La progressività del reddito e delle pensioni dimenticate dalla Meloni ? Meglio una patrimoniale ancorando pensioni e salari al costo della vita

 La proposta è già stata delucidata ossia quella di deindicizzare le pensioni evitando, parliamo di quelle  medio alte,  di adeguarle al costo della vita. 

Ma l'idea del Governo non tiene conto del reddito complessivo e guarda al solo assegno pensionistico e la deindicizzazione poi è già  stata introdotta oltre a un decennio fa.

Fino ad oggi esiste un minimo previdenziale pari 524 euro al mese che in un anno sono 6800. E' questo il punto di riferimento da seguire.

I trattamenti erano rivalutati al 100 per cento dell’inflazione fino a importi lordi annui di 26.810 euro, al 90 per cento per la quota eccedente fino a cinque volte il minimo, al 75 per cento per l’ulteriore quota eccedente del minimo previdenziale

Per essere pratici potremmo dire che progressivamente si riduceva l'adeguamento al costo della vita delle pensioni salvaguardando operai , impiegati e piccole partite autonome. Poi c'erano anche alcune contraddizioni ma in sostanza questo era.

Quali sarebbero allora le novità?

Citiamo testualmente la Voce.info, un portale liberal non certo tenero verso il centro destra ma assai critico anche verso le posizioni del centro sinistra

Con la manovra per il 2023 viene ripristinata e rafforzata la deindicizzazione per classi, cioè con adeguamento all’inflazione sugli interi importi lordi al 100 per cento fino a quattro volte il minimo, 80 per cento fino a 5 volte, 55 per cento fino a 6 volte, 50 per cento fino a 8 volte, 40 per cento fino a 10 volte, 35 per cento oltre. Sugli importi netti, data la progressività dell’Irpef, la riduzione del potere di acquisto sarà più forte.

Deindicizzazione delle pensioni tra paradossi e iniquità - Lavoce.info

La manovra della Meloni non guarda al reddito familiare ma al solo assegno previdenziale e quando si parla di adeguare al costo della vita un assegno dovremmo vedere complessivamente il reddito del nucleo sempre che l'obiettivo sia la salvaguardia dei ceti meno abbienti e con minor potere di acquisto e non far cassa sulla pelle dei pensionati.

Ancora una volta una Patrimoniale avrebbe effetti e benefici maggiori di manovre parziali ma sulla Patrimoniale c'è ormai un diniego assoluto.

C'è poi il rischio di una sorta di indicizzazione permanente delle pensioni che in futuro potrebbe riguardare anche soglie previdenziali decisamente più basse.

E le pensioni contributive saranno progressivamente sempre più basse con una riduzione della spesa previdenziale, allora in futuro gravare sulle stesse con il mancato adeguamento al costo della vita sarebbe una ulteriore beffa per quanti saranno già costretti a uscire dal mondo del lavoro a 67 anni di età e con assegni decisamente bassi rispetto agli ultimi stipendi.

Allora, e non siamo tecnici e studiosi di previdenza, quali sono i reali obiettivi della manovra Meloni?


Commenti