BRASILE - L'analisi della congiuntura dal punto di vista della Centrale Unica dei Lavoratori (CUT - Maggior sindacato brasiliano)

 BRASILE - L'analisi della congiuntura dal punto di vista della Centrale Unica dei Lavoratori (CUT - Maggior sindacato brasiliano)



Lula è stato perseguitato da un implacabile processo giudiziario essendo stato ingiustamente incarcerato per 580 giorni a causa delle decisioni di un ex giudice di destra che, in collusione con pubblici ministeri, settori espressivi dei media corporativi e capitale nazionale, ha aperto la strada all'ascesa del governo neofascista di Jair Bolsonaro.

I 60.345.999 brasiliani e brasiliane che hanno votato per Lula al secondo turno delle elezioni presidenziali il 30 di ottobre non si sono limitati a eleggere il 39esimo presidente della Repubblica e a concedere un terzo mandato presidenziale all'ormai eletto presidente. Sono stati questi cittadini e cittadine, votanti provenienti da ogni angolo del territorio nazionale, i responsabili che hanno impedito che il Paese diventasse un'autocrazia e che la nostra giovane e ancora imperfetta democrazia venisse abbattuta. Una vittoria soprattutto dei lavoratori, neri e nere, donne, indigeni, del nord-est del Paese e delle fasce più povere della società: sono stati coloro che “non hanno più niente” a salvare la democrazia brasiliana.

Non c'è dubbio che se fosse stato legittimato dalla sua rielezione, Bolsonaro, come altri leader autoritari, avrebbe sperato, in un eventuale secondo mandato, di avere le condizioni politiche per favorire la chiusura definitiva del regime, lo svuotamento e persino l'estinzione delle istituzioni democratiche e dei diritti sociali, civili e politici.

Una vittoria storica

La vittoria della sinistra e di tutti gli altri settori di opposizione al bolsonarismo – con il 50,90% dei voti validi, contro il 49,10% di Bolsonaro – può sembrare a prima vista di misura, ma va contestualizzato l'uso scandaloso e illegale della macchina del governo – come gli aiuti clientelari elargiti alla vigilia delle elezioni, i prestiti bancari ai beneficiari dei programmi sociali, i miliardi di reais riversati in nel bilancio pubblico tenuto segreto, la riduzione artificiale dei prezzi del carburante e l'uso elettorale di una delle più grandi banche pubbliche del paese.

Denunce di acquisto di voti; vessazioni elettorali di imprenditori che minacciavano con il licenziamento i lavoratori elettori di Lula; la violenza politica – che già nella pre-campagna elettorale è costata la vita a Marcelo Aloizio de Arruda, guardia municipale, sindacalista e dirigente municipale del Partito dei Lavoratori (PT), assassinato da un bolsonarista – e che si è intensificata durante tutto il periodo elettorale – e, proprio nel giorno del ballottaggio, l'impiego della Polizia Stradale Federale (PRF) per impedire o rendere difficoltoso agli elettori pendolari, attraverso operazioni sulle autostrade nelle regioni a maggioranza lulista, l'esercizio democratico del loro diritto di voto. Bolsonaro è stato il primo presidente dopo la ridemocratizzazione a perdere la disputa per la rielezione e, solo quando teniamo in conto tutto questo scenario di abusi e crimini, possiamo comprendere la reale dimensione dell'enorme ed eccezionale vittoria rappresentata dall'elezione del presidente Lula.

Bolsonaro: un governo infame

Bolsonaro è stato il peggior presidente nella storia della nostra repubblica. Per prima cosa, un disastro economico: i tassi di interesse e l'inflazione, in particolare alimentare ed energetica, sono esplosi nel 2022; la disoccupazione rimane vicina al 10% per tutto il suo mandato; oltre alla deindustrializzazione e ad una sempre più accentuata dipendenza economica dalle commodities e dai beni primari.

Il Brasile è tornato nella mappa della fame delle Nazioni Unite e l'insicurezza alimentare colpisce più di 33 milioni di persone. I lavoratori, oltre alla disoccupazione, soffrono di lavori precari e senza alcuna protezione sociale – mentre Bolsonaro ha affermato che lavoro e diritti sono incompatibili. Il progetto politico del bolsonarismo era la distruzione di tutti i diritti sociali e sindacali conquistati dalle lotte della classe operaia brasiliana.

