Carceri per minori o discariche sociali?

Sette ragazzi “evadono” dal carcere minorile Beccaria di Milano – tre tornano il giorno successivo si accende nel Beccaria una sorta di manifestazione e i protagonisti vengono trasferiti a Bari.



Sono 17 i carceri minorili in Italia e per saperne di più rinviamo al rapporto annuale di Antigone Istituti penali per minorenni – Ragazzi dentro

Abbiamo ascoltato commenti su questa evasione del tutto fuori luogo, per alcuni il problema è dato dal numero insufficiente degli agenti di Polizia Penitenziaria, per altri la causa è da addebitare ai lavori di ristrutturazione mai completati in 15 e passa anni, quasi nessuno si è soffermato sulla condizione di vita di questi giovani, sulla difficoltà crescente di assicurare misurare alternative alla pena e un futuro diverso. La popolazione carceraria minorile vede una forte presenza di immigrati anche se la maggioranza assoluta dei reati è commessa da italiani.

E il trasferimento a Bari, a centinaia di km dalle famiglie almeno per chi ne possiede una, dei ragazzi che hanno dato fuoco a materassi e suppellettili è rimasto quasi sotto silenzio, affidato alle notizie di cronaca dimenticando che questi giovani avrebbero potuto morire soffocati dal fumo di quell'incendio che nasce dalla loro umana disperazione. 

Scenari diversi dalle rivolte carcerarie degli anni settanta ed ottanta ma la condizione dei carcerati oggi è avvolta nell'oblio come le morti dei detenuti allo scoppio della pandemia. Il quotidiano Domani ha dedicato tante pagine alle violenze subite dai detenuti nel carcere di S. Maria Capua Vetere portando alla luce storie di ordinaria violenza dei quali si sta occupando la Magistratura.

La carcerazione nasce da piccoli reati quali detenzione e spaccio di piccole quantità di stupefacenti, furtarelli e reati contro il patrimonio, a pensarci bene sono reati frutto di quel degrado e disagio sociale che non viene combattuto a scuola e nella società. E finire in carcere diventa un marchio indelebile che sovente preclude un futuro inserimento lavorativo e sociale, un pieno recupero nella società. 

La fuga dal Beccaria dovrebbe invece indurre a ben altre riflessioni rispetto alla richiesta di aumento degli organici penitenziari, ad esempio ci sono figure come educatori e assistenti sociali o le figure lavorativamente educative e formative delle quali poco o nulla si parla, eppure sono proprio queste figure ad essere carenti negli istituti penitenziari.

Le carceri italiani sono sovraffollate incluse quelle minorili, tanti detenuti non dovrebbero essere chiusi dietro alle sbarre ma beneficiare di misure alternative alla pena anche per la lieve entità dei reati commessi, se questo accadesse potremmo parlare anche di effettivo recupero dei detenuti. 

Poi possiamo anche parlare di società senza galere o rifiutare la istituzione carceraria ma su un punto dovremmo essere tutti concordi ossia nella denuncia di un sistema che punisce con la detenzione reati per i quali dovrebbero esistere misure alternative.

In questo quadro desolante le poche parole intelligenti le abbiamo ascoltate dai preti che operano dentro i carceri, da tempo attivi nella denuncia del sistema penale e penitenziario, sono loro ad avere denunciato la fatiscenza dell'edilizia carceraria, l'assenza di spazi di socialità, di biblioteche e di figure educative che potrebbero garantire percorsi di  reinserimento. 

Oppure ci sono voci isolate e fuori dal coro come quelle dell'Associazione Antigone che denunciano l'istituzione del carcere  come una sorta di grande discarica  sociale da non mostrare all'opinione pubblica che invece diventa assai più ricettiva verso le istanze securitarie o dei sindacati di Polizia. 

per saperne di più si rinvia ad una scheda 

In giro per le carceri minorili d’Italia – Ragazzi dentro

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