Diritto alla salute e non solo a parole

L'Unione Europea si oppone alla liberalizzazione dei Brevetti nonostante oltre 100 aziende siano pronte per produrre vaccini nei paesi del secondo e terzo mondo. Perfino gli Usa non hanno opposto veti alla liberalizzazione dei Brevetti al contrario invece della Ue che ben sa come solo l'1% delle dosi sia finito ai paesi poveri mentre il 75% è stato destinato alle nazioni ad alto e alto -medio reddito. 

Ricordiamo quanto scritto nella Dichiarazione universale dei diritti umani che all'art 25 parla del diritto individuale ad un tenore di vita dignitoso e capace di garantire salute e benessere anche "riguardo alla alimentazione, al vestiario, all'abitazione, alle cure mediche e ai servizi sociali necessari"

Numerose nazioni presentano oggi gli stessi problemi di 20\30 anni fa, le loro risorse sono state depredate da Multinazionali occidentali ma gli investimenti sociali sono assai contenuti. 

La salute rappresenta un diritto concreto e non solo astratto da menzionare in qualche Carta o Dichiarazione, eppure nonostante la retorica vaccinale e l'assurdità del Green Pass l'Italia, nei mesi in cui ha diretto il G20, non ha mai portato in discussione la moratoria dei diritti sui brevetti.

E oggi per la liberalizzazione dei brevetti si vorrebbero dettare norme capestro ai pesi del secondo e terzo mondo (questo ed altro è scritto in un rapporto in lingua inglese e scaricabile dalla rete al seguente indirizzo: https://accessibsa.org/mrna/)

Big Pharma ha infatti imposto ai paesi che avranno i composti anti Covid  l'obbligo di  indennizzare i produttori, nei casi di cause legali per effetti avversi, cosa che non accade invece nei paesi a capitalismo avanzato nei quali invece non esiste alcun indennizzo ad esempio per chi sottoponendosi al vaccino è andato incontro a complicazioni di vario genere.

Se la salute è la condizione indispensabile non solo per la sicurezza ma anche per la pace, allora non dovrebbero esserci scuse per ostacolare la liberalizzazione dei brevetti e lo studio di misure alternative per combattere la pandemia.

Non dovremmo finire con il produrre decreti legge contraddittori con norme in contrasto tra di loro e sovente criticate anche dalla comunità scientifica. Basta ricordare la confusione creata attorno all'ultimo decreto con l'uscita di una  ulteriore circolare nonostante la quale sembra che dalla quarantena si possa uscire dopo tot giorni anche senza un tampone che attesti la negatività, si crea enorme confusione tra sintomatici e asintomatici, non si ascolta il Cts che invoca tamponi ogni 48 ore  per i lavoratori in auto sorveglianza a contatto con il pubblico  (che diventano 24 ore nel caso degli operatori sanitari).

E' ormai acclarato che la lotta alla pandemia non si conduce solo con i vaccini ma potenziando la sanità pubblica che invece, in Italia e non solo, viene ridimensionata con il prossimo triennio di tagli e come se dovessimo abituarci a convivere con i contagi salvaguardando le priorità del Dio Profitto.

Nei paesi a capitalismo avanzato si continua a morire a ritmi impressionanti sul lavoro o per malattie contratte nei luoghi produttivi, nel 2021 registriamo quasi 1200 morti e un numero elevato, ma imprecisato, di malattie professionali. Ogni 7 ore un lavoratore, o lavoratrice, muore sul lavoro, nel 2019 i decessi erano "solo" 1023 a fronte di miliardi di ore lavorate in piu' (periodo ante pandemia), le statistiche dell'anno appena finito dovranno essere ulteriormente aggiornate in base alle "tardive denunce dei contagi" come specificato dall'Inail. 

Nel nostro paese le statistiche ufficiali parlano di aumento delle morti sul lavoro anche quando la produzione era in buona parte ferma o a rilento.

Perchè il diritto alla salute sia salvaguardato occorre uscire dalla retorica ufficiale, in attesa del 5 Gennaio quando il Consiglio dei Ministri, valutati i numeri dei contagi, deciderà se imporre il vaccino nei luoghi di lavoro e magari alleggerire la presa sui "costosi" tamponi (nel 2021 i tracciatori sono diminuiti, come dice Il fatto Quotidiano di quasi un quarto) che dovrebbero essere lo strumento di costante monitoraggio e non considerati superflui. Insomma c'è da aspettarsi di tutto e di piu' e men che mai il potenziamento della medicina di base e preventiva.


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