Il governo ha promosso tagli alla spesa per l'istruzione e la sanità, una riforma delle pensioni che ha attaccato il diritto a una pensione dignitosa; privatizzazioni lesive dell'interesse pubblico – come la cessione della più grande azienda del settore elettrico del Paese, la Eletrobras – arretramenti storici nella lotta al lavoro minorile e al lavoro assimilato alla schiavitù; attacchi ai movimenti sociali e sindacali e l'incoraggiamento di pratiche antisindacali, oltre a ripetuti tentativi di attacco ai diritti del lavoro.

Il suo governo, al contrario della propaganda ufficiale, e anche con la manipolazione delle istituzioni di controllo e di parte della magistratura e del Pubblico Ministero Federale, è stato marcato da diversi scandali di corruzione e il suo coinvolgimento – così come quello dei suoi familiari – in un piano di appropriazione indebita di denaro pubblico [la "rachadinha" - "ritaglio", è la pratica della corruzione caratterizzata dal trasferimento di parte degli stipendi del segretario e dei subordinati al parlamentare e pagati con denaro pubblico, sulla base di un accordo prestabilito o come requisito per la funzione], è nota sin da prima della sua elezione nel 2018. Di fatto, negli anni in questione, Bolsonaro e la sua famiglia hanno acquistato, secondo quanto riferito dalla stampa, dozzine di proprietà con milioni di reais in contanti.

Il governo Bolsonaro ha significato anche la distruzione della legislazione ambientale e dei suoi meccanismi di controllo, che ha portato a record storici di deforestazione e incendi in Amazzonia e nel Pantanal; il congelamento delle iniziative per la delimitazione delle terre indigene e l'attacco ai diritti dei popoli indigeni brasiliani, la chiusura dei consigli di partecipazione sociale; iniziative per incoraggiare l'uso delle armi e la violenza della polizia; disprezzo per le politiche volte a ridurre la disuguaglianza razziale e a promuovere i diritti delle donne; un discorso prevenuto contro la popolazione LGBTQIA+.

Bolsonaro ha anche promosso una politica estera ondivaga e il conseguente isolamento del Paese sulla scena mondiale e, come abbiamo già evidenziato, attacchi sistematici alla democrazia, ai diritti umani e allo Stato di diritto democratico – il futuro ex presidente ha attaccato la democrazia e le sue istituzioni, oltre a mettere a repentaglio lo stesso sistema elettorale.

Il Brasile è stato uno dei paesi più colpiti dalla pandemia di coronavirus. Bolsonaro ha sistematicamente boicottato tutte le iniziative di stati e comuni per combattere la pandemia di Covid-19, oltre a rilasciare numerose dichiarazioni che hanno minimizzato e deriso la gravità della pandemia. Inoltre, ha pubblicizzato farmaci senza prove scientifiche per combattere il Covid-19, ha messo in dubbio l'efficacia dei vaccini ed ha boicottato attivamente il processo di acquisto degli stessi. Il risultato di questa performance disastrosa è stato che la pandemia ha causato la morte di oltre 688.000 uomini e donne brasiliane - il Brasile ha registrato più di 34 milioni di casi - oltre a distruggere ulteriormente la situazione economica del Paese.

Dato questo scenario, la domanda che si può porre è quali ragioni spiegherebbero il fatto che Bolsonaro sia riuscito a presentare una candidatura competitiva e ad avere circa il 49% dei voti validi al secondo turno elettorale, al di là del già citato uso scandaloso della macchina pubblica per le elezioni scopi.

In primo luogo, Bolsonaro ha egemonizzato la destra brasiliana. Nonostante le onorevoli eccezioni dell'ex presidente Fernando Henrique Cardoso, dei "socialdemocratici" (di centrodestra) della cosiddetta “vecchia guardia” e degli economisti del "Piano Real", la stragrande maggioranza della destra e persino del centrodestra ha capitolato, si è rannicchiata o addirittura si è unita a Bolsonarismo.

Settori significativi della comunità imprenditoriale – specialmente nel settore agroalimentare – hanno sostenuto e finanziato con entusiasmo il governo e le avventure elettorali e golpiste del bolsonarismo. Il capitale finanziario, a sua volta, ha passato tutti questi anni incantato dal ministro dell'economia ultraliberista Paulo Guedes. Bolsonaro ha beneficiato di una lunga tradizione reazionaria: tre secoli di schiavitù; autoritarismo strutturale; una lunga dittatura militare segnata da torture e omicidi; e una sistematica mancanza di rispetto per la dignità della persona umana – insomma, l'estrema destra sintetizza tutta una spinta alla distruzione e alla morte che permea la società brasiliana.

