro”.
Ribeiro esprime sempre rispetto e ammirazione nei confronti degli
indigeni, delle loro organizzazioni, dei loro costumi e tradizioni, dei
loro rapporti simbiotici con gli eventi naturali. Una realtà che l’Autore
rappresenta senza atteggiamenti nostalgici, ma con ironia in quanto partecipe
delle sorti di quel mondo, e nel contempo costretto a osservarlo con occhi
estranei, per formazione culturale e provenienza sociale.
Ribeiro condusse approfondite ricerche etnografiche presso varie
popolazioni amazzoniche per conto del servizio nazionale di protezione degli
Indios. Negli anni 60, fu ministro dell’educazione, ma purtroppo la dittatura
militare lo costrinse all’esilio. Riparò, fra gli altri Paesi latinoamericani,
anche in Cile dove collaborò con il governo Allende. Quando tornò in patria,
ricoprì importanti cariche pubbliche, riuscendo a realizzare a Rio de Janeiro,
un innovativo programma di riforma della scuola.
L’uscita della nuova traduzione italiana di "Utopia selvaggia" di
Darcy Ribeiro offre un contributo importante all’attuale dibattito sui temi
dell’identità e dell’incontro/scontro tra popolazioni e culture diverse.
Questo romanzo ripropone all’attenzione di un attento pubblico
l’energia utopica, ma sempre concreta, di un grande autore del Novecento,
rispetto agli attuali tragici scenari segnati dalle grandi crisi migratorie
internazionali, dal dominio delle multinazionali e dei mercati finanziari
e dallo strapotere degli impersonali strumenti comunicativi
mediatici che caratterizza l’attuale sistema capitalistico
neoliberista.
L’attuale epocale fenomeno delle migrazioni e la congiuntura di crisi
strutturale a livello planetario, sollecitano tutti noi a chiedere con
forza provvedimenti umanitari volti a impedire e prevenire ogni forma di
esclusione sociale e a promuovere processi di dialogo e interazione tra
popoli, costumi e tradizioni differenti, a livello religioso culturale e
economico-sociale.
In tutti i continenti e i Paesi del nostro pianeta, il tema dei diritti
umani sollecita la necessità di agire con fermezza e determinazione per la
piena affermazione dei diritti umani (l’istruzione, il lavoro, la salute, la
libertà di credo politico e di convinzioni ideali, di credo religioso e di
culto) fino alla liberazione della sfera affettiva, dell’orientamento
sessuale e di ogni altro aspetto della vita privata e pubblica delle persone.
Ribeiro aveva saputo valorizzare nei suoi scritti -rigorosi dal punto di
vista scientifico quanto appassionati e profetici nelle forme narrative- gli
ideali “utopici” di quei diritti umani e civili che purtroppo oggi
non hanno ancora l’opportunità di trovare una compiuta realizzazione.
La nuova traduzione del libro "Utopia selvaggia" condotta con
estrema attenzione e competenza da Katia Zornetta, affiancata dall’ attenta
supervisione e dalla bella presentazione di Giancorrado Barozzi, si
inserisce perfettamente nella linea editoriale di Negretto Editore.
Dal 2008, Negretto si propone di divulgare e dare visibilità a saggi, testi
ed autori che promuovono e sostengono le idealità dell’equilibrio ambientale e
del progresso sociale, dei diritti individuali e dell’inclusione e
dell’integrazione tra culture e tra discipline diverse, dello studio
laico e non superficiale della realtà, anche attraverso la sperimentazione e la
ricerca di forme espressive originali e innovative, al servizio di una cultura
di qualità.
Commenti
Posta un commento