Cosa resta della contrattazione sindacale?

 Cosa resta della contrattazione sindacale?

Ben poco, basti pensare ai contratti della Pubblica Amministrazione con innumerevoli materie oggetto di informazione e di confronto ma escluse dal potere vincolante del sindacato.

Nella storia della contrattazione recente troviamo innumerevoli materie escluse dalle trattative, nel pubblico e nel privato, per non menzionare il trasferimento di competenze ad organismi paritetici costituiti dalla parte datoriale e dai sindacati firmatari di contratto per sottrarre potere reale alle rappresentanze sindacali unitarie.

E le stesse Rsu oggi vigenti rappresentano forse un modello vincente o hanno finito con il creare una delega in bianco e una sostanziale frattura tra rappresentanze sindacali e forza lavoro?

Il secondo livello di contrattazione non è finalizzato a recuperare condizioni di vita e salariali migliorative rispetto al contratto nazionale, ove accade scattano meccanismi repressivi, sovente invece si rinviano istituti contrattuali che dovrebbero essere regolati dal CCNL al secondo livello che ne decide i criteri guida e sovente anche gli importi, importi che poi ricadono sulla forza lavoro anche attraverso o la decurtazione del fondo della produttività (nel pubblico impiego). Accade poi che il secondo livello sia l'ambito privilegiato dentro cui accrescere i ritmi, i tempi di lavoro e la produttività in generale compensando le prestazioni aggiuntive con il welfare aziendale che viene gestito dai sindacati firmatari e dalle parti datoriali. E per rendere accattivanti gli accordi di secondo livello scattano bonus e detassazioni che alla fine convengono alle associazioni datoriali e assai meno alla forza lavoro.

Sentir dire che una legge quadro sul salario minimo sarebbe di ostacolo allo strumento della contrattazione è non solo ridicolo ma privo di ogni senso perchè la contrattazione è stata svuotata delle sue prerogative principali soprattutto da chi oggi si erge a sua difesa.

Nel recente dibattito alla Camera sul salario minimo è stato detto da più parti che una eventuale legge avrebbe effetti negativi sulla contrattazione dimenticando che innumerevoli CCNL prevedono paghe orarie inferiori ai sei euro.

Alcuni ricercatori hanno sentenziato che la crisi di iscrizioni al sindacato sia causata proprio dagli interventi statali nelle dinamiche lavorative e nelle tutele individuali e collettive, la causa della crisi dei corpi intermedi è in realtà legata alla perdita di rappresentatività e conflittualità del sindacato stesso, alla concertazione che ha trasformato l'agire sindacale in una sorta di teatrino.

Se il sindacato perde di vista i diritti sociali, al pari della politica, vengono meno le ragioni per le quali un lavoratore possa identificarsi nel sindacato stesso senza dimenticare che i 40 anni neoliberisti hanno attaccato direttamente ruoli e funzioni del sindacato sottraendo allo stesso potere contrattuale effettivo.

E in questi 40 anni è avvenuta la trasformazione definitiva del sindacato stesso  da strumento conflittuale a modello concertativo in accordo con i Governi di turno, sempre nel segno della subalternità al fine di sottoscrivere intese, spesso a perdere, con la parte datoriale.

La domanda alla quale rispondere oggi è se una legge sul salario minimo avrebbe effetti, ulteriori e negativi, sul potere contrattuale, ebbene forse questa legge sarebbe deflagrante per tutti i contratti nazionali da fame siglati negli ultimi decenni, dimostrerebbe che il potere contrattuale è stato utilizzato malamente senza accrescere i salari e dimenticando i diritti sociali.

Una legge sul salario minimo potrebbe essere fatta anche con il sostegno sindacale ma se il suo fine dovesse essere quello di salvaguardare l'attuale modello di contrattazione i risultati sarebbero solo deludenti per la forza lavoro perchè, nel contesto attuale, abbiamo perso tanto potere contrattuale quanto potere di acquisto.

I salari italiani sono ormai tra i più bassi dei paesi Ue, gli scioperi in Inghilterra, Germania e Francia hanno portato a casa risultati decisamente migliori di quelli italiani con aumenti contrattuali che sono il doppio o anche il triplo di quelli "conquistati" nel nostro paese.

E in quei paesi non esistono normative antisciopero come in Italia, il sindacato ha fatto carte false per sostenere le leggi che hanno ridotto ai minimi termini l'esercizio dello sciopero fin da quanto sottoscrissero i codici di autoregolamentazione che nei fatti determinarono la resa anche della residua conflittualità. Era il sindacato dei cittadini a prevalere su quello della forza lavoro, il sindacato responsabile su quello conflittuale,  da qui è iniziata la debacle del movimento sindacale nel suo complesso.

Ammettiamo un salario minimo di 9 euro (lordi) all’ora, potrebbero prendere in esame solo alcuni elementi della retribuzione, ad esempio escludere tredicesima , quattordicesima e premi di secondo livello, Tfr e contribuiti datoriali e a quel punto il vantaggio per il potere di acquisto sarebbe a dir poco scemato.

E allora ben venga una sana discussione sul salario minimo sapendo che la conquista del salario e del potere contrattuale non deriverà da una legge ma dal conflitto tra capitale e lavoro. 


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