Il governo di Bolsonaro è stato soprattutto un governo militare – secondo dati ufficiali, sotto la presidenza di Bolsonaro, il governo federale ha più che raddoppiato la presenza di personale militare in posizioni precedentemente occupate da civili (più di 6mila assunzioni nell'amministrazione pubblica e parastatale). Ci sono state molte volte in cui i militari hanno cercato di fare pressione sulle autorità civili, estrapolando le loro responsabilità costituzionali e dando riparo agli attacchi e alle minacce antidemocratiche di Bolsonaro, come quando si sono imbarcati negli attacchi infondati di Bolsonaro al sistema elettorale e alle macchine per il voto elettronico. Bolsonaro ha avuto anche il sostegno di gran parte della “stampa tradizionale” – che, in alcuni casi, è diventata un semplice ingranaggio nella struttura della propaganda ufficiale. La borghesia brasiliana ha abbracciato Bolsonaro e il suo progetto estremista. Inoltre, il bolsonarismo, così come in altri esperimenti di estrema destra in giro per il mondo, ha costruito un immenso sistema di fake news, organizzazione e formazione sui social network e sulle applicazioni di messaggistica – nello schema di QAnon, milioni di individui vivono in una realtà parallela in cui Bolsonaro è uno statista mandato da Dio, il coronavirus è un complotto cinese e gli oppositori sono satanisti, abortisti e pedofili.

E, infine, i pastori evangelici – soprattutto quelli di denominazione pentecostale, ma anche i protestanti tradizionali – che avevano già sostenuto Bolsonaro nel 2018, hanno portato avanti fino all'ultimo una sorta di “guerra santa”. Le chiese si sono trasformate in veri e propri comitati di campagna elettorale, è stato diffuso il panico morale, un discorso ultraconservatore su temi come diritti riproduttivi e LGBTQIA+ e, mentre si accusava la sinistra di voler chiudere le chiese, la persecuzione dei credenti che osavano annunciare il proprio voto per la sinistra ha portato Bolsonaro a conquistare – secondo i sondaggi alla vigilia delle elezioni – circa i due terzi dei voti tra gli evangelici.

Il Brasile che vogliamo

Lula – e solo lui, con la sua leadership indiscussa a sinistra, la rispettabilità internazionale e il ricordo marcante dei suoi governi di successo – ha vinto le elezioni mettendo insieme un'alleanza di dieci partiti già al primo turno delle elezioni e di altri sei partiti nel secondo turno; costruindo l'unità dei movimenti sociali e di tutte le centrali sindacali del paese e materializzando un ampio fronte democratico con intellettuali, attivisti, artisti e scienziati provenienti da settori di tutti gli spettri ideologici, – come quando ha invitato un vecchio oppositore, Geraldo Alckmin (ex-socialdemocratico di centrodestra), a comporre la sua lista nel ruolo di vicepresidente. E poi al ballottaggio, conquistando l'appoggio del candidato e senatore Simone Tebet (centrista del PMDB). Lula, a 77 anni, è stato la nostra ultima barriera contro l'autoritarismo e la fine della democrazia.

Oltre alle sue straordinarie qualità personali, Lula è il simbolo più grande di un lungo processo di lotte che, iniziato con la resistenza alla dittatura militare, ha attraversato i primi anni della Nuova Repubblica, l'opposizione democratica ai governi "socialdemocratici" (di centrodestra), i mandati vittoriosi del PT (2003 – 2015), le battaglie contro il golpe parlamentare che depose la presidente Dilma Rousseff e, infine, la campagna per Lula Livre [Lula Libero] e la durissima opposizione al governo neofascista di Jair Bolsonaro.


È stato nella genesi di questo processo che sono emersi la Centrale Unica dei Lavoratori (CUT), il PT (Partito dei lavoratori), il MST (Movimento dei lavoratori rurali senza terra), il MTST (Movimento dei Lavoratori Senza Tetto) e molti altri movimenti sociali, sindacati e organizzazioni di sinistra,  di sindacalisti, intellettuali, militanti della lotta armata contro la dittatura militare, religiosi progressisti – soprattutto cattolici organizzati nelle CEB (Comunità Ecclesiastiche di Base), ma anche evangelici, protestanti e altre confessioni religiose – studenti, politici di sinistra e leaders dei movimenti sociali.


