Si fa presto a parlare di trasparenza e di anti corruzione

 La corruzione ha un costo elevato per l'economia italiana e non riguarda solo il Pubblico impiego.



La corruzione costa all’economia dei paesi europei oltre 900 miliardi di euro l’anno e a quella italiana almeno 237 miliardi, pari a circa il 13 per cento del Pil, secondo una recente ricerca internazionale (del centro Rand).

Quanto costa la corruzione - Lavoce.info

Fermo restando che i fenomeni corruttivi sono presenti in ogni società, dalla più sviluppata in senso capitalistico a quella economicamente più arretrata, qualche domanda sorgerebbe spontanea sulle misure da intraprendere per contrastarne la diffusione e si parte dal Pubblico impiego tenuto al rispetto delle norme inerenti la trasparenza.

Una trasparenza che sovente si limita alla pubblicazione di atti sui siti web, siti talvolta costruiti in maniera cosi' bizzarra da ostacolare l'effettivo reperimento dei materiali (ironia della sorte), e a "buone pratiche " che si limitano agli aspetti formali e mai sostanziali. E i codici di comportamento nella Pa non sembrano essere finalizzati al contrasto dei fenomeni corruttivi ma piuttosto a rafforzare l'obbligo di fedeltà aziendale che sovente si traduce in una consegna del dipendente al perenne silenzio anche su materie di interesse pubblico e su questioni di elevato impatto sui diritti di cittadinanza e su quelli sociali. L'obbligo di riservatezza finisce con il limitare l'esercizio democratico e la partecipazione alle decisioni pubbliche e tutto ciò nulla ha a che vedere con la anticorruzione.

Scrivere un bando in un modo legale e trasparente non significa necessariamente farlo con la massima correttezza possibile, ad esempio è possibile inserire clausole e condizioni tali da impedire ad alcuni soggetti la partecipazione, poi dovremmo discutere se questa esclusione sia ammissibile o meno, del resto non siamo certo noi i soggetti preposti a farlo.

Si rischia di cadere in tanti luoghi comuni ad esempio quello maggiormente diffuso parla di corruzione come fenomeno endemico nei paesi con democrazia incompiuta o con aperta violazione dei diritti civili, alcuni economisti rilevano che dove maggiore è la corruzione minori sono i salari e la stessa agibilità della impresa capitalistica verrebbe a sua volta limitata.

Alla luce di queste considerazioni potremmo asserire che la lotta alla corruzione non è solo un fattore di civiltà dettato da buoni precetti etici e morali ma anche una sorta di priorità per il capitalismo al fine di rimuovere ostacoli al libero mercato. Poi l'autonomia di impresa diventa una sorta di imperativo categorico che alla fine esclude, o vorrebbe farlo, le clausole sociali a tutela della forza lavoro negli appalti, ma qui il discorso ci porterebbe lontano.

Nel corso della recente storia italiana la stagione di Mani pulite ha segnato un punto di svolta che ha accelerato le riforme costituzionali e la fine della cosiddetta Prima Repubblica ma una volta archiviate le inchieste , o giunte a conclusione con condanne, sono venuti meno i fatti corruttivi?

Ovviamente no come dimostrano le decine di arresti e di indagati dentro i partiti di ogni schieramento (poi qualcuno vorrebbe una percentuale del partito più corruttibile ma anche questo ragionamento ci porterebbe lontano) e i recenti fatti al Parlamento europeo.

La corruzione è un fenomeno  complesso soprattutto perchè molteplici sono i soggetti protagonisti. Di sicuro una società dove i fenomeni corruttivi sono maggiori è una società alle prese con crescenti disuguaglianze sociali ed economiche o una società nella quale il libero mercato ha limitato fortemente i servizi pubblici. Questa nostra considerazione stride fortemente con l'idea che la libertà capitalistica sia un antidoto sufficiente a combattere la corruzione che ne limiterebbe il raggio di azione e di affari.

Forse dovremmo partire da altri presupposti, ad esempio il ruolo del Parlamento europeo, la forza delle lobby e le loro presenze nei Parlamenti nazionali e negli Enti locali, la sostituzione dei rapporti regolarmente contrattualizzati con associazioni di volontariato (non ce ne vogliano i volontari veri), il mancato controllo del sistema politico e partitico sui loro stessi rappresentanti ed eletti, la crescente disuguaglianza sociale che in qualche misura ha un impatto negativo .

E un ragionamento andrebbe fatto sui sistemi fiscali, sulle tasse piatte per alcuni e sulle mancate aliquote proporzionali al reddito percepito, una società con minori disuguaglianze sarebbe un piccolo antidoto ai fenomeni corruttivi come anche un effettivo controllo della Pa sul sistema degli appalti, su come vengono scritti i bandi di gara.

La lotta alla corruzione non potrà affidarsi ad obblighi formali o a semplici precetti etici,  nè essere la scusa per rafforzare i sistemi coercitivi a discapito della democrazia nella società e nei luoghi di lavoro,  nè pensare che il libero mercato sia di per sè il necessario antidoto perchè la corruzione avviene in molteplici forme , ve ne è una assolutamente legale rappresentata dalla manipolazione delle menti

. Apriamo quindi il dibattito prima che qualcuno apra una nuova stagione all'insegna della legalità e soprattutto chiediamoci cosa sia oggi la tanto decantata legalità e trasparenza.

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