Ma perchè la pubblica amministrazione viene esclusa dai limiti imposti al tempo determinato?

Il  “decreto dignità” e le normative sul contratto a tempo determinato escluderanno la pubblica amministrazione.

Parliamo di oltre 3 milioni di lavoratori e lavoratrici a tempo indeterminato, altri migliaia con contratti precari e a tempo determinato. Il pubblico dovrebbe dare il buon esempio ma invece accade il contrario. Tutto cio' avviene mentre si ipotizzano tagli alla sanità e al welfare nella manovra economica di fine anno. Altri, meglio di noi, sapranno fornire spiegazioni giuridiche, tireranno in ballo la Madia ma alla fine il pubblico potrà continuare ad abusare dei contratti a tempo determinato, eppure proprio il lavoro pubblico  avrebbe bisogno di un cambio generazionale capace di ringiovanire la forza lavoro piu' anziana della Ue.

Non possiamo che constatare la continuità tra la Riforma Brunetta e la Madia, è pur vero che il lavoro pubblico è soggetto a regole diverse ma non per questo bisogna sottostare alla precarietà o , peggio ancora, pensare che il contenimento della spesa continui ad essere dominante.

Quindi nel pubblico non saranno introdotte le causali, i contratti a termine nella PA sono per forza di cose casuali ma solo in teoria, basti pensare alle educatrici, ai tecnici, agli autisti degli scuolabus a tempo a sostituire personale di ruolo che non viene assunto o perchè non previsto nel Piano occupazionale triennale o per non superare i tetti di spesa.  Molte delle assunzioni a tempo nella Pa di eccezionale hanno ben poco come del resto i contratti precari nella ricerca o le sostituzioni lunghe degli insegnanti.

Poi c'è l'interinale che nel corso degli anni non è cresciuto ma continua ad esistere per non parlare poi delle altre tipologie contrattuali precarie.

Altro aspetto importante è rappresentato dalla mobilità, prima delle assunzioni e dei contratti corre l'obbligo di prevedere bandi di mobilità da altri enti con il risultato che l'occupazione non cresce e la forza lavoro non si rinnova\ringiovanisce. Per anni invece di scorrere le graduatorie concorsuali si è fatto ricorso ala mobilità, esistono centinaia di esempi in tal senso senza che il legislatore sia mai intervenuto per porre fine a questa autentica vergogna.

Alcuni settori della Pa subiscono ondate di tempi determinati e non ci sembra che la esclusione del pubblico dalle novità del decreto Dignità siano giustificabili soprattutto se per anni si rinnovano i contratti nella ricerca e nell'università o nella scuola .E il problema non puo' essere affrontato, e men che mai liquidato , con la cosiddetta indennità risarcitoria nel caso di superamento del tetto massimo per il tempo determinato.

Per tutte queste ragioni, anche la Pa ha bisogno di rivedere le normative sui contratti a tempo e precari nella direzione del loro superamento , provvedimenti che dovranno essere in antitesi, e non in linea di continuità, con Brunetta e Madia.

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