Inoltre, mentre la società si stava modernizzando, la sinistra brasiliana ed i settori progressisti hanno diversificato i loro programmi e le loro richieste e sono emerse nuove organizzazioni, partiti e movimenti sociali. Come ha dichiarato il presidente Lula – in quel fatidico pomeriggio del 7 aprile 2018, poche ore prima di presentarsi alla Polizia Federale per scontare il mandato di arresto emesso dall'allora giudice e poi ministro del regime bolsonarista, Sérgio Moro – "Non basterà che loro pensino che ciò mi fermerà. Io non potrò essere fermato perché non sono un essere umano, sono un'idea, un'idea mescolata con la vostra idea".


Lula simboleggia queste lotte, organizzazioni, sindacati, movimenti sociali, concetti e idee - ed è stato tutto questo insieme di espressioni del popolo brasiliano che gli ha permesso di lasciare il carcere per guidare l'opposizione e battere Bolsonaro alle urne.


L'elezione del presidente Lula è stata una vittoria epica e non meno epiche saranno le sfide del suo terzo mandato. Bolsonaro, come previsto, non ha riconosciuto finora in modo formale e inequivocabile la sua sconfitta e l'elezione del presidente Lula. La frangia più radicale dei suoi sostenitori ha promosso, fin dal giorno delle elezioni, proteste antidemocratiche in cui mettono in discussione l'equità delle elezioni, attaccano il Superiore Tribunale Elettorale (TSE) e difendono un colpo di stato e una conseguente dittatura militare. L'estrema destra è stata sconfitta, ma ha vinto alcuni governi statali, eletto un elevato numero di parlamentari e mantiene ancora militanti mobilitati, strutture di comunicazione e finanziamenti.


Si tratta ora di ricostruire il Paese e rafforzare la nostra democrazia – lottare e far sí che si chiarisca che l'estrema destra è stata responsabile dei suoi crimini contro democrazia e anche queli commessi nella pubblica amministrazione, come ad esempio le inique misure ed i colpevoli errori durante la pandemia di Coronavirus.


Secondo la Centrale Unica dei Lavoratori (CUT), il governo Lula deve dare priorità a una serie di azioni, misure e impegni, indicati a seguire, con l'obiettivo di riportare il Paese sulla strada dello sviluppo sostenibile con la creazione di lavoro e reddito, lavoro dignitoso e rispettabilità internazionale:


- Difesa della democrazia, dei diritti umani e civili quali assi strutturanti del nuovo governo – impegno per la riduzione delle disuguaglianze economiche, sociali e regionali e per la difesa dell'uguaglianza, della sovranità e della pace;


- Riconoscere, promuovere e valorizzare la diversità culturale del popolo brasiliano;


- Riscattare l'immagine del Paese all'estero, rafforzare le organizzazioni multilaterali e investire nell'integrazione dell'America Latina e nelle nostre relazioni con il Sud del mondo e con i Brics: una politica estera attiva e orgogliosa che si rapporti ai Paesi ricchi su base paritaria, nel rispetto della nostra sovranità e interessi nazionali;


- Riformare la giustizia tributaria e ridare trasparenza nella definizione ed esecuzione del bilancio pubblico – dando priorità alle richieste e ai bisogni dei più poveri e della classe operaia;


- Promuovere una lotta sistematica all'inflazione e all'aumento dei prezzi – recupero del potere d'acquisto dei salari e delle altre forme di remunerazione dei lavoratori;


- Ripristinare la politica di valorizzazione del salario minimo (bloccato negli anni del governo Bolsonaro) per recuperare il potere d'acquisto dei lavoratori e dei beneficiari delle politiche previdenziali e assistenziali;


- Promuovere una legislazione del lavoro basata sul concetto di lavoro dignitoso, combattere la precarietà del lavoro e istituire un'ampia rete di protezione sociale per tutte le forme di occupazione, con particolare attenzione ai lavoratori autonomi,  domestici, telelavoratori e quelli mediati da applicazioni e piattaforme informatiche;


