Tra partite iva e volontariato si affossa il lavoro nel settore culturale

 Con la cultura non si mangia anche se l'industria culturale avrebbe risorse per creare posti di lavoro dignitosamente retribuiti, al contrario è ormai di dominio pubblico l'idea di affidare ai volontariati  e alle associazioni innumerevoli attività che dovrebbero essere invece svolte da personale formato e regolarmente contrattualizzato, formato per svolgere con professionalità il loro lavoro.



Le amministrazioni locali, indistintamente di destra e di sinistra, nel corso del tempo hanno seguito le stesse politiche ossia

  • chiudere ludoteche e spazi pubblici per la lettura diminuendo il budget complessivo destinato alla cultura
  • esternalizzare la gestione delle biblioteche o parte delle stesse attraverso convenzioni con cooperative e soggetti privati. Oggi in una biblioteca pubblica è possibile imbattersi in almeno 3 tipologie contrattuali con potere di acquisto salariale assai diversificato.  Capita sovente che personale con maggiori titoli e specializzazioni sia meno pagato in virtu' del rapporto di lavoro contrattualizzato. Questa balcanizzazione dei rapporti di lavoro e contrattuali respinge la richiesta di valorizzare le professionalità nel settore della cultura. Non esiste intermediazione di manodopera (ma non metteremmo a tal riguardo la mano sul fuoco) ma la crescente frammentazione alla fine premia solo la gestione esterna dei servizi
  • potenziare il ricorso a cooperative e associazioni di volontariato per gestire innumerevoli attività culturali a solo discapito delle professionalità acquisite che risultano sistematicamente mortificate
  • trasformare le attività culturali in eventi nella costante ricerca di sponsorizzazioni
  • incrementare i contributi alle associazioni di volontariato che alla fine costituiscono la struttura portante dell'intervento, un tempo pubblico, nella cultura.

I finanziamenti alla cultura sono stati soggetti a continue restrizioni e perfino il bonus cultura, introdotto a fine 2015 a favore dei diciottenni  per assistere a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’acquisto di libri nonché per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, sarà soggetto a una revisione limitandone la platea dei beneficiari.

Si accampano scuse di vario genere come la necessità di non erogare questo bonus a pioggia ma solo sulla base dell' Isee familiare. Ci viene il dubbio, dubbio per non parlare di certezza, che si voglia invece fare cassa contraendo il bonus cultura perchè il reddito familiare non vale per innumerevoli altri bonus dei quali beneficiano indistintamente i redditi bassi e quelli elevati. 

Va tuttavia denunciata la politica dei bonus perchè funzionale a nascondere una realtà fin troppo occultata negli ultimi anni. la cultura resta nelle mani dei grandi gruppi economici e di danarose Fondazioni che non si vergognano di assoldare partite iva e forza lavoro tanto precaria quanto mal pagata. 

Al contempo cresce il ricorso ad associazioni  di volontariato "meritevoli" in ambito culturale che in molti casi sono una sorta di cinghia di trasmissione di interessi politici e partitici. 

Urge ricordare infine che i bonus sono stati utilizzati in alcuni settori, commercio, agricoltura e turismo ad esempio, per sostituire personale con regolare contratto, per lo più a tempo determinato. 

Questa situazione ha ridotto  il potere di acquisto di una forza lavoro già penalizzata nel corso del tempo senza per altro assicurare energie e risorse alla cultura e al suo rilancio.

CUB PISA

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