Pensioni da fame: una emergenza sottovalutata

 Tre miseri euro  mensili di aumento e 23 euro annui di rivalutazione delle pensioni possono bastare?

 


Meno di due euro di aumento nel 2025 per arrivare dopo 12 mesi a  23,40, parliamo dell'adeguamento all'Istat delle pensioni in base a una inflazione che si dimostrerà maggiore delle previsioni costringendoci a una forsennata, e inutile, corsa verso il recupero, ai minimi termini, del costo della vita.
 
Fatti due conti le pensioni minime in Italia sono poco più del 10 per cento del totale dei trattamenti previdenziali riguardando circa 5 milioni di persone, parliamo di poco piu' di 600 euro mensili con importi medi annui inferiori ai 6800 euro 
 
Per lo più sono trattamenti assistenziali, viene il dubbio che l'assistenza accordata sia ben poco dignitosa visti gli importi erogati.
I bassi salari, gli insufficienti contributi previdenziali determinano assegni pensionistici inferiori ai 1000 euro mensili, in prospettiva futura i percettori di queste miserie saranno in aumento costringendo lo Stato a trovare risorse economiche atte ad incrementarne l'importo, pensiamo che quasi il 24% degli assegni in toto erogati sono infatti poco sopra la soglia minima con la quale vivere per altro in condizioni di grande precarietà.
 
Da anni si parlava di reale rivalutazione per portare le pensioni a livelli accettabili sotto i quali o si vive nella indigenza oppure si è costretti, se la salute regge, a inventarsi qualche lavoretto al nero.
 
Nelle città il numero dei pensionati che distribuiscono volantini pubblicitari o lavorano con qualche rimborso spese per le associazioni o impiegati al nero è in continua crescita, rivalutare le pensioni minime di quasi 3 euro è uno schiaffo alla miseria se pensiamo che questi assegni sarebbero addirittura decurtati se non fosse arrivata, nella manovra di Bilancio 2025, la rivalutazione eccezionale, si fa per dire, pari al 2,2 per cento.
 
E a conferma della natura antipopolare di questa manovra il fatto che gli assegni sopra i 2000 euro mensili avranno incrementi di 16 euro mensili, una sonora sberla inflitta ai principi di equità sociale.
 
E quei pensionati che nel corso degli anni hanno deciso di trasferirsi all'estero, dove il costo della vita è minore, saranno esclusi dalla miseria della rivalutazione.
 
Per i pensionati residenti le pensioni, oltre il minimo e fino a quattro volte il minimo saranno, verranno invece rivalutate al 100 per cento (che poi con la inflazione programmata sarà ben poca cosa) mentre per chi arriva oltre 5 volte il trattamento minimo la rivalutazione sarà al 75%
Il vero problema è tuttavia legato ai meccanismi di rivalutazione che adeguandosi alla inflazione programmata, sono destinati a pochi euro di incremento a fronte di un costo della vita decisamente maggiore, sono i dati Istat della inflazione il vero problema alla base del crollo del potere di acquisto
 
E basti poi ricordare che gli aumenti contrattuali previsti risultano poco meno di un terzo del reale costo della vita quindi l'austerità salariale e previdenziale ci riserverà in futuro assegni e stipendi da fame
 
 

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