- Mettere in atto una ristrutturazione sindacale che democratizzi il sistema dei rapporti di lavoro nei settori pubblico e privato, urbano e rurale, nel rispetto dell'autonomia sindacale e della contrattazione collettiva. Garantire il diritto allo sciopero e frenare le pratiche antisindacali;


- Promuovere una ripresa degli investimenti in infrastrutture e abitazioni;

- Lavorare per la reindustrializzazione nazionale su nuove basi tecnologiche e ambientali;

- Affrontare e combattere il cambiamento climatico ed i suoi effetti;

- Attuare una giusta transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio, basata sulla conservazione, il ripristino e l'uso sostenibile della biodiversità in tutti i biomi brasiliani. Combattere la distruzione delle foreste in un'ottica di deforestazione zero;

- Rispettare e promuovere i diritti delle popolazioni indigene;

- Ripristinare sistemi alimentari sani e sostenibili. Impegnarsi per la riforma agraria, la sicurezza alimentare e il rafforzamento dell'agricoltura familiare;

- Promuovere la ricostruzione della sicurezza e della previdenza sociale;

- Impegnarsi per il rafforzamento del Sistema Sanitario pubblico Unificato (SUS) e per la valorizzazione e formazione degli operatori sanitari;

- Impegnarsi per un'istruzione pubblica universale, democratica, gratuita, di qualità, socialmente referenziata, laica e inclusiva, con apprezzamento dei suoi lavoratori;

- Lo Stato brasiliano deve garantire la piena protezione della dignità umana delle donne, nonché sviluppare politiche pubbliche per prevenire la violenza di genere. Costruire un paese che cammini verso la parità di diritti, la parità di retribuzione per lo stesso lavoro in tutte le professioni e la promozione delle donne nella scienza, nelle arti, nella rappresentanza politica e nella gestione pubblica;

- È essenziale attuare un ampio insieme di politiche pubbliche per promuovere l'uguaglianza razziale e combattere il razzismo strutturale, inseparabili dalla lotta alla povertà, alla fame e alle disuguaglianze, che garantiscano azioni positive per la popolazione nera e il suo sviluppo integrale nelle più diverse aree.

Se in questo articolo si evidenziano le ragioni e le motivazioni della congiuntura nazionale che hanno permesso l'ascesa e la successiva sconfitta elettorale dell'estrema destra, tuttavia non possiamo non registrare la rinascita dell'estrema destra come forza politica rilevante è un fenomeno mondiale, almeno a partire dalla Brexit e dall'elezione di Donald Trump nel 2016.

La brutale disuguaglianza economica e sociale, il conseguente impoverimento della classe operaia – che soffre sempre più di disoccupazione o lavori precari e la perdita dei diritti lavorativi, sociali e previdenziali – e l'incapacità delle democrazie di risolvere problemi fondamentali in settori come la sanità, l'istruzione, la casa, l'inflazione, la casa, l'immigrazione e la crisi ambientale, sembrano essere lo scenario ideale per l'incitamento all'odio e il risentimento dell'estrema destra da vendere come soluzione allo sgomento e all'insicurezza che stanno vivendo ampi settori sociali. Questioni come la regolamentazione dei social network, la lotta alle notizie false e i processi di educazione ai diritti umani devono essere all'ordine del giorno anche quando si tratta di combattere l'estrema destra, non solo in Brasile, ma nel mondo.

La visione della CUT del sindacalismo è sempre stata guidata dalla difesa dell'autonomia e della libertà sindacale, dalla lotta per migliori condizioni di lavoro, dall'espansione dei diritti sociali e del lavoro e dalla trasformazione della società. Oltre alla formazione e all'organizzazione dei settori popolari nei sindacati, nei partiti e nei movimenti sociali, la situazione attuale richiede la costruzione di un nuovo modello di sviluppo che sia sostenibile, inclusivo e che rispetti la diversità della classe operaia nelle sue molteplici dimensioni – e queste sono questi gli impegni che guideranno l'azione della Centrale Unica dei Lavoratori brasiliani in relazione al futuro governo Lula, ai compiti politici dei settori progressisti e alla costruzione di una società veramente giusta e democratica.

https://progressive.international/blueprint/d904a091-ee78-4463-9839-0bf1bf7e7472-president-lulas-election-the-confrontation-with-the-extreme-right-and-the-tasks-of-the-central-nica-dos-trabalhadores-cut-brasil/pt-br

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