Pensioni: facciamo il punto

 


Molti di quanti in campagna elettorale si scagliavano contro l'innalzamento dell'età pensionabile (la Riforma Fornero) in Parlamento l'avevano votata e, conoscendo la labile memoria degli italiani, potevano ergersi a paladini dei pensionati. Altri ancora o non erano in Parlamento o, tra partiti scomparsi e leadership in continuo subbuglio tra correnti e divisioni varie, potevano smarcarsi e invocare il mancato sostegno alla Fornero.

Il Governo Meloni metterà mano alle pensioni dopo le vacanze natale, abbiamo già evidenziato come la nuova indicizzazione in teoria colpisce gli assegni elevati portando benefici a quelli bassi, ora si tratta di decidere sull'età di uscita dal mondo del lavoro anche se i provvedimenti avranno efficacia temporanea per tornare, probabilmente alla Fornero pur con qualche modifica "migliorativa".

Il governo di destra non può sottrarsi alla deroga temporanea dalla Fornero come fatto dagli Esecutivi precedenti, se non lo facesse perderebbe consensi.

L'obiettivo, più o meno dichiarato, è quello di applicare Quota 41, tra contributi e età anagrafica, entro il 2026, alleggerire la tassazione ridotta sui fondi pensione (rafforzando la pensione integrativa si indebolirà quella dell'Inps dimenticando che in ogni caso saranno i lavoratori a pagarsi la pensione) e magari introducendo un nuovo truffaldino  “silenzio-assenso” al fine di destinare il Tfr alle forme integrative. 

Poi ci saranno i soliti incentivi per rinviare le uscite. Le giovani generazioni, parliamo dei laureati,  da anni chiedono il riscatto agevolato del titolo di studio non potendosi permettere decine di migliaia di euro di pagamenti per 4 o 5 anni di contributi in più. 

Dopo avere fatto cassa con la Pubblica amministrazione (i bonus costano un terzo dei fondi per il rinnovo dei contratti e sono anticipi sui futuri aumenti) a Gennaio proveranno a "superare"  la legge Fornero ma ci sono fortissimi dubbi sulla copertura economica della manovra previdenziale anche se l'obiettivo è recuperare il consenso dei sindacati che sulla Manovra di Bilancio hanno già espresso contrarietà

Il recupero della concertazione resta uno degli obiettivi della Fornero non prima di avere indebolito il potere contrattuale dei sindacati.

Tenete conto che la Ue e anche Bankitalia e Confindustria sono da sempre schierati  a favore della Fornero, l'innalzamento dell'età pensionabile è ormai presente in tutti i paesi come anche la riduzione, seppure a macchia di leopardo, del potere di acquisto, Nel 2023 si prevede la crescita dell'8,1% ( più 3,9% del 2022) , nel 2024 un aumento del 7,5% in virtu' dell'innalzamento dell'età degli italiani molti dei quali saranno prossima all'uscita dal lavoro.

Gli obiettivi della Meloni sono quelli di separare la spesa previdenziale da quella assistenziale ma anche il rafforzamento dei fondi previdenziali, un punto in comune con i sindacati complici, la quota 41 potrebbe essere accompagnata da uscite flessibili con decurtazioni del futuro assegno previdenziale.

La copertura economica dell'operazione è tutt'altro che scontata e potrebbe riservare sorprese come tagli al welfare e una lotta tra generazioni.

Problematica sarà la fine dell'innalzamento dell'età pensionabile in base alle aspettative di vita visto che da tre anni a questa parte, tra covid e malattie professionali e non, la durata media della vita è in diminuzione.

La flat tax per gli autonomi creerà disparità rispetto ai lavoratori dipendenti, il sistema di tassazione diventa così dirimente anche per le future pensioni, se continuiamo a far pagare meno tasse a una parte importante della popolazione anche il gettito nelle casse statali sarà insufficiente oltre a creare disuguaglianze crescenti. 

E a pagare meno tasse saranno non solo gli autonomi anche i detentori di titoli, obbligazioni e proprietà immobiliari, gli intenti della Meloni sembrerebbero già disattesi e destinati ad ampliare la fascia di chi beneficerà della Manovra e parliamo di redditi elevati. La paladina del popolo potrebbe diventare invece la paladina dei redditi elevati.

Si faranno pagare meno tasse insomma ai redditi elevati nascondendosi dietro a misure di sostegno agli assegni bassi creando disuguaglianze sociale crescenti occultate sapientemente dietro alla quota 41. I giochi sono ancora aperti ma per restituire dignità alle pensioni serve accrescere le aliquote fiscali, l'esatto contrario di quanto accaduto da 40 anni a questa parte. 

La manovra di Bilancio resta ancorata ai dettami neoliberisti (far pagare meno tasse ai redditi elevati) pur annunciando misure popolari verso i giovani e gli assegni più bassi.


Commenti