Si fa presto a parlare di Etica pubblica

 I corsi formativi nella Pa sono pochi e spesso un business per le agenzie e gli studi del settore, molti corsi, e va detto senza remore, sono di scarsa utilità. Numerosi Enti organizzano per altro solo i corsi per i quali corre l'obbligo di legge o destinano ben poche unità alla frequenza con una disparità di trattamento tra dipendenti del tutto ingiustificabile specie se pensiamo, dal 2023, che i titoli saranno decisivi per accedere alle progressioni verticali.

La trasparenza nella gestione dei corsi è d'obbligo come anche far passare un concetto elementare ossia che la formazione non è perdita di tempo se fatta bene e con prove anche pratiche.

Detto cio' si pensa ancora che sia sufficiente un corso per combattere la corruzione, o meglio per prevenirla, quando poi sarebbe sufficiente la rotazione degli incarichi e la trasmissione di competenze all'interno di ogni singola direzione.

Non esiste alcuna etica pubblica laddove le specifiche vengono assegnate sempre allo stesso personale, parliamo degli enti locali, o con gradazioni bizzarre della pesatura delle Posizioni organizzative con una disparità di trattamento evidente. 

I luoghi comuni sono duri da morire , è corretto e auspicabile promuovere un etica pubblica a partire da luoghi di lavoro dove le disparità di trattamento, anche nella assegnazione del budget di straordinario, siano combattute con serietà.

Si parla sovente di benessere organizzativo in Enti nei quali si investe poco e male nella formazione e nell'ammodernamento degli strumenti di lavoro. 

Questo è uno dei problemi insoluti come anche l'assenza dei dirigenti che sovente, anche per onerosi carichi assegnati con gli obiettivi, delegano a Po e altre figure la gestione del personale. 

Il rafforzamento della responsabilità individuale  (Corte dei Conti, n. 341 e 207 del 2021) è in teoria giusto ma nasconde un'altra situazione paradossale ossia la pretesa che il dipendente svolga compiti sempre maggiori e talvolta ascrivibili a mansioni superiore.

I codici di comportamento premiano la fedeltà aziendale e si infrangono con una etica pubblica che dovrebbe talvolta andare oltre la riservatezza che sovente serve a celare cattive gestioni e una partecipazione passiva ai processi organizzativi.

Con il nuovo codice si introduce un clima repressivo e poco conta che spetti al dirigente il compito di curare il «benessere organizzativo nella struttura cui è preposto» perchè la materia inerente l' organizzazione del lavoro dovrebbe essere oggetto di contrattazione sindacale.

 Infine la Pa al servizio dei cittadini finisce con l'assegnare alla parte politica un ruolo troppo invasivo nei processi organizzativi, e talvolta decisionali, quindi l'autonomia degli uffici e dei singoli dipendenti viene sacrificata sull'altare dei programmi di mandato dei Sindaci.

Commenti